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Marcello Benetti
Supuesto Blue
Caligola (C2116)
1. In fieri
2. Supuesto blue
3. Fired
4. Sarin
5. Brioche
6. La pluie
7. Pastìs
8. Primero (dia de primavera)
Enrico Sartori -
alto sax, clarinet & alto clarinet
Pasquale Mirra - vibes
Silvia Bolognesi - double bass
Simone Padovani - percussion
Marcello Benetti
- drums, arrangements)
Marcello Benetti,
batterista veneto, ora vive tra Bologna (città della quale ha frequentato le avanguardie
musicali) e New Orleans. Originariamente chitarrista classico, si accosta al blues
ed al rhythm-and-blues negli anni '90 e contemporaneamente inizia lo studio di batteria
e percussioni. Studia percussioni caraibiche con Erik Bonne a Cuba e si perfeziona
con il jazzista olandese Han Bennink. In Italia ha seguito nel 2002 i seminari estivi
di Siena Jazz,
studiando con Ettore Fioravanti e
Massimo
Manzi.
In questo suo primo disco intitolato "Supuesto Blue",
Benetti
è compositore, arrangiatore (insieme a Pasquale Mirra) e band leader. Un
lavoro caratterizzato da grandi contrasti ritmici non solo fra un brano e l'altro,
ma anche all'interno di ciascun pezzo. La ricerca di nuovi timbri e sonorità rendono
la musica di «Supuesto blue» a volte onirica a volte sanguigna, molto articolata
e sempre raffinata. Evoca le proprie radici nel blues, ma vi ritroviamo anche funky,
ritmi balcanici e melodie klezmer (musiche che il batterista continua a frequentare
suonando con il gruppo etnico Rummellai).
Benetti
compone dal 2008, anno in cui ha anche iniziato
a frequentare periodicamente la città di New Orleans. In quello stesso anno ha fondato
il quintetto che troviamo in questo recentissimo album "Supuesto Blue":
Enrico Sartori, clarinetti e sax alto, Pasquale Mirra, vibrafono,
Silvia Bolognesi, contrabbasso, Simone Padovani, percussioni.
Il disco si apre con "In Fieri": incipit con sax e vibrafono,
a cui segue il solo di saxofono su una ritmica coinvolgente ed armonie molto attuali
e raffinate. Di seguito assolo di vibrafono, per nulla scontato, e ripresa con la
band al completo. Grandissima varietà di spunti tematici e ritmici. Segue il bell'assolo
di contrabbasso dell' ottima Silvia Bolognesi.
La tile-track è a cavallo fra Caraibi e Balcani, clarinetto contralto
conduttore, riffs e ritmica molto presente, il brano è dapprima punteggiato da accordi
eterei da parte del vibrafono. L'improvvisazione si fa più densa verso la metà,
quand'ecco che avviene una svolta repentina e totalmente imprevista: walking bass
ed improvvisazione del vibrafono in perfetto stile swing "moderno". Di nuovo uno
stop deciso, e ritorno al ritmo iniziale. "Supuesto Blue" è davvero diversi
brani in uno.
Anche il terzo brano "Fired" si presenta con due aspetti
antitetici: inizialmente si avvia con un tema calmissimo, rilassante e molto lieve
in punta di vibrafono accompagnato da un tappeto di note gravi e tenute. Il tema
è ripreso dal clarinetto. Un'improvvisa svolta stilistica, di grande impatto cambia
il suono: escursione free e percussioni in primo piano, sonorità graffianti o roche
del clarinetto in tutta la sua estensione fino a toccare note sovracute. Stacco
netto e ritorno al tema iniziale.
"Sarin" è molto klezmer, con riffs, ritmi e sonorità che
ci portano decisamente verso oriente. Lungo assolo delle percussioni, che si fondono
con gli interventi inizialmente scheggiati del sax, che quindi passa a lunghi e
veloci fraseggi per poi riproporci il tema nella conclusione del brano.
La quinta composizione "Brioche" è un blues suonato in
trio, con le congas a supportare un bel dialogo tra clarinetto e vibrafono.
"La Pluie" è un brano ipnotico che ci pare di "vedere",
più che ascoltare. Delicatissima melodia per glockenspiel, immagini che ruotano
velocemente attorno a noi (o siamo noi a girare su noi stessi?), scenari dipinti
con le tinte tenui delle giornate di pioggia, in una sorta di turbinio che dapprima
ci risucchia ma che poi rallenta lasciandoci una sensazione finale di grande quiete.
"Pastìs" torna alle sonorità che maggiormente contraddistinguono
questo album, con un avvio con ritmo hip-hop jazz, sopra al quale i solisti disegnano
belle improvvisazioni anche a due voci. Intermezzo dedicato alle percussioni, con
deciso cambio di ritmo e di "colore", dopo la metà del brano, con un rapido avvicinamento
ai ritmi afro-cubani.
L'ottavo ed ultimo brano è il festoso "Primero (dia de primavera)",
solare melodia nel tema e ottime improvvisazioni in duo.
Siamo certi, visto questo suo interessante debutto come compositore,
che Marcello
Benetti avrà molto da dirci anche in futuro.
Rossella Del Grande per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 13/05/2010
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