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Silvia Bolognesi Young Shouts
alive Shouts - An homage to Bessie Jones
Fonterossa (2020)
1. Chicago Summer Storm
2. You Better Mind
3. Shoo Turkey
4. I'm A Rollin'
5. Hambone
6. Sometimes
7. Semplice
Attilio Sepe - sax alto Emanuele Marsico - tromba e voce Silvia Bolognesi - contrabbasso e voce Sergio Bolognesi - batteria
Secondo alcuni, ai tempi d'oggi, l'avanguardia non ha più una
naturale allocazione, per tanti motivi che – in questa sede – è bene non discutere.
Vero è che, quanto asserito da questi alcuni, non corrisponde al vero: almeno secondo
il verbo declinato da Silvia Bolognesi, qui in compagnia di una terna di
giovanissimi. E a quanto si sente, le composizioni della contrabbassista toscana
hanno a cuore tanto l'avanguardia del passato (quasi un ossimoro), tanto quanto
sottolineano l'impronta personale autoriale. L'omaggio è a un mito: la vocalist
Bessie Jones, un simbolo visto che Alan Lomax ebbe a definirla "la madre coraggio
della tradizione afroamericana".
Bolognesi e sodali si ispirano al blues, al jazz d'inizio Novecento e lo fanno già
dalla scoppiettante e smagliato "Chicago Summer Storm", per poi mettere in
chiaro il dettato nella suite in sei movimenti-composizioni, a partire dal blues
sbilenco di "You Better Mind", con la voce di Emanuele Marsico che arriva
come una lancia al cuore. "Shoo Turkey" ha la struttura del call and response
e ci ricorda quanto abbia influito nel gospel (e nello spiritual) la Jones, per
poi dare sprone a dei roboanti cambi ritmico-armonici, con la tromba di Marsico
che interseca il contralto di Sepe, alla stregua di una funeral band; e lo swing
pronunciato da Sergio Bolognesi e dalla leader, accentano ogni fuga verso traguardi
insoliti. Ciò che sorprende è l'assoluta coesione del quartetto, frutto dei seminari
di Siena Jazz,
che dimostra un'incredibile maturità espressiva. Alla stregua di quella compositiva
di Silvia Bolognesi, che cuce "I'm Rollin'" sia sulla voce di Marsico, che
su un ostinato ritmico tenebroso e accattivante, prima di forgiare un ricco pamphlet
di suoni bebop, hard bop e dixie, grazie al fulgente contralto di Sepe, prima e
alla tromba di Marsico, poi, sostenuti da una brillante coreografia di colori disegnata
da Sergio Bolognesi. Cupo e misterioso arriva "Hambone" che si squinterna
in un dixie-free, prima di cedere il passo al gospel – à la Silvia Bolognesi – di
"Sometimes". Terminate le suite, arriva il misterioso e caldo abbraccio di
" Semplice", funereo e solare.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 30/01/2021
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