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Jocopo Pierazzuoli & The Kings Of Fire
Almost Jazz
dodicilune (2013)
1. Seconds
2. Fingers
3. Iris
4. First Space
5. Kings of Fire
6. After the Rain
7. Persia
Carlotta Limonta - voce Achille Succi - sax clarinetto basso Silvia Bolognesi - contrabbasso Jacopo Pierazzuoli - batteria, percussioni
Improvvisazione e contaminazione sono le chiavi di lettura di un album che si snoda
attraverso percorsi inusuali alla ricerca di timbriche, sonorità e ritmiche che
provengono da generi diversi tra loro e spesso ai margini. Ecco, questi generi vengono,
in Almost Jazz, radicalizzati e uniti insieme fino a creare un genere ibrido in
cui si percepisce ogni singola influenza che proviene dal jazz, ovviamente, ma anche
dal rock, fino a toccare qualche punta heavy. La fusione di queste influenze dà
vita ad un'esperienza di fruizione corposa, energica ma con delle punte di lirismo
che arricchiscono di emozione un suono che è sempre deciso e prorompente. Certo,
la contaminazione e l'improvvisazione sarebbero un'arma a doppio taglio e rischierebbe
di diventare un tentativo stucchevole di cavalcare l'onda dell'originalità se ad
abbracciare gli strumenti non ci fossero quattro musicisti di spessore: Carlotta
Limonti alla voce, Achille Succi al sax e al clarinetto basso, Silvia
Bolognesi al contrabbasso e Jacopo Pierazzuoli alla batteria e alle percussioni.
Il giovane batterista, ideatore del progetto, è probabilmente il filo rosso che
tiene insieme i vari background musicali dei suoi compagni di viaggio sintetizzandoli
ogni volta nelle sette esperienze uniche alle quali corrispondono i sette brani.
L'inizio è in medias res con Second, in cui, dopo l'intro del clarinetto
basso, la voce e gli altri strumenti creano un vortice di energia particolarmente
fitto. Allo stesso modo in Kings of Fire l'introduzione della batteria ci
permette di inserirci piano piano in un mondo in cui l'energia e la frenesia diventano
le forze motrici di una musica senza freni inibitori. I toni diventano particolarmente
avanguardistici in Fingers, soprattutto grazie alla particolare relazione
tra voce, moltro strumentale, e sax che, se in un primo momento si scontrano creando
suoni dissonanti e di forte impatto, in un secondo tempo si rincorrono abilmente
facendosi da eco l'un l'altra. L'idea dello scontro e dell'energia che anima questi
brani si placa però in Iris, First Space e After the Rain, in cui
la musica appare in un'altra forma che, sebbene coerente con le esperienze precedenti,
assume un volto raffinato. Infine Persia, brano azzeccato per concludere
l'album e ribadirne ancora una volta la poetica, in cui spicca sicuramente l'ardito
assolo al contrabbasso della Bolognesi.
Almost Jazz è tutto un nuovo modo di concepire il jazz, contemporaneo e assolutamente
inedito grazie alle sonorità che rasentano sempre il confine, senza mai esagerare.
Le melodie mostrano quella complessità compositiva che solo i grandi possono vantare
e strategie ritmiche che si innestano sui diversi background musicali per creare
quella nuova forma che è Almost Jazz.
Nina Molica Franco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 28/09/2014
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