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Ancestrale. Così come ancestrale è il connubio
tra jazz e classica, tra tradizione orale e scritta, nonostante le dissonanti voci
dei puristi che vorrebbero un profondo distacco tra i due generi. Un linguaggio
universale ed al contempo personale: Pauper
è il messaggio che Raf Ferrari, colto e forbito pianista, vuole consegnare
al mondo in otto piccole perle di saggezza sonora che attraversano gli stilemi della
musica classica, contemporanea, del jazz. Prova di tale crossover ne è la formazione
anomala, per certi versi, e del tutto efficace per la prosodia dell'opera prima
di Ferrari. Allo standardizzato trio jazz, piano, basso e batteria, si affianca
il violoncello ottimamente condotto da Vito Stano.
Passaggi mai rumorosi e ben strutturati attraverso il minimalismo di Satie
(Il Vuoto), le colorazioni popolari innervate sul jazz (Semisfera). Ogni brano colpisce
anche per i rapidi cambi di tempo e per le strutture assolutamente variegate, disperse
in secoli di Musica che accarezzano – ed oltrepassano – Dvorak, Bruckner, Ravel
(al quale v'è esplicito riferimento da parte dello stesso autore nella torrida
L'Amante di Ravel). Musica debitrice anche di
Bartòk e di Lennie Tristano quest'ultimo- ictu auris – ben nelle corde di
Raf Ferrari.
Guerino Rondolone al basso e Sbrolli alla batteria dimostrano l'
affiatamento ritmico ed armonico giusto per poter restituire l'immagine sonora architettata
dal leader ed assicurano un dialogo musicale suggestivo ed avvolgente.
Una menzione particolare merita Naufragio,
per le sue tinte opportunamente alternate e per la rilettura di tempi e temi classici.
Senza dubbio un ottimo lavoro, anche per la concezione compositiva del
pianista, solitario autore degli otto brani, tutti originali.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 04/05/2009
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