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Roberto Ottaviano QuarkTet
Sideralis
dodicilune (2017)
1. Vulpecula
2. Berenices's Code
3. Planet Nichols
4. Planet John Lee Hooker
5. Ellingtonia
6. Afro Asteroids Game
7. On The Harmonica Wake
8. Holy Gravity
9. Centaurus
10. Sideralis
Roberto Ottaviano - soprano, sopranino, altro & baritone saxophones Alexander Hawkins - piano Michael Formanek - bass Gerry Hemingway - drums, mouth harp
Recorded 15, May 2016 at Artesuono, Cavalicco (Ud)
Via Ferecide Siro 1/e
73100 LECCE
Tel. +39 0832.091231 - 0832.092478
Fax +39 0832.1831054
email: ufficiostampa@dodicilune.it
web: www.dodicilune.it
"I want to express my deepest gratitude to one of the first space voyager,
which infinite search still is a serafic light in this dark dark times.
John Coltrane
who passed away in July 24 1967."
Inizia con questa toccante dedica il cd di Roberto Ottaviano, che per questa
notevolissima produzione della prolifica etichetta salentina Dodicilune ha messo
su un quartetto decisamente "stellare": Hawkins è una grande e affermata realtà
del pianismo europeo, Formanek e Hemingway sono due tra i nomi di punta del jazz
statunitense più avanzato e creativo. Le aspettative di chi conosce bene il valore
del sassofonista barese e degli artisti che ha qui riunito sono pienamente confermate
da un prodotto discografico di qualità, ennesimo fiore all'occhiello di un jazz
– quello italiano – che da tempo si è guadagnato un posto di tutto rispetto nella
scena jazzistica internazionale.
L'ispirazione di fondo viene da Coltrane, e tutto il cd contiene brani composti
dal leader, mentre un paio sono totalmente improvvisati. Il sempre amato-ricordato-esplorato
Steve Lacy
viene omaggiato in Vulpecula, mentre Herbie Nichols, John Lee Hooker e Duke
Ellington hanno dei brani loro esplicitamente dedicati. Ottaviano imbraccia, senza
invadere il campo ma lasciando il dovuto spazio agli altri musicisti, quattro sassofoni:
soprano, sopranino, alto e baritono, sempre con un suono di ammirevole nitore, ampliando
così la gamma dei registri a sua disposizione.
Del quartetto non si potrebbe dir meglio: limpido e dinamico nei brani scritti,
concentrato e intenso in quelli improvvisati, si avvale pienamente del mai troppo
osannato lavoro del tecnico del suono Stefano Amerio, con risultati a dir poco eccellenti.
Vincenzo Fugaldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 27/05/2018
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