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Luigi Campoccia
On the way to Damascus
Dodicilune - ED275
1. On the Way to Damascus
2. Breathing Shell
3. Oasis 9:59
4. Cici kiz 6:43
5. Middle Way 6:52
6. Kacsam birakip 4:50
7. Over the Carpet 6:45
8. Dawn 5:23
9. Belly Dance
Luigi Campoccia
- Piano & Keyboards
Paolo Corsi - Drum & Percussions
Rossano Gasperini
- Double Bass
Daniele Malvisi
- Tenor & Soprano Sax
Aziz Senol Filiz - Ney
Önder Focan - Guitar
Via Ferecide Siro 1/e
73100 LECCE
Tel. +39 0832.091231 - 0832.092478
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email: ufficiostampa@dodicilune.it
web: www.dodicilune.it
Le vie della musica non sono finite, per fortuna, ma a volte si avverte
la sensazione che siano quantomeno molto ridotte. Per poter riuscire ad individuare
dei percorsi nuovi molti musicisti si cimentano in esplorazioni verso altre culture
o nella riesumazione delle radici della propria. I risultati sono spesso ibridi
e quel che ne resta è un tentativo catalogato poi come etno-jazz o contaminazione
che, di per se', ha un'accezione etimologica negativa.
Luigi
Campoccia, invece, non si pone un traguardo e prova a seguire il
suo istinto compositivo non contaminato ma piuttosto decorato da elementi stilistici
che lo riconducono a sonorità mediterranee. Campoccia, bisogna ricordarlo, è nei
fatti incline alla mediterraneità in modo evidente date le diverse attività che
svolge anche come direttore artistico di un festival come il Mediterraneo Jazz
Festival dell'Isola d'Elba e come produttore di progetti che mirano proprio
all'incontro interculturale verso le aree mediterranee.
In questo lavoro, l'essenza della mediterraneità si avverte sin dall'inizio
con la title track "On the way to Damascus". La musica ma, soprattutto, la
sapiente miscela di suoni introducono un incalzante tema su cui poi il quartetto
di base sviluppa al meglio le sue dinamiche. E' questo un filo conduttore dei nove
bei brani dell'album nei quali uno degli aspetti che rimane decisamente più impresso
è l'impiego del ney di Senol Filiz e della chitarra di Onder Focan.
I due musicisti turchi spesso raddoppiano o contrappuntano i temi smussandoli nelle
angolature più spigolose, sostenendoli nella morbida melodiosità. La direzione è
sempre governata dalla scrittura e dal piano di Campoccia stesso, continuo
e incessante sviluppatore di tutte le trame sia direttamente che attraverso le poliedriche
voci dei sax di
Daniele Malvisi,
in mirabile simbiosi con la musica di questo progetto. Campoccia, da par suo, si
rivela però il fondamento dell'album, soprattutto nel ruolo di "gregario"
con un comping sempre estremamente pertinente, misurato, mai invasivo. Così come
il supporto ritmico di Corsi e Gasperini i quali puntellano le trame
nelle molteplici dinamiche che variano senza sosta all'interno dello stesso brano
("Breathing Shell", "Oasis", "Belly Dance"), dispiegano veli
come strati su cui posarsi in sicurezza ("Over the carpet", "Dawn").
Due gli inserimenti nella track list selezionati dal songbook turco: l'incantevole
"Cici Kiz" di Erol Sayan, musicista turco esperto suonatore di tanbur,
strumento a corde di origini persiane, e il traditional "Kacsam Birakip",
dialogo per piano, ney e chitarra di grande intensità, scritto da Mehveş Hanım,
compositrice ottomana del secolo scorso.
Un omaggio al mediterraneo quindi, ma prevalentemente alla terra turca che
si mescola verso sud alla Siria sognante, solare. Un omaggio che denota classe per
la scrittura, moderna e melodica, intelligenza per l'esecuzione che punta all'insieme
e non alle individualità che comunque hanno spazi per esprimersi, garbo per il modo
in cui Campoccia in primis esplora e integra questa cultura evitando di limitarsi
all'inserimento di facili orpelli sonori o stilistici i quali avrebbero dato solo
un banale savor mediterraneo.
Marco Losavio per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 10/10/2010
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