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Quasi evocando una dimensione solitaria dal respiro disteso ed ispirato alla
ricerca dell'essenzialità del gesto musicale, Francesco Venerucci vuol trovarne
il lato più intimo in onde sonore che riflettano le emozioni più intime: non a caso,
la scelta del fugato e di elaborazioni che cromaticamente non dimentichino
ciò che nel jazz più conta, l'improvvisazione.
Nelle note di copertina Gerlando Gatto afferma:
"frequenta con eguale competenza ed ardore i terreni della composizione e dell'esecuzione,
della musica colta e del jazz, della musica contemporanea e del tango". In sintesi,
il senso di Tango fugato, opera segnata da una
forte componente emotiva, prevedendo, il pianista-compositore, una ricerca di sonorità
intense in un'area compositiva che fa riferimento all'arte di Piazzolla quanto ad
appassionanti atmosfere blue, evitando quelle noiose "regole" di base che
avrebbero fatto cadere il progetto in virtuosismi fini a se stessi ed in solismi
privi di coordinate originali.
L'impronta personale non sembra necessitare di sequenze stilistiche "diverse",
semmai la volontà sembra quella di tessere un composto mèlange di evocazioni
classiche e di esplorazioni di repertori più vicini.
In tal senso – a parere di chi scrive - l'opera si pone come testimonianza
culturale di un'inventiva al di fuori degli schemi, intelligente tributo all'universo
intero della musica, in cui – gradevolmente e con garbo – l'istintività prenda il
posto della sistematicità, lasciandosi guidare, il settetto, da un'affettività imprevedibile
e sospesa, da un'intuizione densa di slanci e felici astrattezze.
L'esposizione è immediata, formulata secondo un modus progressivo
delineato da un pathos equilibrato e rarefatto, spesso impressionistico,
espressiva e fluida, ben sottolineata da excursus multiformi dal profilo
duttile e coerente sia nell'attimo inventivo che nella tecnica esecutiva.
Sullo sfondo di eclettiche affinità espressive si muove con brillantezza
l'ensemble, in accordo circa una visione particolare del mondo dei suoni,
dove giochi di colore conducano a paesaggi stupiti dai confini sfumati, aperti ad
una contabilità ariosa ed alla ricerca di una melodia colta e passionale: una lirica
parallela che corra alla propria spiritualità, sussurrata in modo raffinato e spontaneo.
Fabrizio Ciccarelli per Jazzitalia
21/06/2009 | Bologna, Ravenna, Imola, Correggio, Piacenza, Russi: questi ed altri ancora sono i luoghi che negli ultimi tre mesi hanno ospitato Croassroads, festival itinerante di musica jazz, che ha attraversato in lungo e in largo l'Emilia Romagna. Giunto alla decima edizione, Crossroads ha ospitato nomi della scena musicale italiana ed internazionale, giovani musicisti e leggende viventi, jazzisti ortodossi e impenitenti sperimentatori... (Giuseppe Rubinetti) |
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Data pubblicazione: 21/06/2008
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