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Roberto Ottaviano
L'astrolabio
dodicilune (2015)
1. Astrolabio
2. Hiçaz Mandira
3. Schooldays (extract)
4. A Natural Hero
5. Meu Sidi Ibrahim
6. Antonious Block
7. Aspirations (extract)
8. Temptations
9. Antidotum
10. Ghost Church
Roberto Ottaviano - sassofono soprano Gianluigi Trovesi - clarinetto alto Glenn Ferris - trombone Michel Godard - tuba, serpente, basso elettrico
Via Ferecide Siro 1/e
73100 LECCE
Tel. +39 0832.091231 - 0832.092478
Fax +39 0832.1831054
email: ufficiostampa@dodicilune.it
web: www.dodicilune.it
C'è un tempo per tutto. Un tempo per il silenzio, un tempo per
il borbottio e un tempo per parlare a chiare lettere e dire tutto quello che si
ha dentro. Ecco, il tempo dell'epifania musicale per Roberto Ottaviano è tornato
in tutto il suo splendore: è ancora caldo il successo dell'eccellente tributo a
Steve Lacy
e, ancor prima, le avventure tra Mediterraneo e Africa nera di "Arcthetics –
Soffio primitivo", di "Dreams Made On Sand" con Pietro Laera (associato
al libro La sabbia ci salverà di Donato Romito), che Ottaviano mostra l'altro suo
volto. Quello del pioniere ed esploratore di suoni, di timbri, di colori; della
glossolalia jazzistica che attinge tanto all'Europa, quanto alla migliore America,
sempre con i piedi ben saldi nel continente africano, che suona come la risacca
del mare.
Quattro fiati per quattro grandi maestri, ognuno dei quali portano bei doni. Le
sovrapposizioni in progressione/regressione del brano eponimo fanno da overture
a un album che prende le forme mediorientali in "Hiçaz Madira", la cui
tenuta ritmica è possente e magnifica mentre Ottaviano va giù di fioretto. Giocano
con la cantilena inglese dei Gentle Giant ("Schololdays") sezionandola a
puntino e scucendone ogni orlo "British" in una serie di scontri frontali e incastri
armonici. La marcata linea melodica tiene banco in "A Natural Hero", sinfonica
anche nei trilli e scambi di beccate tra i quattro armigeri.
"Meu sidi Ibrahim" conferma come Ottaviano faccia della ricerca il suo credo,
interpretandola nel rispetto del canovaccio tradizionale, ma lasciandole respirare
aria fresca e nuova. "Antonious Block" gioca su brocardi europei che aprono
e chiudono finestre nell'improvvisazione più arguta. Tornano i Gentle Giant, ai
quali il jazz più moderno deve ancora pagare tutto il suo debito, con "Aspirations".
Tempi medi, armonie sgranchite e gorghi sonori dilatati plasmano "Temptations".
Tema che si ripete nella narrativa "Antidotum", dalla quale fanno capolino
note madrigalesche, sentimenti medievali che s'infrangono nello swing. "Ghost
Church" chiude la fila tra il dipanarsi di sonorità acute e sovrapposizioni.
Oggi gli astri si osservano e misurano con complicati marchingegni elettronici.
Ottaviano, Trovesi, Ferris e Godard usano l'antico astrolabio per fare luce sulla
loro musica senza tempo.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 22/02/2016
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