Label Bleu 1993
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Enrico Rava
L'Opera Va
1.
E lucean le stelle
2. Tosca:extraits du 1er acte
3. Tosca:extraits du 3 ème acte
4. Tosca:improvisation sur le 3 ème acte
5. La fanciulla del West: extraits
6. Stabat Mater
7. Chant d' Amour
8. Manon Lescaut: intermezzo
Enrico
Rava - tromba
Battista Lena - chitarra
Palle Danielson - contrabbasso
Jon Christensen - batteria
Richard
Galliano - accordion
Bruno Tommaso - contrabbasso e arrangiamenti del quartettto
d' archi
Insieme strumentale di Roma>
Giorgio Sasso - violino
Lorenzo Colitto - Violino
Francesco Fiore - Viola
Luca Peverini - violoncello
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Label –Bleu 1995
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Enrico Rava
Carmen
1.
Ouverture
2. Séguedille (près des remparts de Séville)
3. Votre toast, je veux vous le render
4. Chanson bohême
5. Habanera (L'amour est un oiseau
rebelle)
6. Improvisations sur ouverture
7. La fleur que tu m'avais jetée
8. Fragments
9. Epilogue
Han Bennink - batteria
John Schroeder - chitarra
Michel Godard - tuba
Gianluigi Trovesi - clarinets
Enzo Pietropaoli - contrabbasso
Ensemble de L'Orchestra Sinfonica Dell'Emilia Romagna;
Lucia Bova - arpa
Domenico
Caliri - chitarra
Giovanni Di Stefano - trombone
Davide Guidoni - tromba
Guido Corti - corno
Claudio Allifranchini - flauto
Paolo Brunello - oboe
Roger Rota - fagotto
Bruno Tommaso arrangiamenti
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I legami fra jazz, almeno quello delle origini ed opera lirica sono certi
e documentati, anche se non ancora forse studiati in profondità. Nel suo primo volume
del celebre "Early Jazz", Gunter Schuller ricorda, ad esempio, come
Satchmo dichiarasse di essere stato influenzato dall'ascolto dei dischi di Enrico
Caruso. Di più, il grande musicologo americano dimostra anche che Jelly Roll Morton
conosceva molto bene compositori come Verdi e Massenet ed arriva anche a sostenere
che la polifonia strumentale del jazz di New Orleans fosse debitrice al melodramma
(Schuller cita ad esempio il quartetto vocale "Bella figlia dell'amore",
da Rigoletto come possibile fonte di ispirazione per i musicisti afro- americani
della città della Louisiana).
I due mondi sono comunque restati negli anni
molto lontani fra loro. Fu
Enrico Rava
negli anni '90 a tentare di accorciare le distanze.
Nel 1993 con Rava l'Opéra va e nel
1995 con Carmen entrambi editi dalla
Label Bleu. L' etichetta francese, meritoriamente li ha appena ripubblicati
entrambi.
Sono due cd molto diversi, anche se entrambi prevedono la partecipazione
di piccoli ensemble di musicisti classici ed ambedue sono arrangiati da
Bruno Tommaso. A distinguerli è l' approccio poetico.
Il primo, dedicato quasi completamente a Giacomo Puccini, ripropone atmosfere
tipiche del trombettista triestino. E' un lavoro giocato sulla memoria. I brani
delle opere sembrano provenire da "angoli segreti" del passato, evocati dalla
tromba del leader, ma anche dai colori scuri e morbidi del quartetto d'archi e dall'accordion
di Richard
Galliano, perfetto in tale situazione sonora. La chitarra di Battista
Lena dipinge invece, più che altro, tenui fondali pieni di nostalgia. Al contrabbasso,
oltre a Bruno Tommaso c'è Palle Danielson mentre Jon Christensen
siede alla batteria. Niente di meglio per creare atmosfere sfumate, malinconiche,
oniriche. Certo non mancano momenti di robusta improvvisazione, come nella settima
traccia ispirata allo "Stabat Mater " di Pergolesi. Ma è la melodia a prevalere
e, su tutto, il canto sommesso. Rava ama molto Marcel Proust> dischi come
questo, tesi a catturare ricordi, suggestioni, lontananze, fanno proprio pensare
al forte legame che il nostro trombettista ha con il grande scrittore francese.
L' altro disco, ispirato al capolavoro di Georges Bizet lascia è invece
più solare, talora più aspro, più immerso nella vicenda del jazz contemporaneo.
L'organico strumentale prevede voci (oboe, corno, arpa, fagotto, flauto) che fanno
pensare alle band di Miles e Gil Evans degli anni '60.
E la celebre Habanera è un chiaro omaggio a quelle grandi esperienze musicali,
pur essendo introdotta da un lacerante solo di chitarra elettrica. La Marcia
dei Toreador viene riletta in maniera sghemba e stranita ma il disco offre anche
momenti di grande lirismo. Nella settima traccia, ad esempio Rava e Trovesi
si alternano in lunghe escursioni sulla bellissima linea melodica, con il sostegno
di un arpa. Ma i Fragments dell'ottava traccia, introdotti dalla già citata
marcia. sono tuttavia immersi in un-atmosfera di totale informalità, dominata dal
basso tuba di Michel Godard e dal drumming sulfureo di Han Bennink.
E' in questa continua tensione fra lirismo e dissacrazione che sta la bellezza di
questo disco.
Anche in Carmen, la memoria ha un ruolo fondamentale (si avvertono
a volta echi di bande di paese). Ma per questo progetto (come per tutto il buon
jazz) vale forse la frase di un grande scrittore italiano un po' dimenticato,
Romano Bilenchi, il quale affermava: "per me la prima forma dell'arte è la
memoria. Si tratta però di una memoria che inventa oltre che ricordare".
Un viaggio dalla malinconia crepuscolare di Pucccini alla sensualità assolata
della Spagna sognata da Bizet. Due piccoli capolavori complementari l'uno all'altro,
due perle che legittimano la fama di
Enrico Rava.
Marco Buttafuoco per Jazzitalia
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
28/11/2009 | Venezia Jazz Festival 2009: Ben Allison Quartet, Fabrizio Sotti trio, Giovanni Guidi Quartet, Wynton Marsalis e Jazz at Lincoln Center Orchestra, Richard Galliano All Star Band, Charles Lloyd Quartet, GNU Quartet, Trio Madeira Brasil, Paolo Conte e l'Orchestra Sinfonica di Venezia, diretta da Bruno Fontaine, Musica senza solfiti del Sigurt�-Casagrande Duo...(Giovanni Greto) |
14/11/2009 | Intervista a Richard Galliano : "...utilizzare vari linguaggi è stata una necessità più che una scelta. Un fisarmonicista non può tagliare le sue radici. La fisarmonica non è mai servita a tracciare nuove strade musicali. Noi siamo necessariamente immersi nel nostro passato. E il nostro passato è quello di tantissimi musicisti di strada, gente che suonava ai balli popolari e nelle ricorrenze di paese. La fisarmonica, un organo portatile, non può prescindere da questa sua storia umile." (Marco Buttafuoco) |
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Data pubblicazione: 06/01/2010
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