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 Gato Barbieri (1932-2016) 
Il tango della liberazione. Leandro Barbieri detto "Gato" 
di Andrea Gaggero 
  
foto di
Maurizio 
Cortinovis 
Leandro "Gato " Barbieri si è spento il 2 aprile scorso 
nell'Ospedale di New York; qui era stato ricoverato d'urgenza per una polmonite; 
ci lascia così una delle voci strumentali tra le più originali e passionali, infuocate 
vien da dire, degli anni d'oro del free post coltraniano. Era nato 83 anni prima 
a Rosario, terza città Argentina in ordine di dimensione ed importanza, in una famiglia 
di musicisti. Proprio dal fratello maggiore Ruben apprenderà i primi rudimenti musicali 
ed a suonare la tromba, suo primo strumento. A metà degli anni '50 il quartetto 
dei fratelli Barbieri anima le serate del Bop Club di Buenos Aires avendo Miles 
Davis e Lee Konitz quali modelli di riferimento (nel frattempo Leandro era passato 
al contralto). Negli stessi anni le collaborazioni professionali con l'orchestra 
del coetaneo Lalo Schifrin, massimo compositore di colonne sonore e raffinato arrangiatore. 
Grazie a questi Barbieri inizierà un rapporto proficuo con il cinema, l'arte di 
scrivere per il grande schermo che lo porterà nel 1972 a comporre la colonna sonora 
del celeberrimo "Ultimo Tango a Parigi". Rimane questo il suo disco più celebre 
e forse celebrato, all'epoca gli valse fama internazionale e un Grammy.  
 
  L'Italia per Barbieri poi è sempre 
stata una seconda patria: italiani gli avi, di cittadinanza italiana parte degli 
anni '60 e la stessa moglie Michelle. A Roma nella metà degli anni '60 si trovano 
anche Don Cherry e Steve Lacy. Il primo lo vorrà con sé per l'incisione 
di due microsolchi, storici e luminosi: "Complete Communion" e "Simphony 
For Improvisers", sotto la leadership di Giorgio Gaslini invece, insieme 
a Lacy, Cherry e altri inciderà la seminale suite "Nuovi Sentimenti". 
Quelli tra il 1967 e il 1972 sono per "Gato" anni di fervida 
attività e rimangono quelli di più solida e duratura creatività. E' in questi anni 
che il sassofonista argentino (nel frattempo passato al tenore e al flauto), con 
una manciata di storiche incisioni, spesso come collaboratore, si ritaglia un posto 
non secondario nella storia delle musiche afroamericane. Haden lo vuole con 
sé nel capolavoro della "Liberation Music Orchestra" in cui le pagine più 
riuscite sono dovute, oltrechè alla penna di Carla Bley, proprio alle voci 
solistiche di Rudd, Barbieri e dello stesso leader; ancora "A Genuine 
Tongue Funeral" a nome Gary Burton con il talento sublime di Carla Bley 
a segnare il tutto, poi "Escalator… ". 
Nelle collaborazioni appena citate vi sono gli esempi più fulgidi 
della sua abilità improvvisativa che gli permetteva di passare, con impressionante 
scioltezza e rapidità, dall'urlo feroce al sussurro più seducente: In questi solchi 
riluce l'inconfondibile timbro, lievemente gracchiante, del tenore, memore del tardo 
Coltrane per la concentrazione e l'energia ferina. Nel frattempo un contratto con 
la Flying Dutchmann di Bob Thiele gli permette la realizzazione di diversi 
album da leader tra i quali spicca "The Third World" per la presenza di Haden 
e Rudd e per l'equilibrio magistrale tra pulsioni libertarie, impegno socio-politico 
e recupero sentito delle proprie radici culturali. Siamo qui lontanissimi dalla 
World Music astuta e manierata di un decennio e oltre dopo, alla quale, purtroppo, 
neppure lo stesso "Gato" fu del tutto estraneo. Dietro il successo e il Grammy de 
"L'ultimo tango…" gli si aprono le porte dell'Impulse, dove ancora trova 
Thiele, il quale gli concede ampia libertà. Qui troviamo sovente musicisti argentini 
e l'equilibrio si sposta gradualmente verso un recupero sempre più esplicito delle 
proprie tradizioni musicali unito ad una semplificazione ritmica e armonica. Negli 
anni successivi diverse collaborazioni che però non hanno prodotto elementi di particolare 
rilievo, come quella con Santana.  
Rimangono a testimonianza del suo valore le incisioni fatte in 
una delle stagioni più creative e impegnate, socialmente e politicamente, della 
storia della musica del secolo passato: Leandro "Gato" Barbieri ha dato la sua voce 
unica ed insostituibile ad alcuni dei momenti memorabili di quella stagione.  
 
 
 
 
 
 
 | 15/08/2010 |  Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi)  |  
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			Data pubblicazione: 23/04/2016
	  
 
 
 
	
  
	
		
		
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