Enrico
Rava ha intitolato la sua autobiografia, scritta con Alberto Riva
per la Minimum Fax nel 2004,
Note Necessarie e il suo ultimo disco per Ecm
The Words and the Days. In entrambe
Enrico Rava
si racconta, fortunatamente rispettando la normale funzione del prodotto: il libro
infatti non presenta tra le sue pagine strani pentagrammi o simboli di scrittura
musicale, ma parole raccontate e raccolte di una vita dedicata alla ricerca del
proprio suono; il disco non presenta interventi parlati o voci fuoricampo, ma un
nuovo tentativo di suonare esclusivamente le note necessarie. Testo e disco sono
distanti nel tempo e nella fattura, ma raccolgono una sorta di celebrazione di colui
che è considerato il punto più alto del jazz italiano. La straordinarietà è che
il tutto è fatto con Rava sempre più impegnato sul palcoscenico, attivo nella
produzione discografica, dedito all'insegnamento e coinvolto in progetti nuovi e
originali, sfatando la radicata abitudine italiana di accorgersi della genialità
nostrana sempre con ampio ritardo. Giornali e programmi televisivi, anche non di
settore, dedicano infatti spazio e attenzioni a
Enrico Rava;
riviste e siti web lo intervistano e sempre più spesso Rava è il jazz italiano
nel mondo;
Enrico Rava, però, non è mai solo: non perde occasione, rigo
di intervista o concerto per trasmettere l'indispensabilità dei musicisti che con
lui vivono la sua musica e la tradizione jazzistica. Suona con musicisti molto giovani
(con la formazione New Generation), partecipa a progetti così diversi e così
"fuori dal jazz" (come l'omaggio a Buscaglione: Guarda Che Luna) con
la rara comprensione della propria forza e la delicatezza del farsi da parte, come
quando sul palco si porta la tromba al petto e indietreggia di qualche metro.
Ascoltando le note necessarie di un disco che racconta parole e
giorni, al di là di preferenze e fattori tecnici o celebrazioni fuori luogo,
vien voglia di dire un sano "grazie". Vien voglia di regalare un disco, senza ulteriori
spiegazioni, senza le diatribe di commenti e spunti sull'utilità degli standards
e sulla mancanza poetica del jazz di oggi, ritrovabile secondo alcuni esclusivamente
nei dischi dei musicisti dell'era ante-cd. Tutto questo perché se ci pensiamo è
strano trovare un jazzista, che ha suonato in tutto il mondo e con molti dei più
grandi musicisti della storia del jazz, che ha inciso e vinto premi e che poi adesso,
ad anni di distanza ritorna a quella casa discografica con la quale aveva lavorato
e che poi aveva abbandonato. Adesso quasi dice di essersi sbagliato anni fa (ma
in fondo non è così importante...) e porta negli studi di Manfred Eicher
la formazione su cui più ha investito: incide un primo disco in quintetto (Easy
Living 2004) poi un secondo in trio
con Bollani e Paul Motian (Tati
2005) che è un prodotto esclusivamente discografico,
voluto dallo stesso Eicher e poi ritorna al quintetto con questo disco. Sembra
ridiscutere forzature, ma non si adegua, e il suo suono diventa sempre più essenziale.
Anche durante le presentazioni promozionali nel circuito Fnac in Italia,
Enrico Rava
si racconta e in ogni fiato del suo strumento presenta il percorso di questo ultimo
lavoro, The Words and the Days, nel quale il suo quintetto ha come sempre
Roberto
Gatto alla batteria (per quanto riguarda la storia musicale degli
ultimi anni di Rava sempre è il termine migliore, anche se non letteralmente
del tutto esatto!), il contrabbasso di Rosario Bonaccorso e il pianoforte
di
Andrea Pozza
(e non insistiamo sulle sostituzioni perché non sono tali!) e il trombone di
Gianluca Petrella
(sintesi perfetta di cosa può fare la genialità di un musicista di 68 anni sulla
genialità di uno di 32!).
Le dodici tracce del disco hanno un andamento in crescendo, tipico dei
dischi della Ecm, il quintetto è spesso un trio o un duo,
Enrico Rava
sembra spesso in solo, come se dovesse raccontarsi scrivendo su un foglio
bianco. La liricità della sua tromba attraversa le zone più alte del canto, la composizione
è spesso dilatata e pensata per il dialogo con i suoi musicisti, gli assoli misurati
e distribuiti nei diversi brani forse perché il termine "troppo" non rientra nei
vocabolari di Rava e di Eicher. Il lavoro di cesellatura della parole
e dei giorni del quintetto è lasciato naturalmente anche ad altri compositori come
Russel Freeman con The Wind in
cui, abbandonato l'onere compositivo, Rava si autorizza ad una ampia introduzione
e stesura del brano quasi dovesse recitare il testo di una canzone o in
Art Deco di Don Cherry. Due tracce
sono a nome dei due senatori del quintetto: Sogni Proibiti
di Bonaccorso, di cui va sottolineata la respirata esecuzione in contrabbasso
solo e la brevissima Traps di
Gatto.
Enrico
Rava compone ed omaggia, in Echos of Duke
dedicata alla musica di Ellington, si apre lo stretto dialogo con
Gianluca Petrella,
che ritornerà in modo forte e ampio in diversi brani. Il lavoro dei due fiati del
quintetto è una delle essenze più forti dell'intero disco, in particolare nella
divertentissima Bob the Cat si coglie la freschezza
della musica di Rava, la sua originalità nell'unirsi con chi è jazz oggi
tra elettronica, dj set e tradizione. Tromba e trombone segnano un binario di intensità
musicale e rispetto di posizioni e interplay che va oltre la tecnica. Il
Dottor Ra o se preferite (perché più jazzistico)
Mister Va è in continuo mutamento in questo
disco, senza mai perdere i suoi due obiettivi: da un lato l'assoluta intensità espressiva
raggiunta, sempre più spesso, soffiando e respirando nell'ottone di una tromba,
e dall'altro il racconto di una storia, condivisa e aperta, di un musicista che,
forse, nuovamente a prescindere da sensazioni, piacevolezze o analisi tecnico-musicali
ha attraversato la storia del jazz degli ultimi decenni, ne fa parte e continua
la sua musica in città, paesucoli e continenti con giorni, parole e note necessarie.
Alessandro Armando per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
30/08/2009 | Laigueglia Percfest 2009: "La 14° edizione, sempre diretta da Rosario Bonaccorso, ha puntato su una programmazione ad hoc per soddisfare l'appetito artistico di tutti: concerti jazz di altissimo livello, concorso internazionale di percussionisti creativi Memorial Naco, corso di percussioni per bambini, corsi di GiGon, fitness sulla spiaggia, stage didattici di percussioni e musicoterapia, lezione di danza mediorientale, stage di danza, mostre fotografiche, e altro." (Franco Donaggio) |
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Data pubblicazione: 08/08/2007
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