Se la musica scorre, se l'ascolto risulta talmente fluido da sentirsi
a proprio agio, se dopo pochi secondi si interrompe qualsiasi cosa si stia facendo
per lasciarsi immergere nei suoni...vuol dire che la musica che si sta ascoltando
è la cosiddetta "musica buona", a prescindere. E questo è uno di quei casi in cui
la musica suonata è più che buona, un insieme di brani che avrebbe potuto comporre
qualsiasi grande del jazz e che però pochi saprebbero suonare così, a meno che non
si tratti di musicisti altrettanto grandi.
Intermission, album
d'esordio come leader del giovane batterista Carlo Milanese, offre la possibilità
di apprezzare delle qualità rare. Milanese si pone in evidenza sopratutto
quando c'è da swingare, grazie ad un timing perfetto che è poi l'asse portante della
fluidità accennata. Inoltre, vi è un esemplare equilibrio dinamico nel rispetto
del solista di turno ponendo il miglior supporto e diventando spesso anche "suggeritore"
con un'apertura o un lieve accento. Al suo fianco, il walking poderoso, "appiccicato"
al drumming in modo simbiotico, persino negli accenti, di un espertone del
mondo jazz nostrano:
Luciano Milanese.
Un timbro pieno, dovuto ad una cavata "vecchia", in grado di modulare e arrotondare
il suono come solo i "vecchi" sanno fare. A questo, va unita la liricità ascoltabile
nei soli che di solito, quando eseguiti da un contrabbasso, non sono mai facilmente
seguibili, nel caso di
Luciano Milanese
si riesce persino a cantarli ("mugugni" inclusi)!
Il pianismo di
Andrea Pozza
in questo caso è semplicemente...appropriato. Si potrebbe addirittura considerare
insolita la sua pertinenza del fraseggio, del tocco, del comping, sembra
preso dagli archivi della storia e materializzatosi per l'occasione diventando risultante
contemporanea degli insegnamenti più emblematici. Nessuna fretta, molta naturalezza,
anche nei momenti più virtuosi, chiarezza assoluta in ogni passaggio, sempre in
perfetta sintonia con la base ritmica, rende l'ascolto altrettanto naturale e, oserei
dire...facile!
Carlo Atti in questo lavoro è titolato come ospite. Suona nei primi due brani
e la prima considerazione spontanea è che si avverte innanzitutto una gran voce.
Un tenore "da paura", favoloso...ma dove sei? Esci fuori Carlo, facci ascoltare
la tua voce, facci star bene con la tua musica. Seguiamolo, andiamo ai suoi concerti,
compriamo i suoi dischi, è un grande talento, sembra anche lui tirato fuori dagli
armadi della sconfinata storia per diventare realtà. Un piacere ascoltarlo come
è stato un piacere ascoltare di continuo questo album che fa centro, va diritto
alla testa, al cuore, all'anima di chi ama svisceratamente questa musica. Grazie
Carlo Milanese,
Luciano Milanese,
Andrea Pozza
e Carlo Atti, stand up, inchino, applauso, mi avete fatto star bene.
Marco Losavio per Jazzitalia