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Moreno D'Onofrio
Love Letters


1. Sometime Ago (S. Mihanovich)
2. Alone Together (H.Dietz-A.Schwartz)
3. In A Sentimental Mood (I.Mills-M.Kurtz-D.Ellington)
4. Manha De Carnaval (L.Bonfa'-H.Peretti-L.Creatore-G.Weiss)
5. Beatrice (S.Rivers)
6. All The Things You Are (O.Hammerstein II- J.Kern)
7. Love Letters (V.Young)
8. Oleo (S.Rollins)
9. Body and Soul (E. Heyman-R.Sour-F.Eyton-J.Green)
10. Stella By Starlight (N.Washington-V.Young)

Moreno D'onofrio - chitarra
Luciano Milanese - contrabbasso
Carlo Milanese - batteria


In accordo con il sentimento inscritto nel titolo di questo lavoro discografico, Love Letters è un vero atto d'amore per il jazz, per la forma del trio e infine (o anzitutto) per la chitarra. Il lessico di queste "lettere" di Moreno D'Onofrio, quarantaquattrenne piemontese di lunga militanza sia nell'attività concertistica che didattica, è stilisticamente molto legato alla grande stagione della chitarra jazz fra gli anni '30 di Charlie Christian e gli anni '60 di Wes Montgomery.



Fra i dieci standard eseguiti dal trio, spiccano infatti svariati capisaldi della storia di questo strumento: da "Body And Soul", di cui vogliamo ricordare la versione di Jimmy Raney (1954), a "Oleo", nel repertorio di grandi virtuosi come Grant Green, Joe Pass e Pat Martino.

Il brano d'apertura, "Sometime Ago", in puro stile Jim Hall, ci fa fare immediatamente la conoscenza di uno strumentista impeccabile, dal timbro ovattato e suadente; il gusto musicale, altissimo in ogni traccia, è preferito sempre al virtuosismo. La chitarra di Moreno D'Onofrio è una Archtop fortemente "personalizzata" con un humbucking al manico (ulteriori specifiche, per gli appassionati: corde Dogal tipo flatwound, cambiate con…parsimonia, e amplificazione Polytone).

Come confermato poi anche da "All the things you are", il gesto chitarristico di D'Onofrio è esaltato dai componimenti in tre tempi, che ne valorizzano la leggerezza quasi danzante. Uno dei climax indiscutibili di un disco che non si smetterebbe mai d'ascoltare è "Manha de carneval", in cui l'aspetto ritmico prevalente ci mostra un lato di D'Onofrio altrove più in ombra; un'esecuzione esemplare, priva di vezzi, che piacerebbe al Jim Hall di Take Ten (1963).

Un poco nascosti da un missaggio penalizzante, il contrabbassista Luciano Milanese e il batterista Carlo Milanese sviluppano con il leader un'intesa preziosa, e si riservano momenti solistici interessanti.

In conclusione, le Love Letters di D'Onofrio per la chitarra vengono inoltrate a un ascoltatore che condivide la passione per la storia (e il mito) della sei corde nel jazz.
Luca Bandirali per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 22/06/2006

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