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Soul 4 & Mattia Cigalini
Arriving Soon
DejaVu Records - DJV 1000035
1. Arriving Soon
2. Lisa
3. Blue Minor
4. New Delhi
5. Destination
6. Wheel Within A Wheel
7. Bohemia After Dark
8. Ciga (R) Smoke
9. If You Believe
10. Sambop
Tullio De
Piscopo - Drums & Percussion
Fabrizio Bosso
- Trumpet
Mattia Cigalini - Alto Sax
Andrea Pozza
- Piano
Riccardo Fioravanti
- Double Bass
special guest
Stefano Serafini - trumpet and flugehorn on tracks 5, 7,
9
Mattia Cigalini ha 20 anni ed idee chiare. E' appena uscito sul mercato
italiano questo pregevole Arriving soon, che ha già spopolato in Giappone.
Nel paese del Sol Levante, il giovane sassofonista piacentino è considerato una
star "Quando sono stato là a presentare il disco, mi fermavano per la strada
per chiedermi autografi. Il jazz è molto sentito da quelle parti. Si vendono ancora
moltissimi dischi e gli ascoltatori sono molto critici ed esigenti. Non si dividono
come quelli italiani in seguaci del jazz tradizionale, del mainstream o dello sperimentale.
Cercano in ogni disco lo spirito del jazz, la poesia di questa musica."
Forse hanno ragione i giapponesi. Noi qui siamo abituati ad inquadrare
tutto in schemi più o meno rigidi. Evitiamo però discettazioni filosofiche e diciamo
che Arriving Soon è un progetto totalmente immerso nell'hard bop. Un hard
bop di altissima scuola. Bastano i nomi dei musicisti che vi lavorano a dirne la
qualità.
"Certo all' inizio un po' di timidezza la provavo. Io così giovane e già chiamato
a suonare con strumentisti di quel calibro. In un disco a mio nome, oltretutto.
Ma è passata presto: suonare con bravi partners alla fine ti mette sempre a tuo
agio. Sai che difficilmente potrai perderti. E poi chi suona con Tullio è stimolato
a dare sempre il massimo. E' come camminare sui bordi di un cratere ribollente …
"
A dire il vero tutta la sezione ritmica "tira" al massimo in questo disco,
tenendo sulla corda l' ascoltatore, mantenendo sempre viva la sua attenzione
e stimolando i solisti a sempre nuove invenzioni. Solisti che appaiono sempre molto
ispirati ed in forma. Musica forte, tesa, irruenta, quella di Arriving soon.
Energia allo stato puro.
Mattia è questa la tua strada. Ti senti un hard bopper?
E rieccoci a parlare di generi. Non siamo in Giappone. Quindi rispondo di no.
Il disco è stato voluto dal mio produttore Paolo Scotti per il mercato nipponico
E' un ottimo disco e lo sento mio. Ma io non sono un bopper, né tanto meno hard.
Ma non chiedermi di quale ambito jazzistico mi sento parte, perché non lo so. Io
in realtà ho scelto il jazz perchè è musica di libertà. La libertà di trovare un
mio linguaggio, nuovo, diverso, inedito, che sto ancora cercando. Posso dire che
lavoro molto sul suono e curo poco i patterns. Non amo le codificazioni, i modelli
precostituiti. Non cerco di suonare su schemi dati dalla storia del jazz. Sono felice
di suonare hard bop con Tullio e gli altri, ma anche di esser chiamato da
Uri Caine
a sperimentare.
Scusami so che la domanda è banale ma è necessaria.
Qual è il tuo musicista di riferimento., il grande altista che ti ha influenzato
di più?
A differenza del tenore che ha avuto tantissimi protagonisti, i maestri-capiscuola
dell' alto si contano sulle dita di nemmeno due mani. Bird, Paul Desmond,
Lee Koonitz, Eric Dolphy, Cannonball, Kenny Garret fra
i contemporanei. Tutti dobbiamo qualcosa a ciascuno di loro. Chi non ha subito l'
influenza di Charlie Parker? Il problema è che l' alto è uno strumento che
va ancora scoperto, che può ancora riservare tante sorprese. Io uso in questo periodo
una combinazione di ancia e bocchino che richiede molta forza e molto fiato, ma
mi permette una sonorità intensa. Tu stesso mi dicevi che talora in Arriving
soon pare che compaia un tenore. C'è molto da inventare.
Ma io insisto. Che rapporto hai con la musica di
Phil Woods,?
E con Johnny Hodges?
Ho dovuto smettere di ascoltare
Phil Woods, perchè ho capito che mi stava notevolmente influenzando.
E' talmente grande che alla fine ascoltandolo cercavo inconsciamente il suo suono
rischiando di dimenticare la mia strada. Ma all'esame finale di diploma al Conservatorio,
qualche mese fa presentai proprio una sua sonata classica-jazz. Trovo Hodges piuttosto
sottovalutato dai saxofonisti, e non solo. Credo che da lui e dalla musica di Ellington
possano partire ancora percorsi musicali nuovi. Vorrei dire anche però quanto sia
importante guardare "oltre" al proprio strumento. Assimilo molto dai pianisti, tutti
i pianisti della storia del jazz. Perché è lì che si può acquisire un certo tipo
di linguaggio armonico. Anche dai batteristi traggo molta ispirazione. Deliro per
Elvin Jones in particolare, ma tutti i grandi drummers hanno qualcosa da
insegnare, qualcosa che può risultare interessante rapportare ad un altro strumento.
Che programmi hai per il prossimo futuro?
Continuare a studiare ed ad imparare.. Sto scrivendo diverse cose, tutte abbastanza
distanti dall' hard bop di questo disco. Mi piacerebbe suonare con degli archi.
Non c'è molto di definito. Cammino su un sentiero che come direzione ha quella,
ripeto, della ricerca di un linguaggio personale. Ma ancora non so esattamente quali
saranno le prossime tappe.
Marco Buttafuoco per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
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Data pubblicazione: 15/05/2010
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