Quattro Chiacchiere Con…
The Jazz Convention
novembre 2012
di Alceste Ayroldi
Un quintetto di stelle (Fabrizio
Bosso,
Gaetano Partipilo,
Claudio Filippini,
Giuseppe Bassi
e Fabio Accardi), non di rising stars ma di musicisti che, oramai,
sono più che navigati e affermati nel mondo jazzistico internazionale. In verità
c'è qualcuno che li chiama ancora ragazzi, giovani promesse ed è da questa discrasia
(in parte anche anagrafica) che parte la chiacchierata con i cinque, che parlano
all'unisono per bocca di Fabio Accardi, batterista e collante del gruppo.
Da più parti si è detto: "ecco un quintetto di giovani all stars del firmamento
jazzistico italiano". Be', senza alcuna offesa, ma proprio giovani, oramai… e, comunque,
l'idea è nata per questo motivo?
Originariamente l'idea era nata quindici anni fa, con l'intento di riunire una band
di young lions dalla forte impronta hard bop che suonasse ispirandosi ai
combo Blue Note
anni Sessanta con l'aggiunta di quella vena lirica tutta italiana; la reunion è
nata dopo un concerto con Fabrizio, Gaetano e Giuseppe, nel quale era stato coinvolto
anche Claudio
Filippini, pianista formidabile, versatile ed eclettico, che ha fatto
propria la lezione di
Bud Powell
ed
Herbie Hancock raggiungendo ormai uno stile personale. Non siamo
più tanto giovani, è vero, ma non siamo ancora delle star. Magari lo diventeremo
dopo questo disco!
Perché avete scelto proprio questo nome?
La band allora era nata rifacendosi ai Jazz Messengers di Art Blakey; da
Jazz Messengers a Jazz Convention, il passo non dico che è breve, ma quasi... Avevamo
pensato anche a The Jazz Ambassadors, ma era bruttino... (I'm kidding!). Convention
dà l'idea di un confronto tra musicisti che portano con sé la propria storia, il
proprio background, i propri intenti e proposte, e soprattutto idee fresche e nuovi
stimoli nell'ambito di un'estetica ben delineata e magari già più volte abbracciata.
Quattro pugliesi, più
Fabrizio Bosso
che pugliese non lo è per natali, ma per adozione sicuramente. L'idea di coinvolgere
Fabrizio è in ragione di antiche frequentazioni comuni?
All'epoca (parlo del '95 Piossasco), fu
Gianluca Petrella
a parlarci di Fabrizio, perché suonavano insieme a Bologna nell'Orchestra del Paese
degli Specchi. Fabrizio allora viveva a Piossasco. Pugliese lo è diventato più tardi,
in seguito al nostro incontro.
Nasce anche una nuova etichetta: Mordente Records. Quali obiettivi si pone all'interno
di un mercato (quello discografico) già piuttosto asfittico?
Gli obiettivi sono quelli di cercare di dar voce a chi opera nel circuito jazzistico
pugliese, a coloro che hanno avuto esperienze fuori dai confini regionali e nazionali
o che operano altrove e con musicisti non necessariamente pugliesi. Non si colloca
all'interno di un'estetica precisa, ma è propensa a spaziare da un sound tipicamente
"tradizionale", come appunto "Sound Briefing" o "Suddenly" al jazz più contaminato,
come "Arcoiris". L'importante è che sia sempre presente una certa voglia di fare
della musica fresca, sincera e di spessore artistico, senza la necessità di fare
delle cose per forza innovative fini a se stesse. Certo, se ci sono progetti innovativi
ma fatti con sincerità e spessore, sempre con un certo legame non solo estetico
alle radici del jazz, ben vengano.
The Jazz Convention è un ensemble "temporaneo", oppure prevede un futuro?
Non è un ensemble "temporaneo", è un progetto condiviso da tutti e cinque i suoi
componenti, e mi auguro abbia il mordente di continuare a fare concerti e registrare
altra musica.
Trae ispirazione da un ensemble del passato?
Beh, indubbiamente; originariamente The JC era un sestetto tromba sax e trombone,
formazione tipica delle line up del jazz anni Sessanta dei dischi Blue Note;
pensiamo ai Jazz Messengers con Freddy Hubbard,
Wayne Shorter e Curtis Fuller o a Horace Silver o a Oliver
Nelson di "The Blues & Abstract Truth" con Freddy Hubbard e Eric Dolphy o
a certi dischi di Hancock. Oggi è un quintetto tromba e sax, la line up più gettonata
da sempre.
I brani, almeno per l'esecuzione, suonano vicini all'hard-bop: è questo il vostro
riferimento stilistico?
È il nostro punto di partenza, e quindi certamente è il nostro riferimento stilistico.
Un brano a testa, tranne per
Giuseppe Bassi
che ne rilascia due. Sono brani pensati per questo gruppo?
Sì, quasi tutti sono pensati per questo disco; eccetto quello di
Claudio Filippini
che è un brano già inciso con il suo trio.
Possiamo parlare della sinergia con Puglia Sounds? Quanto ritenete sia importante
questo ente per il tessuto musicale pugliese?
È innegabile che da quando Puglia Sounds ha cominciato a operare nel tessuto musicale
pugliese c'è stata un'impennata nelle produzioni discografiche, un incremento nell'esportazione
di progetti e artisti made in Puglia e anche un aumento delle manifestazioni
a carattere musicale all'interno dei confini regionali. È uno stimolo per gli operatori
culturali locali a darsi da fare e farsi venire nuove idee che mirino ad alzare
il livello delle proposte artistiche.
Facciamo un gioco: se aveste aggiunto un elemento, quale strumento e quale musicista?
Subito dopo la registrazione avevamo ponderato l'idea di aggiungere un ospite su
un paio di tracce ulteriori. Si era pensato a una voce, quella di Josè James
o Gregory Porter, due grandissimi cantanti di matrice soul jazz.
Sempre nella stessa ottica: se aveste agito in sottrazione, cioè eliminando uno
strumento?
La voce di cui si parlava prima... Praticamente impossibile, il trio è un blocco
unico e granitico di groove e swing; e l'impasto timbrico di Fabrizio e Gaetano
è talmente perfetto ed equilibrato che sono una voce sola.
Ognuno di voi, come si diceva prima, è un affermato musicista impegnato su diversi
fronti. Sarà difficile vedere dal vivo questo quintetto?
Diciamo che non sarà facile; bisogna lavorare a lunga scadenza perché ognuno di
noi ha il proprio gruppo con cui suonare la propria musica o è sideman in altri
progetti: fa parte del gioco del jazz e non è un gioco da ragazzi...
Quindi, quali sono i vostri futuri programmi in merito?
Fissare un tour per presentare "Sound Briefing" nel resto dell'Italia e sopratutto
all'estero; il disco ha venduto bene in Giappone; e in Italia sta ottenendo larghi
consensi.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
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Data pubblicazione: 20/01/2013
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