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The Auanders
Live In Pisa
AUAND (2014)
1. Loop Bed (F.Diodati)
2. Congo (G.Partipilo)
3. A Quarries Lamp (B.Scardino)
4. Trumpet Garden/Erba (F.Ponticelli/A.Ayassot)
5. Circle (F.Pierantoni)
6. Joy Plant (F.Diodati/F.Bigoni)
7. Leica Lenses (F.Ponticelli)
8. Virus (F.Bearzatti)
9. Hit (F.Diodati)
Francesco Lento - tromba Gaetano Partipilo - sax contralto, flauto 7 Francesco Bearzatti - sax tenore, clarinetto 1, 3, 5 Francesco Bigoni - sax tenore, clarinetto 4, 7 Beppe Scardino - sax baritono, clarinetto basso 1, 7 Federico Pierantoni - trombone Francesco Diodati - chitarra Francesco Ponticelli - basso elettrico, contrabbasso 2 Ermanno Baron - batteria
In occasione dei dieci anni dell'etichetta Auand Records, guidata da Marco Valente,
nasce questo progetto che unisce nove musicisti di diversa estrazione musicale.
L'idea è creare un corpus variegato e rinvigorente che unisca modi differenti di
approcciare la musica. Ognuno dei protagonisti ha esperienze e percorsi musicali
diversi ma tutti, in qualche modo, sono legati all'etichetta pugliese.
Gli accostamenti sono i più vari e le sensibilità diverse, la chitarra di Diodati,
che firma anche due brani, ha un timbro lisergico ed "elettrico" che ben
si amalgama con la naturale propensione alla melodia dei fiati.
La maggior parte delle tracce nasce per organici più ristretti e qui viene operato
un lavoro di arrangiamento pronto ad esaltarne la componente unitaria. Anche se
lo spazio improvvisativo lasciato ai singoli è ridotto, tutti lavorano per creare
un'unica e compatta piccola brass orchestra.
La preferenza melodica la fa da padrone e i brani sono armonicamente ben costruiti
con suggestioni avant-jazz (A Quarries Lamp) oppure con strutture più tradizionali
(Trumpet Garden/Erba). "Virus" scritta dal sassofonista
Francesco Bearzatti
gioca con gli arrangiamenti delle grandi big band del passato e introduce ritmi
funk trascinanti con il basso di Ponticelli in evidenza. "Hit" scritta da Diodati, chiude l'album con una partenza molto intimista,
con la chitarra che procede per piccoli accenni e poi a metà brano esplode, insieme
agli altri strumenti, in un crescendo esaltante.
Stupisce assolutamente la qualità e la freschezza dei materiali proposti per un
progetto che, ancora una volta, ci fa capire come il jazz italiano sia in ottima
forma.
Nicola Barin per Jazzitalia
12/12/2018 | Addio a Carlo Loffredo, tra i padri del Jazz in Italia: "Ho suonato con Louis Armstrong, Dizzy Gillespie, Django Reinhardt, Stephan Grappelli, Teddy Wilson, Oscar Peterson, Bobby Hachett, Jack Teagarden, Earl "father" Hines, Albert Nicholas, Chet Baker, i Four Fresmen, i Mills Brother, e basta qui." |
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 23/08/2015
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