Auand Records di Marco Valente
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Un altro ottimo disco prodotto dalla
Auand: il terzo di
Bearzatti
con l'etichetta pugliese. Dopo gli ottimi lavori incisi col
Bizart trio, l'eclettico sassofonista ci propone
come sua ultima fatica un cd che sarebbe riduttivo definire "un omaggio alla
musica rock". Se i rifacimenti della popolarissima
Black hole sun e della planetaria Smell
like teen spirit potrebbero in qualche modo risultare agli occhi
di chi non ha ascoltato il disco come scelte piuttosto scontate, il risultato impresso
nella musica di questo formidabile trio è invece destinato a suscitare reazioni
ben diverse.
Momenti melodici e ritmi quadrati, si alternano a frasi spezzate e libere
scansioni del tempo, in un quadro in cui i tre protagonisti sono presenti con la
stessa importanza, producendo ciascuno, in ogni momento, un contributo prezioso
alla resa globale della musica. Un disco intenso, vivace e visionario, che oltre
alla sfiziosa Led Zeppelin suite e le sopra
citate sovrane del grunge – che se da una parte hanno contribuito alla sua
diffusione mondiale, dall'altra però ne hanno determinato il declino – sa portare
l'ascoltatore su nuovi scenari dove la tradizione, ripensata con estro e autonomia,
trova contatto con il gusto e i suoni contemporanei.
Sono proprio i timbri i fattori caratterizzanti di "Stolen
days": gli effetti elettronici applicati al sax di
Bearzatti
che spesso risulta irriconoscibile, molto più vicino ad una chitarra elettrica che
a uno strumento ad ancia; il poliedrico bassista Takeishi con le sue personalissime
interpretazioni accompagnate anch'esse dai suoni più vari; il drumming potente
e sensibile di Weiss. Questi gli ingredienti di una musica spregiudicata,
viva, che percorre con disinvoltura ed efficacia il proprio sentiero tra scenari
free, rock, etnici e psichedelici.
Slegati dunque dalla logica dei generi, i Sax Pistols, si confermano
oggi come una delle band più interessanti della scena italiana, attenti, ad ogni
passo, a non finire catturati nelle reti dell'omologazione. E in questo senso, la
prima traccia del disco, sonorizzazione di una poesia friulana di Pasolini "I
giorni rubati", sembra essere quantomai significativa.
Marco De Masi per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 28/01/2007
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