Auand Records di Marco Valente
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L'album è stato registrato in Val Pellice durante
l' alluvione del 2008, e di tanto si sente il
frammento vitale nei suoni naturali della pioggia e dei cinguettii, tipici del dopo
evento: una casuale risonanza penetrata dalla Natura al mondo delle emozioni. "Tutti
insieme in una grande stanza ampiamente permeabile all'umido freddolino",
ricordano i musicisti nelle note di copertina.
Quilibrì il nome scelto, equilibrio da trovare
nel vissuto e nella positività espositiva……
Il lento procedere dei tessuti dinamici e trasparenti (evocato dalla chiocciola
in copertina) trova forma in un pathos meditante, arabescato da andamenti
orientali e mediterranei: un sound affascinante, ben controllato nell'improvvisazione
e soprattutto nella sintassi esecutiva e compositiva di Andrea Ayassot.
Il sassofonista, già nella band di
Franco D'Andrea,
percorre idee assolutamente personali ed intelligenti, anche se talvolta sembra
indulgere ad un estetismo dalle coloriture sì estremamente raffinate ma concettualmente
non sempre condivisibili.
In ogni caso, cercando forse il punto di contatto armonico tra
Jan Garbarek
e Steve Lacy
(non facile), egli trova percorsi ipnotici e suadenti, in una deriva attenta agli
equilibri fonici, nell'intenzione di cogliere nel "soffiato" duttili curvature
tipiche della voce umana, "suoni puri" dal timbro ancestrale e dal passo
rarefatto.
L'astrazione e la dissolvenza paiono elementi essenziali dell'album, grazie
allo stile duttile del chitarrista Karnsten Lipp ed al fraseggio virtuoso
del contrabbassista Stefano Risso. Allo stesso modo, nei momenti migliori,
emerge la luminosità di tessitura di una ritmica ondeggiante nei contorni e nelle
sfumature di sapore indiano: di particolare interesse l'uso delle percussioni da
parte di Adriano De Micco e Luca Spena, una fisicità del suono formidabile
per intensità e ricchezza di idee, dall'introspezione più ardita alla pulsazione
più versatile, senza mai perdere il filo dell'emozione. Un'evanescenza che vela
le musiche di una patina di leggerezza e di espressività in cui scorgere - Eco
e Fato - i segni di esperienze tanto diverse quanto indelebili.
Fabrizio Ciccarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 03/08/2009
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