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Michelangelo Scandroglio
In The Eyes Of The Whale
AUAND (2020)
1. Noah
2. In the Eyes of the Whale
3. Bernard War
4. Desappering part I
5. Desappering part II
6. I Kill Giants
7. When the Glimpses Are True
Michelangelo Scandroglio - double bass Alessandro Lanzoni - piano Hermon Mehari - trumpet Bernardo Guerra - drums
guests:
Michele Tino - alto sax in #3,#4,#5 Peter Wilson - guitar in
#1,#2,#6,#7
special guest:
Logan Richardson - alto sax in
#1,#2,#6,#7
Michelangelo Scandroglio è un giovane bassista toscano al suo
debutto discografico a capo di una formazione comprendente musicisti di qualità,
in parte provenienti da studi ed esperienze similari. I partners sono stati selezionati,
infatti, con oculatezza non solo in virtù delle loro doti di strumentisti, pure
per un rapporto di amicizia consolidato negli anni e/o per un comune sentire.
Nel disco si ascolta un jazz attuale che si appoggia su scansioni di derivazione
rock o funky, su tempi dispari, in certi casi, su cambi di registro in itinere,
su un climax ascendente dall'inizio alla fine dei brani. Siamo lontani, per capirci,
dalla prevedibilità del mainstream come dalle scelte azzardose dell'avanguardia.
Scandroglio ha assorbito come una spugna gli elementi classici, come i principi
della tradizione jazzistica, ma ha avuto altrettanta disponibilità a mescolare quanto
appreso dai maestri con le sue passioni musicali di ragazzo nato alla fine del millennio
scorso.
Così risulta particolarmente indovinata la scelta del batterista Bernardo Guerra,
autentico propulsore ritmico del gruppo, capace di riempire ogni spazio con un drummin'
fantasioso e serpeggiante, spesso in controtempo. Non per niente Guerra, a cui è
dedicato un pezzo del cd, "Bernard War", è il percussionista di fiducia di
Stefano Bollani...
Alessandro Lanzoni, da parte sua, si esprime con un linguaggio classico, ma non
classicheggiante alle tastiere e all'occorrenza sa uscir fuori con interventi nervosi
e pieni di increspature, senza perdere l'aplomb. La front line ha una presenza fissa,
il trombettista americano Hermon Mehari, uno abile a far legna e a accendere falò
scoppiettanti, mentre si alternano a far coppia con lui i due sassofonisti. Michele
Tino è prezioso nell'esporre i temi all'unisono e se la cava bene anche nei suoi
assoli spigolosi e carichi di insidie. Logan Richardson ha raggiunto una fama considerevole
negli Stati Uniti ed è stato fortemente voluto da Scandroglio, che vede in lui una
sorta di predestinato. Il sassofonista di Kansas City ripaga le attese del bandleader
e si impone per un fraseggio impastato nel blues e nel funk, proiettato verso un
possibile domani della black music. Il chitarrista Peter Wilson fa le sue improvvisazioni
in modo più che decoroso, però, forse è privo di quel fuoco immaginativo che arde
dentro gli altri componenti del gruppo. Il titolare dell'album non si prende quasi
mai la scena. Preferisce il ruolo di compositore e conduttore, limitandosi ad un
lavoro non appariscente ma quanto mai costruttivo con il contrabbasso. Per il resto
guida con autorevolezza i suoi ragazzi.
"In the eyes of the Whale" è un disco di neo-modern jazz, se così si può
definire, che si pone sulla linea tracciata da nomi quali Jason Moran o Ambrose
Akinmusire, i campioni di questo stile contaminato dai suoni contemporanei di altri
generi, più o meno attigui. In quanto italiano Scandroglio, in aggiunta, punta parecchio
sulla melodia, cercando di giocare le sue carte su questo aspetto, oltre che su
una proposta di sintesi di diverse correnti.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 08/11/2020
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