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Roberto Magris Septet
Morgan Rewind: a tribute to Lee Morgan Vol. 2
JMood Records (2014)
CD 1:
1. A Bid for Sid (Morgan)
2. Exotique (Morgan)
3. Blue Lace (Morgan)
4. Cunning Lee (Morgan)
5. The Sixth Sense (Morgan)
6. Soft Touch (Morgan)
7. Gary's Notebook (Morgan)
CD 2:
1. Speedball (Morgan)
2. Libreville (Magris)
3. Get Yo'Self Togetha (Morgan)
4. A Summer Kiss Magris)
5. Zambia (Morgan)
6. Helen's Ritual (Morgan)
7. Audio Notebook
Hermon Mehari - tromba Jim Mair - sax tenore, sax soprano, flauto Peter Schlamb - vibrafono Roberto Magris - pianoforte acustico Elisa Pruett - basso acustico Brian Steever - batteria Pablo Sanhueza - conga e percussioni
Dopo la performance in trio del 2013, il versatile Magris dirige
un ensemble di sette elementi per omaggiare la figura di Lee Morgan, trombettista
nero dalla carriera tragicamente interrotta. Questa volta gli dedica un doppio album,
un'impresa ambiziosa ma ben calibrata, soltanto tredici brani riarrangiati, fra
le cui maglie s'intuisce il rimpianto per quello che avrebbe potuto essere e invece
non è stato, la nostalgia per questa scapigliata figura dell'hard bop (equivalente
a Chet Baker
nel cool), che affrontò la disonestà dei produttori, fece causa comune con
le Pantere Nere, e trovò infine una morte violenta a causa del suo disordinato stile
di vita. La sua figura, racchiude splendori e miserie dell'America nera fra gli
anni Cinquanta e Settanta, ancora vittima di pregiudizi e ostilità. Idealmente,
Magris le rende omaggio attraverso la figura di Morgan, e nella scelta dei brani
opta per il periodo "africano" del trombettista di Philadelphia, caratterizzato
da forte ritmicità, e sonorità tribali, aggiungendovi pochi, sapienti tocchi dal
sapore contemporaneo, che ne fanno altrettanti caleidoscopici punti di vista sull'America
del XXI Secolo.
Nel primo dei due cd, la piacevole ruvidezza della versione originale di A Bid
for Sid, Exotique, Soft Touch, con il prevalere della tromba,
è addolcita dal vibrafono di Schlamb, che s'inserisce sin dall'inizio con sequenze
che danno l'idea della pioggia di primavera. Mehari, da parte sua, segue scrupolosamente
lo spartito di Morgan, incalzato però da una batteria più potente e cadenzata. Questa,
infatti, accentua il sapore tribale delle tracce. Anche il fraseggio del pianoforte
viene accelerato nel ritmo, e ampliato nella scala cromatica.
Magris e soci donano una nuova freschezza ai brani di Morgan, stemperandone lievemente
la cupezza originale, diretto richiamo alle ombre del mancato, democratico American
Dream. Interessante e frizzante aggiunta, le conga, che soprattutto in Soft Touch
rimandano alle sperimentazioni di sapore africano.
In apertura del secondo cd, è coinvolgente la rilettura di Speedball, introdotta
da una vibrante batteria, e un tempo leggermente accelerato, che accentua l'irriverenza
e la vitalità della composizione. Il personale omaggio di Magris al jazz dalle influenze
tribali di Morgan, lo si ritrova in Libreville, aperta dalle conga - accompagnate
da un pianoforte sornione -, e proseguita da un fraseggio di tromba e sax che riporta
all'hard bop. Su corde più romantiche, invece, l'altra composizione di Magris,
A Summer's Kiss, incentrata sul suggestivo, pacato dialogo fra tromba e percussioni
cadenzate, inframezzato qua e là da frasi pianistiche. Ad aggiungere il consueto
"tocco celestiale", marchio dell'intero album il vibrafono di Schlamb.
L'orgoglio nero di Morgan emerge nella vivace Zambia, il cui ritmo frenetico
allude al risveglio post-coloniale dell'Africa alla metà degli anni Sessanta, un
brano del quale Magris mantiene l'atmosfera originale, aggiungendo soltanto l'introduzione
con le conga, e frasi di vibrafono lungo lo sviluppo.
L'album non è caratterizzato da particolari slanci creativi, o stravolgimenti degli
originali, perché, appunto, intende essere un fedele omaggio a questa poco etichettabile
figura del jazz, e, a suo modo, simbolo dell'America nera della metà del secolo
scorso. Un "grande Gatsby" di colore, cui lo avvicinano lo stile di vita e la tragica
fine.
Un articolato e raffinato doppio album, che, come un edificio dalle molteplici stanze,
deve essere scoperto con la dovuta attenzione e concentrazione, per comprendere
una personalità, Lee Morgan, e le ragioni del suo jazz che faceva causa comune
con gli attivisti per i diritti civili.
Niccolò Lucarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 08/11/2015
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