Dalla sua fondazione nel 1946 la Big Band Ritmo Sinfonica Città di Verona
si è evoluta negli anni arrivando a raggiungere una formazione jazzistica di grande
spessore. Diretta prima da Mario Pezzotta e Renzo Nardini, dal
1995 è condotta da Marco Pasetto e ad
oggi può vantare un organico composto da più di quaranta artisti, arricchito in
questo album dalla presenza del trombettista
Massimo Greco
e del percussionista Sbibu. I brani sono tutti a firma del raffinato
pianista triestino
Roberto Magris,
con alle spalle già diciassette album ed un ricco repertorio stilistico, che ha
curato anche gli arrangiamenti, ad esclusione di "Peaceful Heart"
adattato da Marco Pasetto e "Restless Spirits" da Gino Farenzena.
Lo spirito irrequieto, "Restless" appunto,
rappresenta l'armonia di questo disco ricco di ritmi esuberanti, ricercati, sperimentali
e vibranti, sorretto da sonorità profonde e riflessive. L'orchestra è solida, vivace
ed espressiva, nel sound ricorda quella di Gil Evans, anche se meno
aperta nella struttura pur risultando con chiarezza i soli sobri e ben definiti.
L'apertura è affidata ad "African Mood", brano che scorre con vigore
attraverso un melange di ritmi africani e latino americani che richiamano le vibranti
scelte stilistiche di
McCoy Tyner
(straordinario pianista che in qualche modo torna alla mente di chi ascolta
ben più d'una volta) per melodie tendenzialmente oscillanti tra l'evocativo
e l'inquieto, nelle quali la sezione di fiati dà un contributo determinate grazie
ad un sound pieno e coordinato, pur se
Roberto Magris
sembra si lasci talora ad estrose incisività con eccessivo vigore, finendo per
sovrastare l'elegante tromba di
Massimo Greco.
Opportunamente torna subito nei ranghi in "Blues For My Sleeping Baby"
(rilettura di un brano incluso nell'album "Check-in" pubblicato nel
2005 per l'etichetta Soul Notes) dove si cimenta con il Fender
Rhodes in un arrangiamento suggestivo, caldo e sentimentale., e soprattutto
nell'omaggio "Short and Shorter", risonante di libere movenze evolute dalle
sfumature modali del sassofonista di Newark.
"Ambigous", del quale è proposto anche un alternate-take, disegna linee
solistiche molto rapide, a forte impronta davisiana, la cui tematica trasmette sensazioni
pacate, sorrette dagli efficaci e misurati accompagnamenti della sezione ritmica.
La tecnica e la sensibilità di
Massimo Greco
offrono una sonorità piena e raffinata, definita nei contorni da un background
di suoni sperimentali che rendono il riferimento tematico carico di tensione.
L'apice dell' inquietudine è raggiunto in "Restless Spirits",
brano movimentato, teso, che si modella intorno al cromatismo dell'ottone, rifinito
efficacemente dagli arrangiamenti impalpabili di Magris e dalle energiche
percussioni di Sbibu. Grande dinamismo anche in "Standard life"
dove il basso si lancia in soli virtuosi che bilanciano bene la performance effusiva
di Greco.
"Restless Spirits" è una produzione discografica di pregiata fattura nella
quale assumono un ruolo importante gli ottimi arrangiamenti di
Roberto Magris,
eseguiti con bravura da un'orchestra composta da strumentisti (tanti) di grande
qualità tecnica e completati dalle eccellenti collaborazioni di Greco e
Sbibu.
Accogliamo con grande interesse un'opera densa di pathos, dalla
quale traspare una squisita sensibilità musicale, un vibrare costante di idee in
movimento connotate da oscillazioni cromatiche rotonde e di grande impatto, in cui
lo scarto timbrico diviene progressivamente potente e piacevolmente polifonico,
mosso da introspezioni hard bop, agitato ed animato da una sensibilità
moderna estrosa e creativa: eclettismo e lucidità nel modus, leggibilità
gradevole e stilisticamente fluida, e non solo per "spiriti inquieti".
Fabrizio Ciccarelli e Andrea Valiante per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 01/02/2010
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