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The Muh Trio
Prague After Dark
JMood Records (2017)
1. Another More Blues
2. Nenazvana
3. Third World
4. Prague After Dark
5. Joycie Girl
6. From Heart to Heart
7. Song for an African Child
8. A Summer's Kiss
9. Iraqi Blues
10. In Love in Vain
Roberto Magris - piano Frantisek Uhlir - bass Jaromir Helesic - drums
Roberto Magris,
ancora per la statunitense Jmood, pubblica il suo nuovo disco inciso nella Repubblica
Ceca in compagnia di due veterani, il bassista Frantisek Uhlir e il batterista
Jaromir Helesic. Come consuetudine il pianista triestino punta su una serie di original,
cinque a firma sua e due a nome di Uhlir, a cui si aggiungono un brano di Herbie
Nichols, uno di Don Pullen e uno standard di Jerome Kern. Il trio segue una linea
musicale di modern mainstream, in chiave evolutiva. Si lavora, cioè, su un tipo
di jazz incastonato nella tradizione, cercando, però di percorrere tracciati non
inflazionati, troppo battuti. Magris suona in souplesse, pur mantenendo alta la
tensione, con un pianismo avvolgente e scorrevole, capace di passare dai toni pastello
alle parentesi penetranti, percussive. Il contrabbassista rafforza il lato melodico
del terzetto con assoli sfumati e discorsivi. Il batterista è trasparente, nel senso
che c'è ma non si fa notare, sui tempi lenti, mentre diventa protagonista quando
c'è da alzare la temperatura. La musica contiene accenti africaneggianti, nella
ripetitività di alcune frasi, ma non siamo nel profondo del continente nero, piuttosto
ci si aggira attorno ad un modo di procedere connesso con la tradizione. E' un'Africa
vista e filtrata dalla visione americana, a conti fatti. Si possono riconoscere
in alcuni brani tracce di atmosfere latine, come in "Nenazvana", ma è forte il senso
del blues che informa l'impaginazione stessa dell'intero album. Quando, poi, si
va sulle ballad, come "In Love In vain" o in "From Heart to Heart" il gruppo si
cala nei climi romantici esprimendo compiutamente il sentimento presente all'interno
dei motivi. Insomma il cd è estremamente indicativo per rappresentare i punti di
riferimento di Roberto Magris e la sua maniera di coniugarli in una serie di tracce
che sono lo specchio riflettente il suo modo di concepire la musica. Il musicista
giuliano tende a conciliare, in sintesi e per approssimazione, la grande tradizione
dei maestri boppers con la cantabilità italiana e il ritmo africano rielaborato,
alleggerito, o meglio riattualizzato.
Per chi conosce bene il leader della registrazione, questo disco non costituisce
un reale elemento di novità. "Prague after Dark" è, però, una testimonianza utile
per continuare a sondare le peregrinazioni di un pianista a cui l'aria di casa non
si confà molto e che ama, invece, suonare ed incidere oltreoceano o nell'area mitteleuropea
da autentico artista senza frontiere.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 23/09/2017
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