Auand Records AU9022 (2010)
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Chant Trio
...Ma io ch'in questa lingua
1. Mach (Calcagnile)
2. About new skies (Calcagnile)
3. Tre vie in una stanza (Chant)
4. Hold old wine (Calcagnile)
5. Nel mezzo (Chant)
6. The dark cave (Calcagnile)
7. Serafico (Calcagnile)
8. Il fuggitivo (Calcagnile, Mureddu, Dieni)
9. Postcard form Italy (Monteverdi, arr. Mureddu)
Cristiano Calcagnile
- Drums, Amplified objects, Voice
Antonio Borghini - Acoustic and Electric Bass, Cello
Libero Mureddu - Piano, Harpsichord, Clavichord
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Auand Records di Marco Valente
via XXIV maggio, 40
70052 Bisceglie (Ba) Italy
tel&fax +39.080.3929215
mobile +39.347.6107026
e-mail:
feedback@auand.com
Pubblicato dall'etichetta barese Auand, è uscito nei primi mesi del
2010 "...Ma Io Ch'in Questa Lingua",
secondo lavoro dello Chant Trio. Questo gruppo, nato nel
1993 da un'idea dal batterista
Cristiano Calcagnile
e consolidatosi nel 1999 nella formazione classica
del trio grazie all'apporto del pianista Libero Mureddu e del contrabbassista
Antonio Borghini, porta avanti da anni un lavoro di ricerca sul linguaggio
dell'improvvisazione, anche attraverso composizioni scritte, nel quale si realizza
un superamento dei generi musicali grazie all'accoglimento delle esperienze di provenienza
dei componenti dell'ensemble. L'album, molto caratteristico e particolare, s'inquadra
pienamente in questa poetica volta a scoprire nuove possibilità sonore, armoniche,
ritmiche e a sperimentare strade alternative nella interrelazione tra i musicisti
durante l'esecuzione dei brani.
A testimonianza di quanto scritto basta ascoltare la bella ed avvolgente
tracklist del CD che include nove pezzi molto compatti e vari sotto l'aspetto compositivo,
melodico e stilistico, scritti prevalentemente da Calcagnile. Questi brani, in cui
si avvertono influenze musicali e sonore diverse, miscelano sapientemente elementi
acustici ed elettronico digitali, musica classica e contemporanea, improvvisazione
radicale e stilemi propri del jazz. Ne sono un valido esempio le tracce "Hold
old wine" dove, sostenuti da una sezione ritmica imponente ma allo stesso tempo
delicata, emergono oltre a basso e batteria anche linee di violoncello, assoli di
pianoforte che richiamano la musica di
Bill Evans
i quali a loro volta si mescolano con sintetizzatori e tastiere, e "The dark
cave", pezzo composto da vari mosaici musicali, dove i musicisti giocano ad
inseguirsi con i suoni dei loro strumenti dando vita ad una struttura delirante
e a tratti ipnotica.
Un'ultima curiosità di questo lavoro è "Poscard from Italy", un brano
del compositore italiano Claudio Monteverdi, una romanza dalla quale è ispirato
anche il titolo del disco, riarrangiato in chiave Chant dal pianista Libero
Mureddu.
Un disco che non potrà mancare sugli scaffali degli appassionati, anche perchè
rappresenta – sicuramente - un'interessante novità nel panorama jazzistico italiano
e testimonia un modo nuovo di pensare il jazz e la musica improvvisata in generale.
Elio Marracci per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 24/04/2010
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