Auand Records di Marco Valente
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L'etichetta di Bisceglie
Auand pubblica con orgoglio
questo pregevole ed interessante lavoro del trio formato nel
2008 da Ohad Talmor,
Steve Swallow
e Adam Nussbaum.
"Playing in traffic"
si apre con la title track che annuncia gli intenti della raccolta. A fare da apripista
è il suono regolare ed incalzante del basso elettrico di
Swallow,
autore del brano, che percorre su e giù le scale delle note in maniera metodica
e ossessiva. Interviene nervoso il rullo di tamburi di Nussbaum che sposta e confonde
i tempi. Per ultimo si aggiunge il sax tenore di Talmor che abolisce le melodie
e propone fraseggi moderni e mai banali. È un jazz ritmato, acceso, che da spazio
alla libera espressione dei musicisti per creare un sound insinuante. "Three
two you" dura poco più di un minuto e si presenta in contrapposizione con la
prima traccia; fa da padrone il sax sensuale e melodioso di Talmor. "Days of
old intro" è la lenta introduzione al brano successivo, "Days of old"
che lascia i primi due minuti ad un esercizio in solitudine del bassista. Gli altri
subentrano insieme, Nussbaum sfrigola sui piatti e mantiene complessivamente un
ritmo calmo e a tratti nostalgico; il pezzo si avvicina molto al cool jazz,
per quanto il trio sembra sfuggire alle classificazioni, cercando soluzioni ritmiche
sempre moderne e la trasmissione di un sentimento personale in ciascun brano. Dopo
la lunga quiete di questo pezzo della durata di circa otto minuti, "Adam and
Steve" spezza il tempo in soli 42 secondi, con una "cascata" irregolare di colpi
delle bacchette di Nussbaum. In "Here comes everybody" di Swallow, il sassofonista
è sfuggente e frammentario, suona "strillando" per un po' e poi torna in
accordo con il basso, alla finta ricerca di una melodia che sembra non trovare.
"Quiet inside" di Talmor trasmette davvero una tranquillità interiore: Nussbaum
accarezza i piatti con le spazzole,
Swallow
non si fa notare mentre Talmor produce un suono soffiato e delicato, raccontando
una storia, la sua emozione; abbandona solo per poco la sezione ritmica per tornare
subito protagonista. "Undress under duress" ha un umore più inquieto, è un
pezzo lento in cui Talmor alterna melodie a veri e propri lamenti con il motivo
che cambia spesso, all'inseguimento di un'intima esigenza d'espressione. Si prosegue
con un brano eseguito e firmato da Talmor e Nussbaum, "More nuts". In un
impeto musicale breve ed immediato, il batterista accompagna con un ripetitivo rullo
di tamburi lo "sfogo" del sax. "Warmer in heaven" di Talmor si apre con l'assolo
del bassista. I tempi variano di continuo ma in questo improvvisare l'interplay
è sempre ottimo. La conclusione è repentina ed inaspettata. Nel brano "Too"
è il suono fluido del sax a conquistare. Chiude l'album una bellissima "Up too
late" di Swallow che sembra raccontare la nevrosi e la fretta di una giornata
cominciata svegliandosi in ritardo. Il ritmo è spedito e i tre vanno insieme senza
perdersi per un istante: la chiusura ci fa sentire gli applausi di un pubblico soddisfatto.
Laura Mancini per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 09/11/2009
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