|
Ananda Gari
T-Duality
AUAND (2014)
1. Trucks (Gari)
2. Never Late (Gari)
3. Are You Kidding Me? (Intro) (Gari)
4. Are You Kidding Me? (Gari)
5. Fields (Gari)
6. Last Drops (Gari)
7. Don't Forget to Pet Your Cat (Gari)
Tim Berne - sax alto Rez Abbasi - chitarra Michael Formanek - contrabbasso Ananda Gari - batteria
Auand Records di Marco Valente
via XXIV maggio, 40
70052 Bisceglie (Ba) Italy
tel&fax +39.080.3929215
mobile +39.347.6107026
e-mail:
feedback@auand.com
La musica intesa come una via, se non proprio l'illuminazione,
almeno verso la conoscenza di sé stessi e il proprio equilibrio interiore. È questa
l'idea che sta alla base di T-Duality, album nel quale il newyorkese d'adozione
- ma pugliese di origini -, Ananda Gari, amalgama le fragranze sonore della
tradizione indiana con quelle più moderne del jazz occidentale, cui aggiunge il
suo più intimo contributo di sensazioni, emozioni, pensieri, entusiasmi. Si tratta
di un audace album concettuale, legato all'ipotesi dell'esistenza di ulteriori dimensioni,
in aggiunta alle quattro già note alla fisica. Dimensioni che anche la musica contribuisce
ad aprire, fondendo free jazz, etnicità indiana, e sprazzi di jazz classico.
Un album che immagina una particolare modernità, sulla scia del Giuoco delle
perle di vetro di Herman Hesse, ovvero caratterizzata da una parte da avanzate
conoscenze tecnologiche, e dall'altra ancora legata a radici puramente umanistiche,
sensibile alle esigenze spirituali degli individui. Radici suggerite dai toni sommessi
delle sette composizioni originali, toni volti a creare un intimo equilibrio fra
le parti, a loro volta suddivise in scritte e improvvisate. Ecco quindi nascere
le dimensioni evocate dal titolo, quelle stringhe estemporanee che, come la shelleyana
cupola multicolore, macchiano il bianco splendore dell'eternità.
In ognuno dei brani spiccano i lunghi fraseggi del sax alto di Berne, a quali si
affianca la chitarra di Abbasi, a simboleggiare la stringa quantistica che s'inserisce
nella realtà conosciuta. Una chitarra particolarmente ispirata, che aggiunge un
tocco di contemporaneità urbana all'introspettiva base ritmica di batteria e contrabbasso.
I cambiamenti di ritmo conferiscono all'album una gradevole dinamicità, quasi si
trattasse di un universo che si allarga e si restringe.
Never Late, con la pigra batteria d'apertura, accompagnata da un solenne sax,
vira, sul finire del primo terzo, su dinamiche note di soft rock, suonate con garbo
da Abbasi. Particolarmente introspettiva l'apertura di Fields, dove il sax
di Berne si esibisce in un a solo che sembra l'elegia di un'esistenza ai margini,
prima di inserirsi in un caldo dialogo con la chitarra e il contrabbasso. Sette
brani, caratterizzati da un non comune equilibrio compositivo, per un jazz maturo,
vocato all'astrazione, che evoca squarci di sole, angoli di quieta solitudine, insistito
e struggente riaffiorare della memoria, e il tentativo di raggiungere un'armonia
cosmica che vada al di là dell'essere umano, includendo anche gli animali, le piante,
i fiumi, le stelle, le maree.
Niccolò Lucarelli per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 876 volte
Data pubblicazione: 03/01/2016
|
|