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Produced by Luciano
Franchi, Alberto Stefanello, Edi Dario
Executive producer: Marco Valente
Recording: Udine, June 2004
Engineer: Stefano Amerio
Cover Photo: Pietro Bandini |
Bizart Trio
Hope
1.
T Tango (Bearzatti)
2.
Soap bubble (Bearzatti)
3. From Halab to Damascus (Bearzatti)
4.
Caorle
(Bearzatti)
5.
End of this love (Bearzatti)
6.
Assenza
(Romano)
7.
Il camino
(Romano)
8.
Body-trap
(Bex)
9.
Kids
(Bearzatti)
10.
Hope (Bearzatti)
samples available on Auand web site
Francesco Bearzatti
sax,
clarinet
Emmanuel Bex organ,
electronics
Aldo Romano drums
Special Guest:
Enrico Rava
trumpet
on # 1,2,4,6,9
Guests:
Enrico Terragnoli
guitar
on # 5
Oscar Marchioni
Hammond organ
on # 5
Paolo Mappa
drums
on # 5,10
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Auand Records di Marco Valente
via XXIV maggio, 40
70052 Bisceglie (Ba) Italy
tel&fax +39.080.3929215
mobile +39.347.6107026
e-mail:
feedback@auand.com
IIa prova del BizartTrio capeggiato dal sassofonista Francesco Bearzatti. Con Aldo Romano alla batteria (…e chitarra) ed Emmanuel Bex all'organo,
dopo oramai tanti concerti insieme, il trio si muove in modo assolutamente equilibrato nei ruoli, nelle dinamiche, nelle intenzioni e nelle invenzioni musicali.
E' un trio in cui ad ogni azione dell'uno corrisponde una reazione dell'altro spesso quasi anticipata e comunque sempre assolutamente on time. Il trio è talmente ben rodato da permettersi di ospitare senza "costrizioni" la tromba di Enrico Rava il quale, a sua volta, si colloca all'interno dell'impianto
sonoro con estrema naturalezza. Lo dimostrano i brani che vedono il trombettista
ospite, a cominciare da
T Tango
in cui Rava sfodera un ottimo solo che aumenta l'intensità del pezzo sino a cogliere dei sovracuti
che diventano l'idea iniziale del solo di
Bearzatti il quale coglie perfettamente "l'urlo finale" della
tromba di
Rava come in un ideale, armonioso, passaggio di testimone. La sonorità della tromba ben si integra anche in
Caorle, consueto omaggio alle sue origini questa volta sotto forma di bossa nova.
Così come nello scenario da sala da ballo anni '50 evocato da
Soap Bubble,
dove i due fiati conducono la loro danza all'unisono, sorretta dalle armonie
insistenti di Bex.
Nel duo con la chitarra classica suonata da Aldo Romano, Enrico Rava interpreta soavemente il melanconico Assenza
su cui, forse, sarebbe stato interessante ascoltare il tenore di
Bearzatti. Ed è proprio il tenore di
Bearzatti a convincere più di ogni altra cosa: una voce splendida, una capacità interpretativa di spessore al punto da sembrare che parli direttamente con l'ascoltatore. E questo lo si può apprezzare in ogni brano persino nell'esecuzione rock di
Endless of this Love
dove lo stridore del sax si mescola al suono distorto della chitarra fino a confondersi formando quasi una voce corale. Ma
Bearzatti, si sa, ama anche il clarinetto che usa con rimarchevoli risultati nel brano dal sapore parigino,
Il Camino
di Aldo Romano, riuscendo a far immaginare proprio un vecchio camino nell'intento di raccontare secoli di storia che gli sono scorsi dinanzi. Su questo brano va però una particolare nota di merito a Emmanuel Bex che all'organo
supporta Bearzatti non solo nel sostegno ritmico e armonico ma anche
improvvisando tempestivamente frasi che si contrappuntano in modo esemplare. Un
altro esempio emblematico dell'intesa che esiste tra questi musicisti.
In From Halab
to Damascus
è ancora il clarinetto di
Bearzatti a guidarci, questa volta, tra i vicoli di una fusione di
suoni tra l'Arabia più pura e le contaminazioni mittileuropee dell'hammond di
Bex, con i tempi dettati dal magrebino tambureggiare di Romano.
Accattivanti le rincorse asistoliche di
Kids,
sospinte da un veloce drumming e da sonorità ancora una volta piuttosto fuori
dagli schemi.
Su Aldo Romano non si può dire assolutamente nulla se non che presenzia con classe e maestrìa, con saggezza e regolarità qualsiasi sia la direzione intrapresa dalla loro musica divenendone interprete ed ispiratore al tempo stesso al pari dei suoi compagni.
Il CD si chiude con la title track,
Hope, la quale merita un particolare encomio non tanto per la coinvolgente e bella linea melodica o per l'arrangiamento, quanto per l'emozione che riesce a trasmettere nei suoi undici minuti in cui si passa dal soft-funk al quasi jungle offrendo un escursus di tutto ciò che è racchiudibile all'interno di una semplice parola inneggiante alla speranza di un mondo migliore, di un uomo migliore, di un destino migliore. Durante l'ascolto di questa composizione, non possono non scorrere nella mente dell'ascoltatore immagini, eventi che purtroppo oramai caratterizzano costantemente la nostra attualità. Rimane una grande speranza, che tutto ciò non diventi inconsapevolmente una consuetudine…Bearzatti, in una performance di assoluto rilievo, si rende portavoce ideale di questo auspicio riuscendo a porre nell'esecuzione di Hope tutta la sua interiorità
maggiormente ravvisabile nel meraviglioso primo minuto di introduzione solitaria
del sax.
E la speranza risiede proprio nel recondito desiderio di poter ascoltare solo le dolci note che pervadono il tema anziché gli scenari più apocalittici che sono alimentati, nell'immaginario, dai passaggi più elettronici presenti nel brano.
Il Bizart trio si colloca senza dubbio tra le più interessanti espressioni musicali attualmente in circolazione riuscendo a dosare avanguardia, melodia, tradizione e coinvolgendo l'ascoltatore in un inebriante percorso musicale.
Marco Losavio, Alceste Ayroldi per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 06/12/2004
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