Dialogs – mostra di grandi tele di
Arturo Carmassi
featuring
Francesco Bearzatti,
Marco
Tamburini e
Achille Succi
Palazzo Primavera, Terni
di
Antonio Terzo e Francesco Albanese
foto di
Paolo Acquati e Leonardo Schiavone
Un viaggio – anzi tre – attraverso le "grandi tele" che il maestro
toscano ha realizzato dagli anni '90
ad oggi, nella sua ricerca incessante verso le possibilità espressive
del segno e della creazione, mediante l'impiego di materiali diversi,
legno, ferro, sabbia, corde, cartone su tela, e la relativa elaborazione
di tecniche d'assemblaggio.
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Comunicatività. Questa la parola chiave – senza essere pretenziosi
– che potrebbe definire il solo performance di
Marco Tamburini, tromba e flicorno. Ed anche i fiati
di
Tamburini divengono itineranti in questo tragitto, liberando
le note, a volte delicate a volte irrequiete, attraverso le diverse
sale in cui l'esposizione si articola. Dietro di lui i visitatori, trascinati
dalla musica dentro i colori accesi – il rosso delle passioni, il nero
delle inquietudini, il bianco della trascendenza – delle istallazioni
artistiche di Carmassi, gli occhi persi nella penombra delle sale, l'orecchio
teso alle sfumature della tromba e del flicorno. Abile
Tamburini a lasciarsi suggestionare e a suggestionare
il proprio auditorio, tracciando linee musicali i cui cromatismi, controllati
e filtrati dalla sordina, variano l'umore dello strumento a seconda
delle sensazioni.
Comunicatività. E interazione. Non solo quella
con le emozionanti opere hanno guidato il suo "concerto", ma anche interazione
con gli astanti, quando nell'ultima sala – guarda caso quella dedicata
alle realizzazioni del maestro ispirate al jazz – battendo sulla tromba,
il fiatista ha invitato il pubblico ad "aiutarlo", facendosi tenere
il tempo accompagnato al ritmo di "clave" in battito delle mani ed eseguendovi
sopra When the Saints
go marchin' in.
Senza bis, perché le cose belle "soffrono"
le ripetizioni.
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Strumento d'emozioni. È ciò che può infine individuarsi come caratteristica
del solo di Achille Succi, che intendendo la propria funzione
di "commentatore musicale" della mostra in maniera ancora diversa rispetto
ai due colleghi che lo hanno preceduto, si sofferma e fa stazionare
il proprio pubblico dinnanzi alle opere da cui si sente ispirato, attirato,
trattenuto dall'immenso e spesso nero di "A futura memoria" prima,
e dai papiers de "La petite promenade" poi: doppie posizioni
e diatonie al sax alto, fitti arpeggi, growl e colpi d'ancia
al clarinetto basso. E qualcuno fissa le grandi tele, altri si distende
per terra a guardare il soffitto, od i chiaroscuri della sala, le luci
soffuse, i profili traslucidi, le silhouettes, le schiene di
chi sta più avanti, alcuni perfino ad occhi chiusi; ma tutti sono penetrati
dalla sonorità ipnotica e rilassante, sognante e voluttuosa dell'ancista
modenese, le cui spire melodiche sembrano camminare le forme tridimensionali
delle opere esposte. Ed anche per lui, alla fine, gli applausi sono
scroscianti.
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27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 10/07/2005
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