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Marco Tamburini
Contemporaneo Immaginario
Note Sonanti (2011) DISTR. EGEA
1. Il mercato delle spezie
2. Nebbie
3. Arabesque
4. Contemporaneo immaginario
5. Oltre l'orizzonte
6. Blu elettrico
7. Il suono del vento
8. Albe
9. Medina
10. Knives Out
Marco Tamburini
- tromba e live electronics
Stefano Onorati - pianoforte
Stefano Paolini - batteria e live electronics
Vertere String Quartet
Giuseppe Amatulli - violino
Rita Paglionico - violino
Domenico Mastro - viola
Giovanna Buccarella - violoncello
Non è tanto per scrivere un pistolotto esornativo, ma la prima notizia è che è nata
una nuova casa discografica: Note Sonanti. Luogo di nascita è la bella Martina Franca
(in provincia di Taranto), ben nota per le note d'opera che ricoprono il Festival
della Valle d'Itria (omnia mundis conosciuto e riconosciuta vetrina di produzioni
classiche di valore); mentore è Pasquale Mega, jazzista di ottimo lignaggio (valente
pianista) e attivo organizzatore di eventi in Puglia. Mission (parrebbe
impossible) lottare contro la pirateria da anni dilagante e restituire fiducia
ai musicisti, al pubblico ed al mercato. Al momento il catalogo è ancora – ovviamente
– disadorno, però sono ben chiari gli intenti dell'etichetta: premiare e sospingere
il jazz di qualità, non scontato e garbatamente contaminato, senza eccessi e, soprattutto,
evitando quei manierismi di stile che, sempre più, echeggiano in Italia (grazie
all'appassionata esterofilia italica).
Marco Tamburini, tra i migliori e più creativi trombettisti italiani
ed anche eccellente didatta, apre la linea editoriale con Contemporaneo Immaginario
con il suo Three Lower Colours: Stefano Onorati, versatile pianista livornese, e
Stefano Paolini, batterista romagnolo dalle molteplici esperienze. Si affianca al
trio il Vertere String Quartet, quartetto d'archi già parecchio attivo nel settore
jazzistico, particolarmente attento nel mantenere in equilibrio gli assiomi della
musica colta con le note sincopate.
Un mix artistico dal quale ne fuoriescono circa sessantacinque minuti di musica
bella, mai scontata. Una chiara matrice filmica pervade tutti e dieci i brani –
aspetto che Tamburini sta curando in modo particolare, vedasi a tal proposito, le
sonorizzazioni di Sangue e Arena – senza mai stufare o far brontolare per
l'assenza di improvvisazione.
Un lavoro ricco di commistioni, accentuate dall'uso dell'elettronica, che accarezzano
l' ambient music (Il mercato delle spezie, Oltre l'orizzonte)
in modo gentile, utilizzando una struttura composita. La tromba di Tamburini acquista
doti vocali nei caldi e suadenti toni della bella Nebbia, con un incalzante
sustenium ritmico dei sempre bravi Vertere String Quartet, le dinamiche aperte
e coloristiche di Paolini, ed un melodico assolo di Onorati. Arabesque, segue
il titolo, ma nulla è scontato. Un lavoro che sorprende ad ogni volta d'angolo,
anche per la freschezza compositiva volta a disegnare vivide immagini attraverso
le tensioni ben costruite (Contemporaneo immaginario), purperee elettrificazioni
drum'n'bass attraverso l'onomantica Blu elettrico; attraverso suoni rarefatti
e particolarmente curati nelle armonizzazioni (Il suono del vento), il modern
mainstream complesso e tonificato dall'elettronica e dalle note zigzaganti del quartetto
d'archi (Albe); punte di moderna orchestralità ritmicamente spezzate dai
tamburi di Paolini (Medina) e le melodiche invenzioni contemporanee, eleganti
e metricamente complesse, cariche di ogni tipo di sfumatura, come nell'ottimo arrangiamento
di Stefano Onorati di Knives Out dei Radiohead.
Un disco avvincente, che mette in mostra un palpabile interplay e detta nuove
regole e crea nuovi emozionanti scenari.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 18/10/2011
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