Credo, in tutta onestà, che il trio di Francesco Bearzatti abbia rappresentato, negli ultimi tempi, una delle novità più interessanti nel panorama della musica jazz italiana.
Per questo, e non avendo ancora ascoltato il loro ultimo disco, ero veramente ansioso di vedere come se la "cavavano" alle prese con quella sorta di mostro sacro del jazz di casa nostra che è ormai Enrico Rava.
Vi anticipo subito che i musicisti che si sono esibiti nel minuscolo e bel teatro comunale di Cesenatico non hanno deluso affatto né me né il resto del pubblico.
Certo, il concerto è iniziato un po' in sordina…e questa volta è proprio il caso di dirlo perché solo alla fine del terzo pezzo, e peraltro per caso, l'ineffabile tecnico del suono si è accorto di aver dimenticato di accendere il microfono che
Bearzatti usava principalmente per il tenore.
Incidente a parte,
Bearzatti e compagni iniziano a scaldarsi con qualche pezzo tratto da
Virus, il loro lavoro precedente: su Zou Zou
Romano e Bex costruiscono trame sonore aperte che reggono perfettamente l'inabissarsi e il rispuntare del tenore di
Bearzatti, che chiude rievocando spiriti onirici insieme all'organo. È poi la volta del clarinetto con Hey!, tra i ritmi e le "melodie urbane" di
Bex e il primo solo di Romano.
Ma è poco prima che
Rava entri sul palco, annunciando quasi simbolicamente l'ingresso nei lavori presenti sul nuovo disco –
Hope –, che il gruppo è caldo al punto giusto.
Bearzatti e Bex iniziano l'uno a sfoderare quel suo bello ed energico lirismo, l'altro la sua speciale musicalità altalenante tra l'intellettuale ed il naïf (bella l'esecuzione de Il Camino).
Con l'ingresso di
Rava il quadro è completo e l'inimitabile stile dell'ospite si diffonde contagioso sul palco. Francesco Bearzatti si libra in un solo bellissimo, una sorta di canto, urlato sulle sapientissime ragnatele sonore che
Romano e Bex non smettono mai di tessergli. Il quartetto è ormai decollato: si esibisce in un bel Milestones in cui
Rava offre al pubblico un solo sentito, appassionato, seguito da
Bearzatti che viene lasciato addirittura in solitaria per poi atterrare sugli stregati fraseggi dell'organo di
Bex. Romano prende lo spazio per il suo solo per poi scandire il ritmo di un bel finale corale.
Nei due pezzi successivi spiccano ancora l'elegante stile di
Rava (in particolare su Assenza, bellissima composizione di Romano) e l'energico e caldo tenore di Francesco Bearzatti, che concede gradualmente sempre più spazio alla sua ispirazione, alla quasi contabilità dei suoi soli. È lo stesso
Rava a complimentarsi con lui.
Il gruppo chiude formalmente il concerto con una composizione di
Bearzatti, da Virus stavolta: H.C., in cui è ancora la tromba a regalare alla platea un saggio di stile con un solo semplice ed elegante intrecciato sulle note del tema.
Ma il bis non poteva mancare, e mi pare si tratti ancora una volta di una composizione -molto bella- di
Bearzatti intitolata Soap Bubble, una sorta di marcetta con cui i musicisti sembrano quasi voler accomiatarsi dalla platea…Il finale è un'esplosione di
Rava e
Bearzatti. Escono tra gli applausi, rientrano solo loro due, accennano all'unisono Straigth, no chaser….e stavolta salutano per davvero.
È stato un bel concerto. La musica del quartetto è una musica larga, che respira, fatta anche di pause, di spazi aperti…ma soprattutto è una musica dove trovano posto senza sopraffarsi a vicenda, anzi, arricchendosi reciprocamente in un'autentica contaminazione, l'eleganza di
Romano e l'originalità visionaria dell'organo di Bex da una parte; la grande vena lirica di
Bearzatti e l'inimitabile "voce" di Enrico Rava dall'altra.