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Otello Savoia Dispair 5et
Cromosoma Alfa
Caligola 2137
I Arabesque 6:21
II Her Birthday 4:19
III Jungle Trip 3:35
IV Poulette 5:05
V Roar 2:45
VI Il ritorno 3:36
VII Circle Game 5:22
VIII Splatter 4:15
IX Waltzin' 3:50
X Di riffa o di raffa 4:02
XI Dans le ventre du Souk 3:33
XII Requiem For Pedro 3:30
XIII Un giorno, forse… 6:03
Otello Savoia - double bass and acoustic
guitar, comp.
Dario Volpi - guitar and loop
Francesco Bearzatti
- tenor sax and clarinet
Michele Polga - tenor sax
Franco Dal Monego - drums
Recorded on September 14, 15- 2010.
Il quintetto DISPAIR, qui al secondo cd – il primo risale a dieci anni
fa – con la medesima formazione eccetto il batterista che prima era Zeno De Rossi,
è una bella realtà del nostro jazz, fresca e attuale. Savoia ha polso da leader,
pur mantenendo il suo strumento piuttosto sullo sfondo, e conduce i compagni di
viaggio in un territorio affascinante, fatto di composizioni originali ben strutturate
e diverse tra loro, che agganciano l'ascoltatore sin dall'inizio. La front line
dei fiati è tra le migliori che si possano desiderare (più ardito e innovativo Bearzatti,
più legato alla tradizione ma altrettanto valido Polga), e la chitarra di Volpi
fornisce colore e ricchezza armonica, ben supportata dalla ritmica. I brani evidenziano
curiosità, viaggi esotici, atmosfere che vanno dall'iniziale Arabesque, che
trasporta nel deserto nordafricano come Dans le ventre du Souk, a Jungle
Trip, sorta di allucinazione urbana con grande spazio per la generosa chitarra
di Volpi, all'estasi clarinettistica sudamericana di Roar, alla avvincente
fusion de Il ritorno, a Circle Game, dai toni misteriosi e notturni,
al rock acido ed elettrico di Splatter, al rilassante ¾ di Waltzin',
a canzoni venate di ispanica nostalgia come Requiem For Pedro, a ballad delicate
e suadenti (Her Birthday, Poulette). Una menzione anche per gli arrangiamenti,
semplici ed efficaci, che contribuiscono a delineare la specificità del quintetto.
Vincenzo Fugaldi per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 15/07/2012
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