Un unisono fra contrabbasso e pizzicato del violino che immette in un
suadente tango, Tan-go
appunto, tema languido recitato a turno prima dal clarinetto e poi dall'archetto:
così si apre in tutta la sua vermiglia passionalità
Rosso Fiorentino, album
intestato al batterista
Alessandro
Fabbri, autore di tutti i brani originali e degli arrangiamenti,
che si accompagna a
Nico Gori alle ance (clarinetti e sax soprano), il cubano Ruben
Chaviano Fabian al violino, Paolo Ghetti al contrabbasso ed in
questa prima traccia anche alla chitarra acustica di Luca Gelli. Il ritmo
leggero del drummer fiorentino viene accentato dal brioso contrappunto di
Ghetti, sotto l'appassionato violino di Chaviano, musicista che ha
il merito di proseguire la lezione dei migliori violinisti-jazzisti, aromatizzandola
con i sapori speziati tipici della sua terra d'origine. Fabbri rispolvera una poco
eseguita composizione di Fats Waller,
Jitterbug Waltz, restituendola
a nuovo splendore con un proprio arrangiamento elegantemente percussivo, cornice
ad una pregevole escursione del contrabbassista, tocco grasso ed intenso, che prosegue
in rilievo anche in fase d'accompagnamento, per poi scivolare in walking bass
sotto il levigato e glissante clarinetto di Gori. Ottimo anche il bilanciamento
delle parti fra i vari strumenti, fino al vibrato finale del clarinettista.
La successiva Gonzales
ospita l'accordion di Paolo Cardoso, atmosfera ancora argentina ma
questa volta nel suo spettro più aspro, reso dai toni acidi del violino, dalla pungente
e nervosa armonia disegnata dallo strumento ospite, e dal sincopato drumming
di Fabbri
stesso, con pronunciato uso dei tom. Guizzante il violino, penetrante il
clarinetto basso, artefice di un trascinante intervento solistico. L'intro di
Domino è affidata alla
pulsante combinazione fra charleston e ride, a cui si sovrappongono,
ora all'ottava, clarinetto e contrabbasso, incalzati dal violino e dall'abile gioco
di volume della chitarra, ad azzerare l'attacco del plettro. Quindi il contrabbasso
segna la cadenza sulla quale le varie voci percorrono e attraversano ognuna a proprio
modo il tema, mentre sotto, la batteria di Fabbri prende possesso di tutta la sua
timbrica espressiva. Solo contrabbasso per introdurre
Egeo, un minuto di riflessive
declinazioni prima di sostenere la batteria – ancora un ritmo dal sapore latin
in cui emerge, come in un altorilievo, il beat in levare – e gli altri strumenti,
violino, chitarra e clarinetto in testa, cui si aggiunge il flauto di Sebastiano
Bon.
Particolare la trascrizione di
Little Umbrellas di Frank
Zappa, dove spicca una personale interpretazione ad opera di Chaviano, vivida
estemporaneità affiancata dalle pennellature percussive di Fabbri, dove il motivo
è lasciato alle liquide sonorità del clarinetto basso, punteggiato da lievissimi
abbellimenti del flauto traverso. Profondità quasi acquatiche con l'udu drum
e tinte caraibiche nelle percussioni di
Fabbri
per Strange blues, brano
– fra i più freschi del cd – che ammicca al funky con il suo ritmo contratto, sottolineato
dalla sobria elettrica di Gelli e dai singhiozzanti fraseggi del soprano.
Interessante, a chiusura del proprio coinvolgente assolo, il raddoppio vocale di
Chaviano, fiancheggiato dal felpato flauto di Bon, anch'esso "cantato"
in contemporanea, e seguito dalla ripresa tematica, in intersezione di tutti gli
strumenti. Tornano protagonisti il clarinetto e la leggerezza di
Fabbri
sulle pelli per l'ellingtoniana
Angelica, una lettura che
ne evidenzia le venature latine, quasi un calypso, grazie all'accordion e
– soprattutto – alla linea ritmica impressa dal batterista toscano. Brillante Gori
al clarinetto, ricco il periodare di Chaviano, in reale stato di grazia,
e sullo sfondo del turn-around finale si stagliano i colpi di
Fabbri.
Chiude La Boca, altro
tango che rievoca le sonorità piazzolliane, e che lasceremo agli ascoltatori gustare
in piena autonomia nei differenti apporti strumentali dei solisti.
Insomma, un altro suggestivo capitolo dell'abile e polimetrico percussionista
fiorentino, che aveva già al proprio attivo invidiabili collaborazioni (con
Luca Flores
nel celebre Love for sale, con
Toots Thielemans
e più recentemente con
Dave Liebman),
ma che con quest'esordio da frontman si attesta fra i più vivaci jazzisti
del panorama italiano.
Antonio Terzo per Jazzitalia