In un troppo quieto e affollato panorama discografico nazionale questo è un disco che si impone con forza. Semplicemente perché punta in alto, rischia, si confronta con la storia della musica afroamericana, ne ricerca i più profondi legami con la madre Africa. Ma non solo, un gruppo di giovani talenti che in tre tracce ci regala il contributo di uno dei miti viventi della storia del jazz, quel Tony Scott che suonò a fianco di Charlie Parker, Billie Holiday, nell'orchestra di Ellington, tanto per capirci.
Ma in questa formazione Scott non è un'icona, una memoria storica, un semplice valore aggiunto, bensì la prova vivente della continuità della ricerca che egli avviò, in anni non sospetti, verso le musiche "altre" e il lavoro del gruppo di
Espinoza.
La formazione attiva dal '99 ha elaborato, sia sul piano del suono che stilistico, un marchio oramai riconoscibile, già ben documentato dal convincente esordio con Vita Nova (Philology, 2000), ma quest'ultima fatica sottolinea sia i caratteri della maturità compositiva e di direzione di Espinoza che dell'intera formazione.
La scelta dell'hammond di Pee Wee Durante che sostituisce il contrabbasso, crea un impasto sonoro del tutto originale, un impulso ritmico molto marcato come una rarefazione delle atmosfere. Il violino di
Emanuele Parrini, oramai consacrato tra i numeri uno di casa nostra dopo l'esperienza con l'Italian Instabile Orchestra, da un contributo molto prezioso nell'arricchimento dei momenti "religiosi", negli unisoni con l'alto, come una direzione molto moderna e grintosa nei soli. I clarinetti di
Mariottini, non sfigurano affatto vicino al grande guru e maestro Scott, trasognati e astratti in uscite di raro impatto emotivo.
Andrea Melani, se ce ne fosse stato bisogno, riconferma le grandi qualità timbriche e dinamiche del suo drumming moderno, solido e creativo. Vicino a lui
Goma Parfait Ludovic offre l'affascinante sapore etnico e ancestrale delle sue percussioni. In questo gruppo di talenti Espinoza irrompe con il suo alto,ora colemaniano ora coltraniano, frizzante, pieno di idee, irriverente, ironico, in una musica circolare che gira intorno a se stessa e trascina in una catarsi collettiva. In questo mirabile incastro di equilibri ed emozioni non convince l'uso della voce e dei testi che forse va più meditata perché gli stessi si inseriscano meglio nel discorso collettivo senza sembrarne un copro estraneo. Tutti i brani sono godibilissimi, ma forse