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Dinamitri Jazz Folklore
La Società Delle Maschere
Rudi Records (2012)
1. Terra 9.50
2. Acqua 6.50
3. Fuoco 6.40
4. Aria 8.14
5. Blues Africane 5.35
6. Bashir 3.30
Dimitri Grechi Espinoza - alto sax
Emanuele Parrini - violin
Beppe Scardino - baritone sax
Pee Wee Durante - hammond organ, Fender Rhodes, Clavinet,
electronics
Gabrio Baldacci - guitar
Andrea Melani - drums
Simone Padovani - percussion
Piero Gesuè - voice on #5, 6
Il nuovo disco del gruppo di Dimitri Grechi Espinoza va nella direzione
di un jazz primordiale con le radici ben piantate nella "Madre Africa" e gli ultimi
rami ad attingere linfa vitale dalla scena chicagoana, dall'Art ensemble in poi.
Sembra, infatti, ci sia un salto vertiginoso e voluto su tutto quanto sta in mezzo
fra le origini e le avanguardie del collettivo AACM. Il cd ci propone una musica
materica forgiata su ritmi ossessivi e tribali su cui si intrecciano, si appigliano
le voci delle due ance e del violino. Chitarra e tastiere, dal canto loro, si sistemano
vicino a suoni in stile rock pesante o blues di frontiera per aggiungere particolari
attualizzanti ad un flusso sonoro di suo arcaico e liberamente derivato dalla New
Thing. I brani evolvono come un vero e proprio rito seguendo una procedura similare.
Si distingue, inizialmente, una copertura ritmica di stampo africano o africaneggiante.
Le percussioni si concentrano su alcune figure fortemente caratterizzate che ripetono
con microvariazioni per tutta la durata del brano. Gli interventi dei sassofoni
si innervano su una struttura tutto sommato poco elaborata per spostare l'asse in
un'orbita free o post-free, senza decisivi sfasamenti nel percorso. I soli si alternano
in un'onda sonora polifonica di notevole spessore. Gli strumenti elettrici servono,
invece, a sottolineare elementi di pop visionario e vibrante nell'ordito dei vari
pezzi.
I titoli richiamano gli elementi costitutivi del nostro pianete: terra, acqua, fuoco,
aria. In questo si cela l'intenzione di andare oltre le sovrastrutture intellettuali,
per immergere le mani nella sostanza materiale pura e sporcarsele con gusto. Si
schierano convinti dall'idea portante del leader il sax baritono e clarinetto basso,
profondi e selvaggi di Beppe Scardino.
Il violino di Emanuele Parrini disegna linee oblique, sinuose, memore della
lezione di Leroy Jenkins, ma è più europeo nell'approccio agli archi. Gabrio
Baldacci e Pee Wee Durante sono importanti per creare un fondale doppio,
dopo le percussioni, fra un funky e una fusion poco domestici. Andrea Melani
e Simone Padovani risentono eccome del recente viaggio nel Mali. Hanno "
sciacquato" i loro tamburi nelle oasi nordafricane e lo si avverte chiaramente.
Interviene nelle ultime due tracce il cantante Piero Gesue, in un grammelot italo-maliano
(quest'ultimo inventato) curioso ed efficace. La sua voce "black" si riallaccia
a quella di Sadiq Bey, collaboratore del DJF nel 2007.
Dimitri Grechi Espinoza dopo essere ritornato ad un jazz più canonico, di
impronta cool, nel precedente disco inciso in duo con Tito Mangialajo Rantzer,
riprende a viaggiare su coordinate avventurose e impervie e dimostra di trovarsi
a meraviglia in questa situazione, anche come solista oltre che da bandleader. Giù
le maschere allora, create da F.Biancalani. Questo jazz non ha bisogno di travestimenti:
è genuino e colto al tempo stesso, così come si presenta.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 17/06/2013
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