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Tiziana Ghiglioni
Non Sono io (Musiche di Luigi Tenco)
© Philology (2010) Data di pubblicazione: 15 Mar 2010
1. Io sono uno
2. Ragazzo mio
3. Pensaci un po'
4. Ballata della moda
5. Arcobaleni
6. Quasi sera
7. Non sono io
8. Ormai
9. Un giorno di questi ti sposerò
10. Se sapessi come fai
11. Una vita inutile
12. Ragazzo mio
13. Se sapessi come fai
Tiziana
Ghiglioni - voce
Stefano Bollani
- voce (piano in "Ormai")
Emanuele Parrini - viola, violino
Giorgio Li Calzi - tromba, elettronica
Nico Gori -
clarinetto, sax soprano
Paolo Alderighi - pianoforte
Tiziano Tononi - batteria
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Tiziana
Ghiglioni ritorna ad interpretare Luigi Tenco dopo due fortunati
cd, incisi negli anni 1993 e
1998. In questa occasione ha voluto accanto
a sé un gruppo di musicisti di diverso "credo" stilistico. Tiziano Tononi
ed Emanuele Parrini rappresentano, in un certo senso, l'avanguardia e la
continuità con le sue ultime produzioni artistiche. Paolo Alderighi è il
pianista "classico", con "sulla punta delle dita" (come direbbe De Gregori) il jazz
e la musica accademica. Giorgio Li Calzi è un davisiano doc, ma si ingegna
pure nelle manipolazioni elettroniche.
Nico Gori
è uno dei "Visionari", prima di tutto, un fiatista abituato, cioè, ai cambi improvvisi
di programma, come impone il band leader,
Stefano
Bollani, in grado di prendere l'iniziativa, quando occorre, anche in
situazioni imprevedibili o impreviste. Infine, come cantante, figura il sorprendente
Stefano
Bollani. Il canto è una sua passione e lo stesso dice di essersi sentito
lusingato di comparire in un disco con la sola sua voce, tranne che in "Ormai"
dove suona anche il pianoforte. Lui così estroverso e istrionico si cala nella parte
con modestia e spirito "gregario".
Scelti gli ingredienti, la "padrona di casa" ha selezionato il repertorio, pescando,
per la maggior parte, in brani non ancora incisi in precedenza. I piani di lettura
del cd risultano molteplici. Bisogna mettere in evidenza, innanzitutto, l'opzione
per una versione asciutta, essenziale del mondo "tenchiano" con un retrogusto di
malinconia "partecipata" da parte delle due voci. Allo stesso modo si deve rimarcare
la volontà di una ricerca timbrica piuttosto insistita, ad esempio, nei dialoghi
inconsueti fra clarinetto e violino o, soprattutto, nella base elettronica che proietta
in un'altra dimensione pezzi composti per essere resi con un'orchestrazione non
invasiva o protagonista. A volte l'elettronica, assente comunque, in diverse tracce,
finisce per "straniare" o delocalizzare canzoni che hanno una loro poesia scabra,
un messaggio diretto non nascosto, come "Ragazzo mio". In questa "perla"
del grande cantautore il sottofondo creato da Li Calzi risulta, alla fin fine, pleonastico
e un po' fastidioso. Nelle altre canzoni il confronto o il contrasto reggono bene.
Un altro piano di analisi ci porta a considerare l'apporto dei vari musicisti.
I sei protagonisti compaiono insieme in due soli brani, mentre si "riducono" a quintetto,
quartetto, trio nelle altre tracce. Tutti portano un loro contributo al progetto,
contenendo, a volte, la loro espressività o esuberanza. Mi riferisco, in particolare,
al drumming mai fuori dalle righe di Tiziano Tononi. E il batterista è uno che,
quando è il caso, "picchia" con decisione sulla pelle dei suoi tamburi. Paolo Alderighi,
da parte sua, ribadisce la sua olimpica "classicità" con un accompagnamento pieno,
ma mai sovrastante le voci di Bollani e Ghiglioni. Parrini inserisce un timbro particolare,
anche pizzicando le corde del violino, creando climi di stampo contemporaneo nell'economia
del discorso. Gori interviene a proposito con il clarinetto e il sax soprano con
improvvisazioni controllate a dovere. Di Bollani si è detto; si può aggiungere che
"Ormai" ha un carattere sofferto, nostalgico ed elegiaco allo stesso modo
ed è sicuramente fra i momenti migliori del disco. Oltre a questo, sono da ricordare
senz'altro le due versioni di "Se sapessi come fai" e "Arcobaleni",
una canzone di Ghiglioni e Alderighi che sembra scritta quarant'anni fa, ma è senza
tempo. Detiene, infatti, una sua classicità, un suo rigore stilistico, una sua personalità.
Non particolarmente indovinate risultano, per contro, le letture dei versi di Amiri
Baraka e Antonia Pozzi, all'interno di "Un giorno di questi ti sposerò" e
di "Ragazzo mio" rispettivamente. Sono canzoni che dicono tutto già da sole.
Non hanno la necessità di essere impreziosite da ulteriori suggestioni o significati.
La cantante savonese è "tornata sui suoi passi, sulla vecchia strada"
(come cantava Celentano) con un disco dai molti meriti e con qualche lieve difetto.
Non siamo di fronte ad una prova che apre nuove prospettive nel connubio "canzone
d'autore-Jazz". La proposta rinforza, però, l'idea che il repertorio di Luigi
Tenco possa essere interpretato con diverse chiavi di lettura, quella del jazz in
testa alle altre. Non dimentichiamo che il cantautore di Ricaldone era pure un sassofonista
e che aveva per modelli Paul Desmond e
Lee Konitz.
Gianni B. Montano per Jazzitalia
24/10/2006 | Stefano Bollani, Rita Marcotulli, Andy Sheppard, Bobo Stenson tra i protagonisti del Brugge Jazz 2006 (Thomas Van Der Aa e Nadia Guida) |
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Data pubblicazione: 06/06/2010
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