Suonare nello stile di Django Reinhardt
oggi, dopo che si è detto tutto, trascritto di tutto, riconosciuta tutta la sua
grandezza, genialità, potrebbe risultare rischioso o "spocchioso". Per
farlo, se da un lato si deve aver acquisito la tecnica, dall'altro si deve saper
porre tale tecnica al servizio di un'idea comunque nuova, di per se originale.
I Nuvoli nasce con
l'intenzione di far confluire le esperienze e le idee musicali di vari artisti
in uno stile che a volte si può associare a quello del chitarrista manouche per
eccellenza solo perchè i suoni acustici identificano quell'universo, ma di
fatto, nel modo esecutivo, nel fraseggio, nelle dinamiche, vi è rimasto in
alcuni casi ben poco. Altrimenti brani come Etnaintment di Gilbert Becaud non si potrebbero
diversamente proporre. Il clarinetto di Nico
Gori vi immette tutta la poesia e delicatezza che tale tema richiede
e la profondità del contrabbasso di Vernuccio
fa da sfondo alle chitarre piene, pur nel lento svolgersi del brano.
Analogamente, e a maggior ragione, ciò vale per alcuni dei brani di composizione
di Martini.
I Nuvoli, andamento
swingante intrecciato ad una conduzione pacata della melodia. Tema familiare in
cui ci si adatta subito per immergersi in questo fascinoso suono
a-là-Reinhardt che vede nell'accordion e nel clarinetto due elementi
atti ad arricchire proprio le sonorità a cui si fa riferimento. Petite Danseuse, un 3/4 che
richiama il minuetto, ballo proprio di origine francese. Gaia e Un Giorno di Pioggia, sound mediterraneo, melodia molto
piacevole, in sui si frappone l'energia di Antonello
Salis che, come accade in vari momenti dell'album, spesso fa un uso
brillante della voce doppiando le note dei suoi soli.
Le dediche vanno da Miraldo che, tra l'altro, è stato anche il nome scelto dal
regista Toni Gatlif per evocare nel film Swing proprio la figura di
Django, impersonato da un grandioso chitarrista come Tchavolo Schmitt,
alle onde di Saint Malò,
caratteristica cittadina del Nord della Francia. Jean "Matelo" Ferret è
stato chitarrista al fianco di Django nel mitico Quintette du Hot Club de France
e a lui è dedicato Matelo Swing
dove il secco e corposo accompagnamento marca l'andamento ritmico su
un tema articolato ed emblema della padronanza tecnica di cui Jacopo
Martini è dotato. Di Porto Cabello, dello stesso Django, è riproposta la parte
lenta iniziale mentre al punto del cambio di tempo, qui parte un vorticoso
Django's Tiger, dedica al
Sommo che non poteva mancare in cui, oltre alla significativa incursione della
chitarra di Martini,
da rilevare, finalmente, un'ottima escursione del vibrafono di Ian
Dapreda.
Due cover "pericolose": Sweet Georgia Brown e Nuages. La prima, eseguita innumerevoli volte da Reinhardt
persino con giganti quali Coleman Hawkins e Benny Carter, dopo un inizio
orientaleggiante marcato da fisarmonica, violino e clarinetto attraverso un
bridge della chitarra si trasforma in un corroborante swing denso di mirabili
assoli, a cominciare da quello del leader che presenta una pulizia di fraseggio
e un'ottima capacità di costruzione del solo fino ad un unisono con clarinetto e
violino che coglie poi il testimone per eseguire, a sua volta,
un'improvvisazione di pregevole fattura. Nuages è il brano emblema di
Django, è un po' il suo "Libertango", è il brano che lo ha reso famoso in
ogni angolo della terra. Bel coraggio allora proporlo, ma se lo si propone come
fanno qui Jacopo
Martini e Antonello
Salis rincorrendosi in un eccellente esecuzione
chitarra-fisarmonica-voce-fischio...i dubbi svaniscono del tutto e non si può
non rimanere quindi pienamente soddisfatti dall'ascolto di questo lavoro. Il
contenuto è colmo di elementi originali. Su uno sfondo solidissimo offerto dalla
precisa e metronomica chitarra di Francesco Federici e dal robusto e
calibratissimo contrabbasso di Nicola
Vernuccio (sorregge ogni brano con una "cavata" davvero rilevante),
la chitarra di Jacopo
Martini (una graditissima sorpresa sotto ogni punto di vista) si
libra ostentando una sicurezza e una spavalderia tipica dei musicisti manouche
condita però dal giusto pizzico di mediterraneità e con un'attenzione
particolare anche ai solisti che gli sono a fianco fornendo loro spazio
sufficiente. E' il caso di Nico
Gori al clarinetto, intenso e poetico nell'esposizione dei temi, di
Emanuele Parrini al violino, anch'esso sciorinante tecnica e classe, di
Ian Dapreda al vibrafono che se chiamato in causa risulta contestuale
come gli altri, di Antonello
Salis alla fisarmonica, istrionico, unico. Musicisti scelti quindi
con grande sapienza poichè sono tutti in grado di offrire la loro identità
storica e culturale apportando fattori che pongono il giusto livello di varietà
e imprevedibilità all'ascoltatore oltre ad aprire il progetto ad ambiti più ampi
di quelli a cui il "solo" suono a-là-Django potrebbe
far ambire.
Marco Losavio per
Jazzitalia
Questo nuovo CD è esotico, sensuale, fa sognare, ed è spesso
ballabile. Nella tradizione di Django Reinhardt, inclusa l'aggiunta della
fisarmonica, del clarinetto e dello scat vocale, Jacopo
Martini ha composto e inciso una scelta di brani veramente speciali
che mettono in luce il genere chitarristico degli esordi, oltre a composizioni
di Django Reinhardt, suoi, e di Gilbert Becaud, tra gli altri.
Brani particolarmente significativi:
# 1 – I Nuvoli –
Composto da Jacopo
Martini. Un solo di basso snoda questa incisione entusiasmante con
accenti multietnici. Un clarinetto ricco di anima si fa sentire al di sopra
delle chitarre, di un violino e di una fisarmonica. La fisarmonica melodica ed
entrambe le chitarre si fondono con uno scat staccato prima di dissolversi in
maniera eloquente.
# 3 - Etmaintenent -
Composto da Gilbert Becaud. Un solo sussurrato dal clarinetto conduce una
sensibile conversazione tra chitarra, basso e clarinetto. Un'interpretazione
ispirata e versatile.
# 9 – Porto Cabello/Django's Tiger
– Variazioni Api – Composti da Jacopo
Martini, Django Reinhardt e Ian Dapreda. Una chitarra
conduce l'ensemble orchestrale, prima che il vibrafono, il basso ed il violino
sfocino in un Django Swing. Ancora una volta, il brano si scioglie in un
refrain malinconico.
# 12 – Nuvoli in dissolvenza
– Composto da Nicola
Vernuccio. Il basso solistico da un tocco affascinante a questa
sensazionale incisione. La prima traccia echeggia e poi va in dissolvenza.
Questo importante CD all'interno della comunità jazzistica
internazionale dovrebbe essere un successo immediato.
Dr. Roberta E.
Zlokower
traduzione Eva Simontacchi