Irene Grandi & Stefano Bollani
Conferenza stampa di presentazione del disco
Milano, 22 ottobre 2012
di Gaetano Petronio
foto di Francesca Capozzi
C'era aria di ottimismo alla conferenza stampa
di presentazione del disco di Irene Grandi &
Stefano
Bollani. Finalmente la musica di qualità era di pubblico dominio sia
per i giornalisti del nazionale sia per quelli più specializzati di mensili e siti.
Si perché quando due esponenti di spicco di due mondi così diversi s'incontrano
non solo è la musica che ne giova ma ne giova chi può parlarne perché non può che
parlarne bene.
Ecco che allora la conferenza stampa di un disco di questo calibro inizia con la
materia prima che lo ha generato: la musica dal vivo. Così i due partono a suonare,
Irene al microfono e Stefano al piano, e ci regalano belle versioni di "For Once
in my life" di Stevie Wonder, "Olhos nos olhos" di Chico Buarque e "Costruire"
di Nicolò Fabi.
Cosa significa suonare il pianoforte oggi con una cantante che viene dalla musica
pop, anche se ne ha gli strumenti?
Siamo molto contenti dei brani che abbiamo registrato e siamo orgogliosi di aver
tradotto un brano come "Olhos nos olhos" in italiano. Questo disco voleva essere
un modo per suonare insieme, solo all'inizio abbiamo avuto problemi con il repertorio
poi la registrazione è avvenuta in 10 giorni con uno spirito jazz da "buona la prima".
Come vi è venuto in mente di registrare un brano come "Viva la pappa con il pomodoro".
Vi hanno chiesto di partecipare a Sanremo?
La seconda risposta è no, la prima è sintomo di una volontà di cercare qualcosa
di diverso dal piano bar e cercare di metter in luce quell'aspetto auto-ironico
che ci ha spinto a suonare quel pezzo. E' un'idea di Irene e l'arrangiamento è tipicamente
suo. Non ciò che è pop viene da Irene e non tutto ciò che è bossa/jazz viene da
me.
Perché adesso? E' sintomo della casualità o di un momento opportunistico?
Non c'era quest'intenzione, è stata un'opportunità per suonare con un amico di talento.
Inoltre, arriva anche in un momento di crisi discografica e vuole essere una sperimentazione
per cercare di offrire un'anima diversa. E' anche casuale il fatto che esca il disco.
Poteva uscire già un paio di anni fa e, invece, esce in maniera un po' bizzarra,
un po' di nascosto e poi abbiamo deciso di darlo in licenza.
Qual è il vostro rapporto con il Brasile e la musica brasiliana?
Mi è sempre piaciuto ascoltare la musica brasiliana – risponde Irene Grandi - e
Stefano mi ha suggerito il repertorio di Chico Buarque o un pezzo bellissimo,
che non compare sul disco, è "Ritratto in bianco e nero" che ho amato moltissimo.
Il disco dura tre quarti d'ora. Dal vivo come l'arrangerete? Per Irene, tu come
vivi un'esperienza come questa?
IG: A me piace, nella vita, rischiare un po' e mi è piaciuto moltissimo esplorare
questi spazi e queste pause perché penso che mi valorizzino di più. Penso che esplorerò
ancora questi spazi.
SB: Il concerto durerà di più e ci saranno anche dei brani brutti, anche perché
nel disco abbiamo dovuto cercare di seguire certe dinamiche, paradossalmente questo
lavoro sarà interessante dal vivo.
Come vi siete immersi nella dinamica jazz?
Ci è piaciuto inserire alcune sonorità nuove mentre alcune cose le abbiamo scartate
seguendo la logica del "buona la prima". Ci sono delle canzoni che abbiamo escluso
dal disco.
Come si sposano Chailly e Grandi? E Sanremo?
SB: A Sanremo direi no. Tra Chailly e Irene non c'è niente in comune. Per quanto
riguarda Irene è bello suonare insieme ed è un piacere poter lavorare con lei. E'
stato bello perché mi è stato possibile lavorare sulla sua voce e sulle canzoni.
IG: Per quanto riguarda Sanremo non mi mancherà e Sanremo ha dinamiche talmente
differenti…
SB: Sicuramente non abbiamo messo un target a questo progetto.
Sappiamo della svolta acustica di Irene, e Stefano? Hai cantato in questo disco?
Pensi ad una svolta da cantante pop?
Si c'è un pezzo di Thomas Ellis in cui canto. Io non mi sento ancora abbastanza
giovane per partecipare ad X Factor, Amici, senza cognome…sembrano tutti un po'
orfani.
Sei pronta Irene a ritornare sulla tua strada o vuoi fermarti qua (come ha fatto
Rossana
Casale)?
Mah, quest'esperienza mi è piaciuta molto e mi ha dato modo di sviluppare ricerca
e questo ruolo mi appartiene anche nella musica pop. Poi, sinceramente, mi ha un
po' stufato la nuova musica pop, specialmente quella femminile, con questo muro
di suono aggressivo. La mia musica è sempre stata un po' acustica ed ora, forse,
sarò un po' più esigente.
A quanto pare non avreste potuto fare questo progetto con altri, non è così?
Per noi è sempre così, in tutti i progetti che affrontiamo.
Quale sarà il futuro di Bollani?
Beh, mi sto prendendo il tempo per fare un disco di composizioni mie per l'ECM.
Che cosa facevate nei "La Forma" (il gruppo in cui suonavano quando avevano 20
anni)?
Era un gruppo dove ci piaceva suonare insieme e avevamo un repertorio un po' strano
perché eravamo tutti un po' diversi. C'era anche Marco Parenti.
Mai una storia tra di voi?
IG: No, ci dispiace, ma no…ce l'aspettavamo questa domanda…no.
SB: Io ero quello che raccontava le vicissitudini amorose e gli altri mi davano
consigli.
Tra l'altro, a proposito dei La Forma, nessuno ha messo in video le esibizioni di
quei tempi.
Con questa scusa il duo si esibisce suonando "La Forma", il brano che dava nome
alla band e che mette in luce la natura funky-blues del gruppo. La conferenza si
chiude lasciando la speranza che in futuro possano avvenire altri incontri tra pop
e jazz che, purtroppo, ancora qualcuno non si rassegna a tenere separati.
Le etichette sono una cosa, la musica un'altra!
24/10/2006 | Stefano Bollani, Rita Marcotulli, Andy Sheppard, Bobo Stenson tra i protagonisti del Brugge Jazz 2006 (Thomas Van Der Aa e Nadia Guida) |
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Data pubblicazione: 01/12/2012
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