Dopo A tribute to Charlie Parker di
Francesco
Cafiso (2005), la collaborazione tra Umbria Jazz Records e Giottomusic prova
a bissare il successo della formula orchestra d'archi-solisti jazz. Stavolta il
progetto è del sassofonista Mirko Guerrini, che ha scritto gli arrangiamenti
e diretto l'orchestra (anche in questo caso I Solisti di Perugia), mentre
nel ruolo dei solisti ha coinvolto due suoi amici nonché collaudati compagni di
diversi progetti musicali:
Stefano
Bollani e Daniele Mencarelli.
Spesso per un musicista jazz essere accompagnato
da un'orchestra d'archi rappresenta una sorta di celebrazione, il riconoscimento
per la propria musica di una certa "classicità", di aver superato ormai gli steccati
culturali e di pubblico della "musica popolare". Non è questo, tuttavia, il caso
di Bollani,
che è già passato attraverso esperienze del genere (in Concertone del 2004,
per esempio); l'approccio di
Bollani
a questo tipo di progetto musicale assomiglia piuttosto a quello di
Uri Caine:
una curiosità e una propensione alla sperimentazione che travalica i generi musicali
e li fonde insieme. Forse è per questo motivo che Guerrini ha scelto proprio
il musicalmente camaleontico
Bollani
come compagno ideale in Italian Lessons.
Infatti, per molti aspetti Italian Lessons non assomiglia affatto
a tanti esperimenti affini, in cui l'utilizzo dell'orchestra d'archi fa da pomposo
contorno e ornamento all'esecuzione in stile jazz, scadendo talvolta nel kitsch.
Guerrini ha provato, invece, a salvaguardare le atmosfere che un'orchestra
d'archi rievoca e, a partire da queste, ha arrangiato i brani propri e di
Bollani.
Il risultato è che Italian Lessons suona come un'unica e omogenea sinfonia,
qua e là impreziosita – ma non stravolta – da arrangiamenti più ritmici o dagli
assoli bluesy e swing di
Bollani,
come in Nascondino e soprattutto in
Wolfunk. E quando Guerrini imbraccia il
sax e lo suona da jazzista - quasi per non intaccare l'omogeneità della sua "opera"-
lo fa in coda al cd, in Lo Spazzino del Cirko,
brano in cui è lasciato anche maggior spazio all'assolo di Mencarelli.
In Italian Lessons c'è più Vienna che New Orleans, più valzer che
swing o blues; anche i titoli dei brani originali sembrano suggerirlo:
Asburgico, Waltzin' Greta,
Qualcuno inventò il valzer. E, pertanto, non
è affatto pretenziosa l'interpretazione del Concerto K488 di Mozart in
Divagazioni su un tema di Mozart; anzi, è l'altro
brano non originale, Felipe di Moacir
Santos, a diventare quasi un valzer. Atmosfere e suggestioni da Mitteleuropa
primi Novecento.
Dario Gentili per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
24/10/2006 | Stefano Bollani, Rita Marcotulli, Andy Sheppard, Bobo Stenson tra i protagonisti del Brugge Jazz 2006 (Thomas Van Der Aa e Nadia Guida) |
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Data pubblicazione: 25/08/2009
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