Brad Mehldau
piano solo
'Round Midnight, 9 luglio 2005, Teatro
Morlacchi (Perugia)
di
Antonio Terzo
foto di
Paolo Acquati
Ormai non nuovo alle
soirées perugine,
Brad Mehldau
riesce comunque ad incantare il pubblico dell'Umbria Jazz, in qualunque combinazione
si presenti, in gruppo o da solo. E lo ha rifatto lo scorso
9 luglio
al Teatro Morlacchi per il piano solo del 'Round Midnight, che registrava il "tutto
esaurito" già da qualche settimana.
Ed è anche strano che, con un musicista che come lui passa per essere
piuttosto introverso, uno soltanto sia il brano originale inserito in programma,
proprio quello con il quale comincia la splendida notturna musicale, frutto probabilmente
di creazione estemporanea, dato che il titolo indicato dalla scaletta –
Untitled –
non
sembra risultare in alcun riferimento discografico: la sinistra altalena da una
parte all'altra del muro di crome staccate e cadenzate dalla destra, a stillare
un tema suggestivo e sospeso fra il registro basso ed i medio-acuti. Mentre per
il resto, è stato un gradevolissimo succedersi di standards del jazz e brani
di rock contemporaneo riletti attraverso la personale e
lucida
interpretazione del moderno pianismo jazz del nostro, dove ad
Exit Music dei Radiohead
ha potuto far seguito Bewitched,
introduzione maestosa, un tracciato tematico che definire lirico è poco, quindi
si avvolge in accenni rag-time con estrema mobilità delle dita per l'intera
tastiera, che il pianista scorre spedito, guidato dalle linee ideali della sinistra
al basso, chiaro indizio di lucidità concettuale ed espositiva.
Ritmo cantilenante, quasi dissonante, frasi ripetute per modulazioni tonali
di note, pianismo martellante per
Countdown di Coltrane,
che consente a Mehldau lunghe costruzioni periodiche, affascinanti e magnetiche.
Delicatissima e molle, invece è
I fall in love too easily,
talmente sottile che a scuoterla quasi potrebbe infrangersi, mentre nell'inciso
irrompe una certa robustezza. Ipnotico, il disegno cattura, e senza alcuna interruzione
si passa al successivo Paranoid
Android, ancora dei Radiohead, dove le note si rincorrono a turbinare
sui tasti. Sul finale, l'incedere imperioso, regale, quasi una densità di note rachmaninoviana
e comunque romantica, per From
this moment on.
Ancora sorprendente alternanza fra le due mani, a creare colori ed atmosfere
sempre nuove in un continuo richiamarsi reciproco, sinistra tema e destra a cavalcare
e scavalcare scale, frasi semplici e ripetute in nuove formulazioni ritmiche: è
il bis, River Man, che
conclude un piano solo che ha dunque enfatizzato -se possibile- l'aura lunare del
personaggio, ma che non ha per niente fatto rimpiangere la formula del Mehldau Trio,
riuscendo a calamitare l'attenzione dei presenti, nonostante l'ora tarda, unico
appunto su questo concerto che sicuramente avrebbe meritato una più accessibile
collocazione temporale.
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Data pubblicazione: 20/07/2005
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