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Konitz, Mehldau, Haden, Motian
Live At Birdland
ECM 2162 (2011) DISTRIBUZIONE DUCALE
1. Loverman
2. Lullaby Of Birdland
3. Solar
4. I Fall In Love Too Easily
5. You Stepped Out Of A Dream
6. Oleo
Lee Konitz - sax contralto
Brad Mehldau
- pianoforte
Charlie
Haden - contrabbasso
Paul Motian - batteria
Quando quella fresca sera del 21 dicembre 1996
al Jazz Bakery di Los Angeles, sito al 9814 di Helms Avenue, tra la Ford's Filling
Station ed il Kirk Douglas Theatre fecero il loro ingresso sul palco tre distinti
signori, vestiti casual, aspetto confidenziale e affabile, rilassati nella loro
imperturbabile mise invernale, nessuno – nemmeno loro – avrebbe osato indovinare
sugli esiti di due concerti e di una musica che come spesso accade nelle grandi
occasioni, poteva benissimo spiegarsi da se. Senza libri ne particolari manuali
di storia del jazz.
Uno, proveniente dalla Florida, era un pianista che incuriosiva non poco, giovane
leone della scena newyorchese ma già accreditato al fianco di Joshua Redman.
L'altro, un antico guerriero del contralto, protagonista eroico del cool
e di vecchie scorribande orchestrali oramai destinato a raccontare la storia della
musica afroamericana, mentre il terzo, al contrabbasso, era un tizio occhialuto
e con qualche problema di udito. Qualcuno lo ricordava per un decennio insieme a
Keith
Jarrett o quando formò un'orchestra stellare, altri quando lo avevano
visto incidere alcuni vangeli insieme a
Ornette
Coleman.
I dischi che uscirono dalle performance al Jazz Bakery li conosciamo tutti (si tratta
di "Alone Together" e di "Another Shade Of Blue" pubblicati entrambi
per la Blue Note).
A quindici anni da quella esperienza esce ora un terzo lavoro, stavolta registrato
dal vivo al Birdland di New York nel dicembre
2009, che vede oggi la luce presso l'etichetta ECM con l'aggiunta
di un altro pilastro del jazz mondiale: quel Paul Motian oggi ottantenne,
ieri al fianco di Thelonious Monk, di
Bill Evans,
di Paul Bley e
Keith Jarrett.
Ed è subito musica con il richiamo ancestrale ed esoterico di Lover Man,
con le linee sinuose di Konitz che finge di non conoscere il tema, l'oscurità
catartica di Haden che nel suo solo accenna a Bye Bye Blackbird,
l'accuratezza quasi inaspettatamente storiografica di Mehldau che lascia
libero arbitrio all'orologio del tempo, procedendo avanti e indietro da Teddy Wilson
a Jarrett, a Bley.
Il piglio confidenziale, l'ammaliante ed elegante scenografia dello storico locale,
il silenzio tra le spazzole di Motian, evocano l'apparizione di I Fall
In Love Too Easily dentro una sospensione ipnotica e irreale.
Gli altri racconti narrati dai quattro personaggi dissimulano i temi nella loro
decostruzione semantica, disponendo talvolta la secrezione della melodia in favore
del "ricordo della melodia" stessa.
Così si disvela la musica, agile e volatile nel vento magnifico di Lullaby Of
Birdland con un Mehldau da oscar.
E se in Solar il pianto di Konitz diventa un canto intonato da un
alto precipizio, l'azione corale impressa su You Stepped Out Of A Dream ne
annuncia la rinascita e la dissepoltura.
Altro che ricordi. Altro che nostalgia. Konitz oggi ottantatreenne, cavalca
le onde delle più belle tempeste del jazz. Le domina e le spegne trascinando i suoi
compagni sull'isola felice di Oleo. Standard sintomatico che
sigilla un disco meraviglioso ed un evento difficilmente ripetibile.
A meno di sorprese gelosamente custodite dentro forzieri ancora da conquistare.
Gianmichele Taormina per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 26/06/2011
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