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Charlie HADEN e Jim HALL
Intinerari Jazz - Rovereto - 9 novembre 2002
di Vito Mancino
Il duo può
essere, soprattutto se formato da musicisti di gran calibro, una vera e propria
formula magica; una formazione scarna eppure capace di trasmettere ogni singola
"sfumatura sonora".
Dopo una
"costretta" Dave Holland big band infatti ,che ha aperto l'edizione di quest'anno di
Itinerari Jazz di Rovereto e Trento, stasera
è stata la volta dell'attesissima formazione composta da due leggende viventi
della musica jazz: Charlie Haden e
Jim Hall.
Entrambi gli
artisti hanno spesso prediletto tale formazione con risultati sempre
straordinari. Basti citare solo il meraviglioso
Undercurrent
di Jim Hall con
Bill Evans o il recente
Beyond the Missouri Sky
inciso da Haden insieme a Pat Metheny.
Ebbene anche
questa volta l'unione si dimostra assolutamente propizia.
I due
musicisti, ormai non più giovani, tengono il palco con la disinvoltura di due
diciottenni che si trovano per strimpellare un po' dopo la scuola…e incantano
un teatro gremito in ogni ordine di posto.
A dirla tutta
l'avvio non è proprio entusiasmante: i due attaccano un blues su cui più che
altro si riscaldano un po'…ma d'altronde quello che riservano più tardi alla
platea fa dimenticare completamente le leggere incertezze avvertite nei primi
minuti di concerto.
Si entra nel
vivo già dalla seconda bellissima
All the things you are
in cui Hall sfoggia
con classe e senza alcuna presunzione tutta la sua maestria: dopo una breve
intro, il tema viene solo di tanto in tanto lasciato intuire, è sussurrato,
minimalizzato con un gusto davvero
unico. Haden intanto si diverte anche lui accennando qua e là alcune singole
note del tema per poi sprofondare in un assolo che preluderà ai veri e propri
capolavori ritmico-melodici della successiva stupenda
Night Four.
I due si
cimentano poi in una bella composizione di Joe Lovano dedicata allo scomparso Ed Blackwell
dal titolo purtroppo rimastomi ignoto. Haden è ormai a pieno
regime: Jim Hall se ne accorge e lo lascia completamente da solo ad intessere
musica pura. Il contrabbassista sembra tirare fuori le sue frasi da un cilindro
magico senza mai dare l'impressione di strafare. Il suo solo è semplice e
delicatissimo, suonato piano ma con
straordinaria energia.
Segue una
composizione dello stesso Haden dal
titolo
Hello my lovely
dove entrambi sono ormai del tutto sciolti e giocano
citando l'uno le frasi dell'altro in un incantevole intreccio.
Il pezzo di
chiusura è
Lonely woman
dove ancora una volta è soprattutto Hall ad incantare
il pubblico suonando da solo come un'orchestra intera sempre peraltro seguitissimo
da Haden che lo asseconda compiaciuto prima di lanciarsi in un altro delicatissimo
solo.
I due
concedono un solo bis peraltro straordinario dove la musica sembra sgorgare da
sola in una fusione perfetta tra i due strumenti.
L'unica cosa
che mi ha lasciato l'amaro in bocca è stato il fatto che il concerto sia
terminato così presto; sarei potuto rimanere ad ascoltarli per ore credo senza
annoiarmi affatto.
Tuttavia il
mio consiglio spassionato a qualunque amante della musica, non solo jazz, è
quello di andare a sentire quei due…quello che si ascolta infatti non è solo
jazz ma musica allo stato puro; è suono approdato alla sua bella delicatezza
dopo chissà quali complessi e tortuosi percorsi, è maestria senza presunzione
alcuna.
Vito Mancino
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Data pubblicazione: 12/01/2003
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