Ciao a tutti, mi presento in due parole: sono (1a) Francesco (2a), classe 1962, in altre
parole...da vent'anni un forte appassionato di musica e da 15 chitarrista non
professionista che comunque ha trascorso e trascorre molte ore sullo strumento
comprese quelle passate a rivedere e
a risuonare "mentalmente" interi passaggi di brani sentiti dal
vivo.
Sento in questo momento
un po' di...come dire...lieve "disagio" nel rivolgermi ad una web
community non in tempo reale ma...così buttando giù un testo scritto quale
resoconto di un evento a cui ho partecipato.
L'evento in oggetto è stato il seminario di due giorni tenutosi il
30 aprile
e
il
1° maggio 2000
(più concerto finale in serata) in quel di Pomigliano d'Arco
(NA) nella piccola ma ben attrezzata Unlimited Guitar School sotto la direzione
organizzativa del dott. Carmine d'Onofrio ed artistico-musicale del M° Pietro
Condorelli...un attimo d'attesa.
Sento già la domanda: "seminario con
chi?".
Rispondo subito dicendo che si tratta di un distinto signore della
tenera età di 70 anni, il precursore senz'altro di tutti i nuovi talenti (oggi
ultra quarantenni e più ricchi di lui, grazie anche a lui), chitarrista
personalissimo e atipico tanto da godere dell'ammirazione anche di chi non ama
il suo strumento, un artista complesso ma anche comunicativo e coinvolgente con
una storia musicale alle spalle che lo ha giustamente reso un "must"
del chitarrismo moderno, ma anche un esteta bianco, della musica afro-americana.
Basti pensare che come leader, co-leader vanta collaborazioni con nomi quali: Jimmy Giuffrè 1956,
Moder Jazz Quartet 1959, Ben Webster, 1960, John Lewis 1960, Ella Fitzgerald
1960, Ornette Coleman 1960, Gerry Mulligan 1961/63, Stan Getz 1962, Bill Evans
1962 e 1966, Sonny Rollins 1962, Paul Desmond 1963/65, Eric Dolphy 1963, Art
Farmer 1964, Lee Konitz 1967, Ron Carter 1972/82/84, George Shearing 1981,
Kronos Quarte 1985, Michel Petrucciani e Wayne Shorter 1986, Gary Burton 1992,
Mike Stern 1997, Bill Frisel 1997, Pat Metheny 1999...sicuramente qualcun altro
che ho dimenticato.
Questo distinto signore
con baffi, occhiali e...D'Aquisto risponde al nome di James Stanley (Jim)
Hall, Buffalo, 4/12/1930.
Non è certo mia intenzione farvi la cronaca dettagliata minute-by-minute
delle
due intere mattinate e due interi pomeriggi dedicati al workshop. Voglio solo
esporvi alcune foto e "ritagliare" intorno ad esse dei piccoli
resoconti di emozione e profonda ammirazione provate al
cospetto di cotanto personaggio, visto così da vicino, con la bellissima
sensazione di essere lì insieme ad altri partecipanti (una cinquantina) dai 25
ai 45 anni. Alcuni hanno realizzato il "faticoso" sogno di
suonare in duo con altri allievi dinanzi a lui e anche con lui; brivido, con lui
in persona, che "suonava" con te, scendendo con classe ed eleganza al
tuo livello, non disdegnando anche compiaciuti sorrisi di approvazione se si
riusciva a tirar fuori, seppur in così poco tempo, una "propria"
voce, una pausa, una personale "chiarezza" sonora anche in poche note
(clearity è stata la sua parola più usata per la descrizione della
qualità di un buon solo).
Jim Hall, infatti, ai lati del piccolo palco, appoggiandosi col braccio su uno
spigolo dell'ampli, o sulla spalliera della prima sedia alla sua sinistra,
ascoltava attentissimo ogni attimo delle brevi esecuzioni di standard fatte
dagli allievi in duo. Molti di loro, piuttosto tesi per l'occasione ma anche
emozionati per il piacere di non lasciarsi scappare l'occasione, sono stati
invitati sia dal loro maestro Pietro Condorelli che direttamente dal
"mostro sacro" al motto di: "There is someone who wants to
play?" come quando si è ad una festa tra amici e ti chiedono di strimpellare
qualcosa...
Lo stesso Jim, comunque, diceva alla piccola e raccolta platea di non preoccuparsi
eccessivamente e che sapeva benissimo che chiunque sarebbe salito lì a suonare
avrebbe reso quasi a metà delle sue possibilità. A onor di cronaca, cito le
esibizioni che ci sono state e che potete vedere e sentire:
Fai click qui per
ascoltare le esibizioni degli allievi
Adesso
è ora veramente di mostrarvi le foto che mi riguardano direttamente che,
preciso, non potevano essere scattate
usando il flash poiché lo stesso Jim non lo gradiva.
Detto questo, la prima foto che vi mostro presenta Jim in posa con occhi chiusi.
Ho infatti "ingannato" Jim dicendogli che non c'era il flash ma...dopo
ha sorriso comunque.
Elementi didattici
Riguardo il materiale didattico fornito vi mostro alcuni estratti.
Esso si compone di sole cinque pagine più una trascrizione di "Frisell
Frazzle" dedicato a Bill Frisell e presente su "Dialogues" Telarc
CD-83369 su cui è suonato proprio in duo con Frisell.
Fai click qui per
ascoltare l'audio e visualizzare lo spartito di "Frisell Frazzle"
Poi c'è stata la presentazione di "Erb Update" una
composizione di Jim dall'album "The Lee Konitz Duetz" del '67. Nelle
note di copertina G. Schuller lo definisce un lavoro "impressionista"
per il quale Hall non portò in studio materiale tematico ma un grafico
piramidale con sole indicazioni relative alle dinamiche e alle estensioni. Jim
ha detto che lo si poteva interpretare in qualsiasi modo - accordi o note - e
con qualsiasi melodia, l'importante è modulare, come da schema, volume e
velocità del suono.
Nelle altre pagine sono elencati una serie di "spunti" di discussione
su importanti tematiche riguardanti la chitarra, il jazz e l'improvvisazione.
Alcuni preziosi consigli, elencati i maniera sintetica, riguardano l'uso delle
dinamiche e di elementi da sfruttare in contrapposizione quali:
CONSONANTE |
DISSONANTE |
SUONO |
SILENZIO |
SEMPLICE |
COMPLESSO |
LENTO |
SVELTO |
ecc... |
|
Tali elementi della musica erano di volta in volta illustrati attraverso esempi
musicali eseguiti direttamente sullo strumento da solo o in duo con il
bravissimo Pietro Condorelli.
Fai click qui per
ascoltare le performace con Pietro Condorelli
I suggerimenti "visivi" e
"sonori" che uno come Jim Hall sa dare sono davvero tanti a cominciare
dal fatto che il suo suono viene fuori senza che egli insegni un metodo
particolare specie riguardo tecnica e diteggiatura. Infatti non si è mai
soffermato su particolari sequenze di note mostrando scale e/o pattern a-la-Jim
Hall ma ha sempre suggerito, pur usando una sua personale tecnica (ad es.
distanziare i suoni su una stessa corda o su corde non adiacenti), di sforzarsi
a ricreare sempre un proprio tema al momento dell'improvvisazione anche
eseguendo un esercizio semplice di sole quattro note ripetute ciclicamente
durante la progressione armonica. Ciò consente di sapere quello che si sta per
suonare e quindi favorisce lo svincolarsi dallo strumento in se evitando quindi
di ricorrere per forza a pattern presi da qualcun altro, comunque utili in
alcuni casi anche secondo Jim Hall.
La cosa sconvolgente di tutto ciò è riuscire a decifrare proprio nel
suo suono quel sottile "filo rosso" che collega il suo stile proprio a
personaggi come Django Reinhardt e, soprattutto, Charlie Christian.
Infatti, molti affermati critici musicali come Maurizio Franco di Musica Jazz, e
chitarristi come Giovanni Monteforte, sottolineano l'influenza certa di
Christian sulla poetica di Jim Hall.
Potete ascoltare come Jim Hall replica il solo di Christian del brano
"Grand Slam" lasciando intravedere chiaramente come egli in
molti suoi brani abbia estrapolato e poi trasformato il riff Christianiano nella
famosa cellula tematica cioè una forma melodica (shape) che con l'uso
progressivo di tensione ritmica e segnale timbrico finisce con l'esplorare tutte
le possibilità melodiche.
Fai click qui per
ascoltare l'esecuzione di "Grand Slam" e vederne la trascrizione
Riguardo il concetto della composizione in
tempo reale, Jim Hall ha sviluppato un fraseggio, a mo' di esercizio, sulla
progressione di "All the things...". Ha usato dapprima quattro
note fisse portandole poi a cinque, a seconda della sezione del brano, usandole
come se stesse componendo durante l'intera progressione (quasi un esercizio
banale...per lui ma...provateci specie come fa lui distanziando i suoni su una
stessa corda o su corde non adiacenti).
Fai click qui per
ascoltare l'elaborazione di "All The Things You Are"
Ed ora vi mostro una piccola chicca, ciò che
a me ha procurato una scossa pervasiva simile ad un terremoto...
Ore
13,30: avevamo appena terminato una breve chiaccherata con Jim Hall prima di
andare a pranzo nel pub attiguo la scuola e prima che la scuola venisse chiusa
ma, come guidato da un sesto senso mi reintroduco nella scuola. Scendendo le
scale che portavano alla sala d'ascolto ad un certo punto la vedo, la
mitica Archtop D'Aquisto, 20.000$ e una storia infinita da raccontare. Come un
pirata alla vista del tesoro la osservo in religioso silenzio adagiata sulla sua
custodia appena coperta da un lembo di stoffa a scacchiera ricavato da chissà
quale camicia!!
Sembra volersi negare ma l'istinto mi suggerisce di provarci: mi
piego...sfioro il legno del top, leggermente tigrato, bellissimo,
"tocco" i suoi pickup, sfioro il massiccio ponte, appoggio la mano
destra sulle corde, di buon spessore e scorrevolissime, l'adesivo posto sulla
fascia che riporta scritto il nome della moglie Jane. Mi
giro...guardo in cima alle scale...non scendeva nessuno...la fotografo
immediatamente.
Poi
oso, la prendo sulle
ginocchia, la sensazione è irresistibile, alzo appena il volume del CARLSBRO a
cui era collegata e suono il primo accordo che mi viene in mente, copiato
dall'esibizione di mezz'ora prima. Non ho avuto il tempo di tradurlo in sigla.
E' quello di un suo tipico finale arpeggiato tutto in una volta dal basso verso
l'alto. Non vi dico a quanti pezzi sentiti e risentiti ho pensato che siano
"passati" su quello strumento (ad esempio quelli di Power of Three con
Petrucciani e Shorter, l'ultimo duo con Pat Metheny, Jim Hall & Friends,
These Rooms, All Across The City ecc...). Il suono della D'Aquisto è puro,
naturale, sembra non conoscere nessuno degli inconvenienti di una strumento
amplificato. Non è un caso che Jim lo abbia "customizzato" rendendolo
suo, pur essendo un suono che nasce, secondo sua stessa ammissione, ascoltando
Charlie Christian, sì sempre lui...
A questo punto non mi rimane che salutarvi e per farlo uso la stessa frase che
ha detto Jim Hall al termine del seminario:
"This may be what
it's all about"
Un particolare ringraziamento a Massimiliano Scarano per la fornitura del materiale audio e video.
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Data pubblicazione: 08/10/2000
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