Intervista con Bill Stewart & Larry Grenadier
Bologna Jazz Festival 2011 - 12 novembre 2011
di Eugenio Sibona
(si ringraziano l'organizzazione e l'ufficio stampa del Bologna Jazz Festival)
Bill Stewart, una persona istintiva, sempre alla
ricerca di cose nuove
Una cordiale chiacchierata, a poche ore dal soundcheck del concerto per il
Bologna
Jazz Festival, con il batterista Bill Stewart (al fianco di
Pat Metheny),
che ci ha rivelato della sua vita e dei suoi studi. Prima si è costruito una cultura
generale, poi a New York City c'è stata la svolta. Si è potuto specializzare nella
musica, perché lì c'è un ambiente favorevole per gli artisti. Nel mondo di oggi,
però, il marketing usa degli strumenti talmente sofisticati che è difficile sorpassare
certi muri dietro cui si celano fenomeni mediatici che puntano ad altro, piuttosto
che alla qualità della musica.
Pronto per il concerto?
Prima ho bisogno di un caffè. Il vostro espresso è favoloso!
Lei cerca sempre di avere uno sguardo avanti, di sperimentare cose nuove. È difficile
in un'epoca come questa, dove il mondo della musica, è sempre più circondato dalle
esigenze e dai vincoli del marketing e dominano fenomeni più estetici che musicali,
come Lady Gaga.
Mah, sai, intanto il marketing è un aspetto che riguarda ogni singolo genere musicale.
Non solo il pop, ma anche il jazz. Per quanto mi riguarda, io sono più spesso un
"sideman", un ausilio, cioè suono la batteria per gli altri. E di solito sono, invece,
più i leader che rischiano di essere "corrotti" dalle mode e dagli artifici del
marketing. Io ne sono facilmente distaccato.
Come può il Jazz raggiungere, quindi, quelle fasce che sono più attratte dai
fenomeni mediatici?
Veramente non saprei se sia possibile, perché il marketing è molto potente, e usa
strumenti sofisticati, come loghi e altri scenografie, difficile da competere.
Quindi, in cosa consiste, per lei, l'originalità?
Magari si possono provare a realizzare nuove idee, oppure a usare le stesse idee,
ma in modi diversi. E soprattutto, affidarsi molto all'istinto.
Recentemente ha provato a sperimentare i piatti ride [i ride cymbals],
e ha dichiarato che "possono essere molto carini, ma possono anche essere molto
antipatici". Cosa intende esattamente?
È ancora in fase di definizione. A seconda di come li uso, alcune volte sembrano
più rudi, altre mi trasmettono più gentilezza.
Pare che una volta
James Brown,
sorpreso delle sue origini, abbia dichiarato che "non c'è funk in Iowa"?
(Ride) Sì, è vero! Mi è capitato di lavorare un giorno con lui, è stato molto emozionante
e il mio mondo è come cambiato.
Almeno in Italia, i ragazzi da piccoli vanno a lezione di strumenti più classici,
come il piano. Invece è curioso che lei abbia imparato, da solo, a suonare la batteria,
che da noi è meno canonico.
Mi ha aiutato molto ascoltare la musica a casa, imparando le sonorità, poi andare
ai concerti, nei locali dove si suona, stare con la gente e imparare da loro. Comunque
ho avuto anch'io qualche insegnante, a scuola.
Cosa l'ha aiutata di più nella vita e che ha rappresentato per lei ciò che è
ora ?
Beh, sicuramente provenire dal Midwest e poi studiare tante cose all'inizio, non
solo il jazz, quindi formarmi un ampio background. Poi muovermi nell'East Coast,
dove ho incontrato e mi sono potuto confrontare sulla musica con tante persone e
lì mi sono specializzato. Ma, principalmente, è New York City che ha fatto la differenza!
Cosa c'era di così importante?
Beh, l'ambiente era sicuramente molto più stimolante, ovunque andassi sentivi della
musica e potevi trovare nuove idee.
Bologna non sarà come New York, però nel nostro piccolo abbiamo dei locali carini.
Ha presente via Mascarella? Ci sono alcuni locali dove puoi ascoltare un po' di
jazz, passare comunque qualche ora piacevole. Poi abbiamo anche il Bologna Jazz
Festival, appunto. Che ne pensa?
Sì, conosco i vostri locali del centro. Sono belli, mi piacciono molto. Bologna
in generale la apprezzo, è una delle più belle città che ho visto. C'è tanta bella
roba… Soprattutto il cibo! (ride) Quanto al BJF, non sarà il più grande, però è
sicuramente ben fatto, in particolare penso che, comunque, quello che c'è è ben
organizzato.
Apprezzare la vita e farsi apprezzare dal pubblico, Qualche
consiglio da Grenadier.
Subito dopo Bill Stewart, è la volta del bassista, Larry Grenadier:
una persona estremamente solare e positiva, che vive senza rimorsi e gli basta sentire
della musica per sentirsi bene. Cresciuto in un ambiente intellettuale, dove ovunque
le persone parlavano di arte e letteratura, ha cominciato a lavorare nella musica
fin da ragazzo. Anche ora ha sempre rispetto per il pubblico e cerca di farsi apprezzare
anche da chi ama generi diversi.
Senta, so che lei ha studiato profondamente la letteratura, anche quella classica,
ma in particolare apprezza quella inglese. Come descrive questo approccio, visto
che invece in Italia, gli studente vivono lo studio più come un'imposizione?
È stato molto naturale, come per la musica: ce n'era ovunque e gli studenti ne parlavano
molto.
Il be-bop, soprattutto, è un genere molto intellettuale. C'è dell'influenza tra
lo studio e la musica?
Mi piace perché è una perfetta combinazione di cuore e intelletto. Non mi piace
tenere le cose separate. Mi piace perché mi permette di studiarlo, di andare in
profondità, anche di capire perché mi piace e di raggiungere veramente la perfezione.
Come cambia per lei il rapporto col pubblico, se suona in eventi piccoli o grandi?
Nei vari eventi, puoi vedere meglio o peggio il tuo pubblico, a seconda di com'è
strutturato il palco. Probabilmente c'è un sound diverso, e a volte gli impianti
non sono eccellenti, ma ho imparato a dare, comunque, sempre il meglio di me per
piacere al mio pubblico, quindi a rispettarlo. Soprattutto se suoni con gente diversa,
che magari non ti conosce e non sai se la tua musica può piacergli.
Qual è stato il momento più bello della sua vita, e quello invece più brutto,
o comunque in cui hai pensato di non farcela?
Non ho mai avuto questa sensazione. Perché ho sempre provato a fare ciò che volevo,
quindi mi sono focalizzato su quello. Sono sempre stato circondato dalla musica,
e questo è stato molto stimolante. Fin da quando avevo 14 anni, riuscivo a guadagnare
qualcosa con la musica, quindi mi sono concentrato sempre su questo e ho sempre
lavorato in quest'ambito, non ho mai fatto nient'altro. Ho cercato di migliorarmi
sempre di più, e così mi sono sempre più circondato di un numero di persone che
volevano collaborare con me e aiutarmi. Inoltre, cerco sempre di godermi ogni istante
della mia vita, senza pensare ai rimorsi.
Una visione della vita molto positiva e, soprattutto, molto filosofica, quindi.
Sì, non voglio stare a preoccuparmi del domani, o del passato, di cosa avrei potuto
fare. Per me il più bel momento che tu possa vivere è ogni volta che sei circondato
dalla musica. L'altra sera ero a un concerto, potevo sentire bella musica, e mi
sono trovato benissimo.
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Data pubblicazione: 08/01/2012
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