Anna Maria Jopek
è una musicista polacca molto legata alla musica della sua terra ma estremamente
influenzata da suoni, armonie, ritmi provenienti anche dal mondo del jazz.
Balzata
alla "cronaca" per aver realizzato un album molto bello insieme a Pat
Metheny ( Upojenie)
in cui Anna Maria interpreta vari brani del mitico chitarrista completamente riarrangiati
e cantati in polacco fornendo loro un aspetto nuovo ed estremamente coinvolgente.
Metheny, d'altro canto, su questo album sembra particolarmente ispirato anche quando
suona su brani non suoi, come la title track, in cui il suo ingresso nel
solo, spostando l'armonia di mezzo tono in avanti,
marchia
a fuoco il brano col suo inconfondibile brand e lo rende così un piccolo
capolavoro. Di recente Anna Maria ha pubblicato un album, che è anche un DVD,
Farat,
registrato con la sua band formata da musicisti praticamente sconosciuti ma di eccellente
qualità non solo tecnica. Nel live sono tutti molto addentrati alla musica e si
può apprezzare la capacità di questo gruppo affiatato di creare bella musica anche
divertendosi. Non ci siamo voluti far sfuggire quindi l'opportunità di porre qualche
domanda ad Anna Maria Jopek sperando di poterla vedere prima o poi anche nel nostro
bel paese, particolarmente amato dall'artista ma per il momento tra i pochi in cui
non ha ancora suonato.
M.L.: All'età di 19 anni
sei andata a New York per studiare al Music's Jazz Department della Manhattan School.
Successivamente ti sei diplomata in piano alla Chopin's Academy of Music di Varsavia.
Quindi hai una formazione sia classica che jazz. Quali sono le principali influenze
che hanno contribuito al tuo percorso educativo?
A.M.J.: Ho cominciato a 6 anni
sul piano suonando musica classica. Rimasi affascinata da Ravel, Bach, certi pezzi
nostalgici di Chopin. Poi scoprii Mozart, la cui musica si adattava molto alla mia
predisposizione fisica. Mozart avrà avuto mani piccole, proprio come le mie. Era
bello ma erano comunque tempi duri. Più o meno come nel mondo dello sport.
Vincere o morire. Francamente, penso che soltanto due persone della mia classe presso
l'Accademia di Varsavia si occupino di musica nella vita ed io sono una di queste...nessuna
di queste suona il piano. Be', io suono il piano mentre compongo e arrangio, suono
anche su qualche pezzo qui e là, tuttavia mai - o raramente - dal vivo. La Manhattan
School of Music è stata un breve ma intenso episodio. Ero sopraffatta dall'energia
e dalla vibrazione della città (ndr. New York City), frequentavo i clubs, ascoltavo
i miei artisti jazz preferiti, semplicemente respiravo la musica. Mi piace ancora
molto andare a New York. La mia famiglia è qui ma qualcosa accadrà, sebbene l'11
settembre abbia cambiato molte cose nella mia mente. Potendo scegliere, preferirei
non viaggiare molto…in ultimo: i miei genitori erano membri di un famoso gruppo
folk polacco così sono cresciuta con le canzoni popolari polacche di centinaia di
anni fa. Sento ancora di essere fortemente influenzata da elementi etnici che sicuramente
si possono trovare nei miei album. Forse ciò che faccio è equamente influenzato
da tutti questi tre generi: jazz, folk e musica classica. In quest'ordine.
M.L.: Quando hai scoperto
di..."avere una voce"?
A.M.J.: Probabilmente mentre cantavo in chiesa, durante la messa, suonando
la chitarra...devo aver avuto circa 15 anni.
M.L.: Sul DVD
Farat,
un lavoro di ottimo livello, tranne Mino Cinelu , gli altri musicisti poi
non sono molto noti, pur mostrando di essere in grado di suonare qualsiasi tipo
di musica: sembrano inoltre estremamente adatti al modo in cui tu interpreti la
tua musica. Come li hai incontrati?
A.M.J.: Siamo insieme da circa sette anni. Soprattutto con Marek Napiorkowski,
il mio chitarrista e Henryk Miskiewicz, uno dei più deliziosi sassofonisti
viventi.
Tutti
i membri del gruppo hanno progetti propri mentre non siamo in tour. Per me, essere
in questa band da così tanti anni è un enorme vantaggio e spero che siamo riusciti
a sviluppare un sound e un approccio che si possa considerare unico. Ciò mescola
molti stili differenti. Leszek Mozdzer è probabilmente il più colorito, coraggioso,
avventuroso artista tra i pianisti polacchi. Suoniamo insieme occasionalmente, abbiamo
realizzato il progetto con Metheny ma non è stabile nella band. In ogni caso abbiamo
registrato un paio di album insieme come
Barefoot
inciso per la Emarcy in cui Tomasz Stanko ha fornito un importante contributo.
Bzim
– il tastierista – è mio co-produttore in vari progetti. Di solito buttiamo
giù le basi dei pezzi in un suo piccolo studio. Lo dovresti visitare, che posto!
Probabilmente lo hai visto perchè nel DVD c'è una sezione in cui io e Marek parliamo
dei vari aspetti dei brani. Czarek Konrad alla batteria, in tutti questi
anni, non è stato costantemente nella band come gli altri, essendo uno dei più versatili,
sensibili batteristi viventi, molto influenzato dal piano. Robert Kubiszyn
– il più giovane della band, suona sia il contrabbasso che un basso elettrico
Fodera – un vero virtuoso, si è unito
a noi tre anni fa. Un magnifico gruppo.
M.L.: Sempre sul
DVD, si nota che non appena cominci a cantare il brano
Follow Me
di Metheny, tutto il pubblico si alza
in piedi e canta insieme a te. Hai reso questo brano un vero hit!
A.M.J.: Be', onore alla musica di Pat per questo successo...
M.L.: Credo che anche
tu abbia avuto la tua parte...una piccola curiosità, il titolo in polacco è "Tam,
Gdzie Nie Siega Wzrok". Ma che significa?
A.M.J.: Ecco una probabile traduzione del testo il cui originale è stato
scritto dalla mia amica Magda Czapinska:
Più lontano di quanto l'occhio possa vedere
Se vuoi andare più lontano di quanto l'occhio possa vedere
Prendi un respiro profondo e fai un primo passo
Il tuo cuore potrebbe essere spaventato, ma non devi guardarti indietro
E' il solo valore della vita vivendo
Il tuo obiettivo è da qualche parte tra le nuvole
Sii coraggioso! Vai!
Il mondo ama e ricompensa coloro che vanno contro il vento
nell'ignoto
M.L.: Canti sempre in
polacco. Non pensi che ciò possa in qualche modo limitare la diffusione della tua
musica? Hai mai pensato di cantare anche in inglese?
A.M.J.: Ho registrato un album in inglese, dovrebbe essere pubblicato dalla
Universal quest'anno, credo...Forse la prossima primavera. Tuttavia mentre ascolto
i miei artisti preferiti, non capisco neanche una parola ma mi viene ancora la pelle
d'oca. Fai la prova con Angelique Kidjo oppure Richard Bona, tutti
i musicisti brasiliani. Quanta gente parla la lingua di Cesaria Evora, per
esempio? Per non parlare delle opere italiane... Vai a Londra e verifica chi parla
italiano. A volte si tratta di qualcosa di più del mood.
Dall'altro
lato mi piacerebbe che la gente si senta "a casa", capisci. Dal vivo canto qualche
brano in inglese, ho registrato un album...vedremo cosa accade. Aspettiamo.
M.L.:
Effettivamente hai ragione! Se si ascolta la musica
brasiliana, si coglie il suo fascino anche se non si comprende il portoghese! Dall'ascolto
dei tuoi brani si avverte che poni molta attenzione ai suoni naturali. Ogni
suono inoltre ha il suo spazio, il suo tempo e si può chiaramente ascoltare come
esso influenzi il suono globale. Come nascono gli arrangiamenti?
A.M.J.: E' diverso ogni volta, dipende dal brano stesso. Normalmente il compositore
– che si tratti di me, di mio marito Marcin o di Marek – fornisce
l'idea generale. Se è un brano puramente acustico allora proviamo differenti soluzioni.
Se capita che si raggiungano anche 100 tracce registrate, allora Bzim, io
e Marcin impieghiamo settimane o anche mesi per provare quale risulti
la migliore. Poi si va al missaggio che Marcin di solito fa con l'ingegnere. Lui
decide cosa eventualmente sarà del brano finale, mi fido completamente di lui. Sto
moltissimo attenta a come si senta la voce, gli effetti e cose simili. Siamo anche
maniaci riguardo a come dovrebbe essere il suono acustico degli strumenti. Si percepirà
maggiormente nel nostro prossimo album.
M.L.: Ascoltando
Upojenie
sembra come se la musica di Metheny sia stata scritta appositamente per te. Tuo
marito Marcin Kydrynski ha scritto i testi. Come avete avuto l'ìdea di realizzare
questo progetto e come è stata la collaborazione con Pat?
A.M.J.:
Marcin ha scritto molte delle parole dei nostri brani e anche un bel po' di bellissima
musica. Prova ad ascoltare
Biel
o
Piosenka Dla Stasia
, ad esempio. Per anni è andato "matto" della musica di Pat per anni. Conduce
anche un programma radiofonico da circa 15 anni. Mentre crescevo con la musica ascoltavo
quel programma in cui veniva trasmessa la musica di Pat, Sting, Jarrett…Chi avrebbe
mai potuto prevedere che avrei sposato quell'uomo che avremmo realizzato questo
album col nostro più grande eroe musicale. E' tutto così...è il destino, tuttavia
per qualche aspetto non sono realmente sorpresa perchè in fondo sembra tutto così
naturale. Ma ciò mi ha anche reso una delle persone più felici del pianeta. Per
rispondere alla tua domanda: Marcin ha inviato una proposta all'agente di Metheny
nel 1998 e ha ricevuto una risposta formale
che diceva: la ragazza ha una voce piacevole, ma
Pat Metheny
non ritiene che possa essere coinvolto in questo progetto. Anni dopo, incoraggiati
dalla Warner Music polacca ci abbiamo riprovato. Nel 2001
abbiamo effettivamente guidato tre giorni da Varsavia a Molde in Norvegia dove si
teneva un festival in cui Pat era un artista fisso. Ci siamo incontrati nel backstage
e siamo appena riusciti a spiccicare qualche parola, eravamo così storditi dalla
sua presenza. Tuttavia in qualche modo ci siamo riusciti, gli abbiamo consegnato
il mio album Barefoot e gli abbiamo spiegato cosa sognavamo. Devo ritenere
che gli siamo sembrati abbastanza convincenti dato che Pat ha almeno deciso di non
buttare via il CD immediatamente...
Ci è voluto un altro anno e mezzo prima di arrivare in studio e nessuno può
mai immaginare quanti ostacoli abbiamo dovuto affrontare.
E' stato il più gratificante e bel periodo della nostra vita, ma allo stesso tempo
il più stressante, a mala pena siamo sopravvissuti alla tensione e alle preoccupazioni.
Quando poi, nell'ottobre 2002, Pat è effettivamente
arrivato a Varsavia, per una settimana tutto è sparito – ed è rimasta solo la pura
gioia di fare musica con il più grande eroe musicale di tutti i tempi...Come lavora...è
un'altra storia. Sarebbe saggio pubblicare un libro su questo aspetto un giorno.
E' improbabile che incontreremo di nuovo qualcun'altro come lui. E' di un altro
pianeta!
M.L.:
Hai partecipato a diversi festival Jazz.
Come è considerata la tua musica in quegli ambiti?
A.M.J.: Siamo felici di avere un vasto pubblico. La scorsa estate abbiamo
suonato a Vienna dinanzi a 5000 persone che sono state molto calorose, sensibili,
entusiaste. Credo che ci debba essere un certo feeling di sincerità nella nostra
musica che attrae pubblico differente…anche quando loro non capiscono neanche una
parola. Cerco di aiutarli, cantando anche qualche brano di Mozart in Latino o vocalizzando
una mia versione del suo Adagio dal Concerto per Pianoforte in La Maggiore
. Inoltre probabilmente alla gente semplicemente piace l'idea di quanto accade sul
palco. Non abbiamo mai suonato due volte lo stesso concerto. Ogni brano è sempre
affrontato in modo differente. Non mi piace sentirmi "sicura" sul palco.
Ci annoieremmo piuttosto velocemente, dobbiamo creare le nostre sfide all'interno
della band, provare percorsi rischiosi. Il pubblico sembra apprezzare tutto ciò.
M.L.:
Che relazione hai con la musica jazz?
A.M.J.: Ascolto ancora molto jazz. Amo Wynton Marsalis, se è ciò che
mi stai chiedendo. Rispetto Duke e Armstrong. Ma non oserei mai di
chiamare la mia musica "jazz".
M.L.:
Hai suonato anche con qualche musicista jazz come Tomasz Stanko,
Joe Lovano e, ovviamente,
Pat Metheny…Raccontaci
un po' in dettaglio queste esperienze...
A.M.J.: Tomasz ed io abbiamo registrato tre dischi insieme – o dovrei
dire che lui ha acconsentito ad essere mio ospite...Abbiamo anche suonato inun paio
di concerti…è stato il mio mentore per anni, è ogni volta un onore lavorare con
lui. Ora è sotto un rigido contratto con la ECM, pertanto penso che ne sentirò la
mancanza. Che suono, che espressione, creatività...
Per quanto riguarda Joe Lovano, ho avuto un incredibile
piacere ad incontrarlo una volta, mentre si esibiva a Varsavia al Jazz Jamboree
40th Anniversary Gala nel '98.
Ha questo dono che solo i grandi musicisti hanno: con il suo suono e il suo fraseggio
è in grado di "spiegare" ogni situazione musicale, fosse anche la più complessa.
Joe la penetra e la rende perfettamente chiara con un incredibile attenzione per
la melodia.
Per Pat la storia è diversa. Non c'è nessuno sulla
terra che io ami e rispetti di più in ambito musicale. Come dice mio marito: "è
un Mozart contemporaneo".
Suona
musica così complessa e sofisticata rendendola talmente approcciabile allo stesso
tempo. Attendi di ascoltare il suo nuovo album, non avrai mai ascoltato nulla di
simile.
Non c'è nulla che io ami di più delle sue composizioni, specialmente le sue
ballad. E il modo in cui improvvisa: a volte non so realmente dove termini la melodia
scritta e inizi il suo solo. Compone le più belle melodie al volo, mentre improvvisa.
Penso a Beyond The Missouri Sky – probabilmente il mio album favorito in
assoluto.
Suonare effettivamente con lui, ascoltarlo interpretare la nostra musica, condividere
con lui il palco è stata un'esperienza senza eguali. Persino in parte pericolosa.
Pensa: raggiungere la massima aspirazione, la completa estasi musicale, realizzare
il più folle sogno all'età di trentanni. Cosa puoi desiderare più? Non c'è niente
di peggio che non avere sogni. Perciò...ne abbiamo ancora. Pat, Marcin ed io ci
siamo effettivamente incontrati lo scorso giugno e abbiamo parlato circa la possibilità
di realizzare un altro progetto insieme nel futuro. Urrà! Adesso ho di nuovo un
sogno!!!
M.L.: Speriamo che si
avveri presto! Suoni in più di 100 concerti l'anno, oramai sei abituata ad esibirti
dinanzi a migliaia di persone (le 5000 di Varsavia nel
2001 ma anche le 8000 in Augustow nel 2003…).
Suoni però anche in piccoli club...Qual è il posto che preferisci?
A.M.J.: Ogni situazione è differente. Di solito mi sento meglio in un posto
intimo. 200 persone è il numero ideale di pubblico per me. Devo avvertire di poter
realmente abbracciarli con la nostra musica. Raggiungerli, dar loro ciò per cui
sono venuti.
M.L.: Quest'anno ti sei
esibita alla Carnegie
Hall dove hanno suonato i più grandi musicisti della storia. Come
ti sei sentita a cantare su quel palco?
A.M.J.: Ero solo un ospite,
ho cantato tre brani, tuttavia è stato come entrare in un bagliore. Incredibile.
Penso che quei muri assorbano e trasmettano energia, che quelle sale abbiano un'anima.
Cosa si può paragonare alla
Carnegie Hall?
E' il luogo dove la più grande musica di tutti i differenti stili sia mai stata
suonata.
M.L.:
Cosa cerchi di trasmettere con la tua musica?
A.M.J.: Sono innanzitutto una musicista. Per me la musica stessa rimane un
mistero, una domanda senza risposta. Cerco di trovare la migliore soluzione…non
chiedermi ulteriori spiegazioni, per favore. Questa domanda non avrebbe mai una
fine. Ed è ciò che rende il tutto così eccitante...
M.L.:
C'è qualcuno con cui ti piacerebbe suonare?
A.M.J.: Sting. Quanto lo amo! Io e mio marito abbiamo avuto questa
strana esperienza...no, non strana – è stata terapeutica...ci ha come "salvato
la vita"...Eravamo nella casa di Sting in Toscana l'11 Settembre, quando ha
registrato ciò che poi è stato pubblicato come All This Time. In precedenza
ho avuto l'onore di aprire un suo concerto nel 2000.
Ora che ci sono più chance e sono diventata un po' più matura sogno e prego di poter
registrare un brano o due insieme a questo uomo. Ma...aspettiamo un paio d'anni.
Altrimenti, se dovesse accadere qualche miracolo e dovessi suonare con lui...poi
che cosa potrebbe più accadere?
M.L.:
Cosa prevede il tuo prossimo futuro?
A.M.J.: Vediamo prima cosa accade con l'album in inglese. Una esperienza
bizzarra. Poi, Marcin ed io abbiamo in programma di registrare un set acustico dei
nostri brani all'inizio del prossimo anno, stiamo scrivendo gli ultimi pezzi. In
questo momento sono in tour in Germania da dove mi sposterò negli Stati Uniti per
poi essere in Francia in dicembre. Abbiamo anche molti concerti in Polonia già in
calendario. Ma prima di tutto mi piacerebbe stare un po' di più con i miei bambini.
Niente, neanche la musica può sostituire la loro presenza.
M.L.:
Quando verrai in Italia?
A.M.J.: Non sorprenderti se dico che l'Italia è il paese che preferisco più
di tutti sulla terra! Ricordo Cinema Paradiso che rimane il film a me più
caro. Quindi cerchiamo di venire in Italia più che possiamo, per sciare, in Val
Gardena o a Venezia di tanto in tanto. Giriamo in auto lungo i favolosi laghi del
Nord…effettivamente uno dei nostri posti favoriti è la piccola cittadina Camogli,
bellissima. Marcin ed io speriamo di poter visitare anche il Sud prima o poi, al
di sotto di Napoli. Ma scommetto tu mi stia chiedendo della mia presenza in Italia
riguardo i concerti...hmm. Non sono la persona giusta per rispondere a questa domanda...non
credi? Non me lo farei chiedere due volte...capisci?
Speriamo che dopo questa intervista qualcuno ti inviti nel nostro paese
per far sì che la tua musica abbia anche in Italia il giusto merito. Grazie per
questa interessante intervista e ti auguriamo di continuare a sognare...
GRAMI Miskiewicz Sp. J.
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Data pubblicazione: 28/10/2004
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