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Gent Jazz Festival 2009
Gent (Belgio), 8 - 19 luglio 2009
di Antonio Terzo
photo by Jos L.Knaepen - Bruno Bollaert
(from Gent Jazz Archive)

Nato con l'intento di promuovere il jazz, avendo un occhio di riguardo per quello nazionale, il Gent Jazz Festival, dal nome nella cittadina a pochi chilometri da Bruxelles, oggi è una delle rassegne più seguite e frequentate dell'Europa estiva. Suddiviso in due tranche, la prima settimana dedicata al jazz e la seconda al pop ed affini, il suo programma presenta ben 3-4 concerti giornalieri, tenuti all'interno del complesso museale-universitario del Bijloke Centre, in un'area allestita per intrattenere e fornire ogni assistenza e ristoro ai visitatori, da uno stand ufficiale dove è possibile acquistare i Cd degli artisti ospiti, fino ai chioschi di gastronomia e bevande.


BB.King
photo by Jos L.Knaepen



D
opo Bender Benjax, l'accoppiata China Moses e Raphaël Lemonnier, e l'apertura in grande spolvero di B. B. King, che mercoledì 8 luglio ha attirato circa 4000 persone, il seguente giovedì s'è tenuto l'"International Composition Contest", concorso in cui i candidati selezionati si sono affrontati a colpi di bigband, conducendo la Brussels Jazz Orchestra, fiore all'occhiello del jazz nazionale, nell'esecuzione di proprie partiture originali: la giuria ha decretato vincitrice la composizione della nipponica Masuda Sakiko (che ha avuto la meglio sul finlandese Veli-Matti Halkosalmin ed i tedeschi Jan Torkewitz e Nicolas Schriefer). Quindi il Fred Hersch Trio + 2, ossia Fred Hersch al piano, John Hébert al contrabbasso, Nasheet Waits alla batteria, e due fiati d'eccezione, Tony Malaby al sax e Ralph Alessi alla tromba. Un concerto intriso di sensibilità e ritmo, grazie anche ai timbri avvolgenti dei due ospiti: un brano per tutti, il bis con Down Home, principiata da una garbata introduzione in piano solo, cui seguono i puntuali interventi dei solisti. Un'ottima prova per il pianista, dopo il lungo periodo di inattività dovuto al coma che lo ha tenuto in ospedale per gran parte del 2008.

Tribute to Nina Simone (photo by Jos L.Knaepen)Lo spettacolo "Sing the Truth" è un omaggio all'indimenticata Nina Simone, vocalist che al pari di altre grandi visse alterne fortune e sofferenze. Condotto da Al Shackman, per 41 anni compagno di tour della Simone e qui nella veste di speaker, chitarrista, vibrafonista e armonicista, nonché direttore della Original Nina Simone Band (con musicisti che hanno militato a lungo con la cantante), il tributo ha visto protagoniste quattro voci di grande intensità: Lizz Wright, Dianne Reeves, Angelique Kidjo e Simone, la figlia di Nina. Fra i brani eseguiti, tutti grandi successi della Simone, l'apertura con I Love You Porgy è affidata alla sanguigna voce della Wright, molto suadente, mentre l'energica Simone esegue I Hold No Grudge, con gentile assolo del vibrafono. La carica del ritmo africano viene da Angelique Kidjo che sui passi di una danza pestante interpreta See-Line Woman per poi calarsi in una particolare versione di Ne Me Quitte Pas con inciso in salsa caraibica. Quindi Dianne Reeves, timbro caldo e voce più esperta che estesa, nella divertente Be My Husband, con inizio a cappella. Nelle brevi pause Shackman percorre a grandi linee le tappe fondamentali della vita della Simone, sempre bene accolta in Olanda, Francia e Belgio. Prosegue di nuovo la Wright con Images, anch'essa a cappella, ed una struggente Lilac Wine, quindi Simone con altri due cavalli di battaglia della madre, una sentita Keeper of the Flame, con l'armonica di Shackman, e la sensuale Feeling Good, seguita dalla Kidjo con My Babe Just Cares for Me, e quindi la Reeves con To Be Young, Gifted & Black e I Put a Spell on You. Inevitabile il tripudio finale in onore di Nina Simone che porta le quattro interpreti ad eseguire insieme Four Women, con tanto di flessuose coreografie, ed infine Suzanne. Uno spettacolo ben bilanciato, senza celebrazioni emozionali e con la musica al centro, nel ricordo di un'artista che a lungo è stata sottostimata.

La giornata successiva è aperta da un giovane gruppo belga, Aka Moon, al secolo Fabrizio Cassol (sax), Michel Hadzigeorgiou (basso elettrico), Stéphane Galland (batteria), i quali danno vita ad una performance molto interessante, ricca di groove e di tantissime idee. Il suono del contralto di Cassol è aspro e brillante, sorretto dalle rockeggianti batterie di Galland e disteso sul corrosivo basso del greco-belga Hadzigeorgiou, che fra le sue muse ispiratrici senz'altro annovera Jaco Pastorius (di cui sfoggia la tracolla). È il contraltista a dare il passo con le sue graffianti improvvisazioni ed una notevole dotazione tecnica da cui sortiscono armonici e suoni in doppie posizioni, mai fini a sé stessi e sempre messi a disposizione di una musicalissima inventiva. La radice rock del gruppo lascia trasparire in qualche brano anche delle accattivanti inflessioni prog adagiate su tempi irregolari, mentre l'elevata intesa permette ai tre pause improvvise, stacchi ed unisoni come fosse un'orchestra. Non è da meno il bassista che modella un appassionato assolo multistratificato sui suoi stessi loops al freetless. Ad inquadrare il tutto, gli impulsi energici e spingenti di Galland, per un risultato di grande presa sul pubblico.


Randy Weston - McCoy Tyner
photo by Jos L.Knaepen

Di straordinario trasporto il concerto di Randy Weston con "African Rhythms", sorprendente incastro fra i tasti delicati e poetici ma anche battenti ed incisivi del pianista da una parte, ed i flussi ritmici di Neil Clarke alle percussioni e l'incredibile Alex Blake al contrabbasso, dall'altra. Blake suona lo strumento come devono aver fatto i primi schiavi africani ritrovandoselo fra le mani, tirandone fuori note ritmiche di grande energia, con una cavata potente e rapida: poderosi i colpi sferrati sul manico, dita forti che attraversano le grosse corde come fossero quelle di nylon di una chitarra classica, cavandone pedali ed accordi modali, ma anche fraseggi pizzicati di indicibile bellezza. Ancestrali le sonorità di Clarke, tamburello in levare al piede, e cadenzate invocazioni vocali. Con siffatti musicisti, Randy Weston ha eseguito alcuni dei più significativi brani che hanno costruito la sua carriera: Little Niles, composta per il primo compleanno del figlio, una ballad blues in tre movimenti, con scambi percussivi fra i tre strumenti ognuno a riprendere le frasi dell'altro; Berkshire Blues, «omaggio alla musica più importante che il XX secolo ha conosciuto», derivata dai ritmi dell'Africa, nella quale Weston sembra condensare con il suo tocco l'istante in cui dal blues si forma il jazz; quindi African Sunrise di Dizzy Gillespie, con citazioni da Pink Panther nell'assolo del contrabbasso; e Blue Moses, uno spiritual africano con iniziale archetto e call and response con il pubblico, che alla fine richiede a gran voce ancora un brano.

Altra figura leggendaria del jazz si materializza sul palco per l'ultimo spettacolo del giorno, il pianista McCoy Tyner, coadiuvato da due ospiti più che speciali e di grande levatura: la chitarra di Bill Frisell – protagonista dell'ultima uscita discografica di Tyner, insieme ai colleghi Marc Ribot e John Scofield ed al banjoista Béla Fleck – ed il sax di Gary Bartz. Il trio apre eseguendo Mellow Minor, con impeccabile assolo di Gerald Cannon al contrabbasso, ed il vibrante ride di Eric Kamau Gravatt posizionato quasi verticalmente, quindi l'ingresso degli ospiti su Blues On The Corner, un bop spingente scritto da Tyner nella sua città natale, qui arricchito dagli inserimenti di Frisell e Bartz e da un assolo del contrabbasso alla Modern Jazz Quartet. Elegante il piano di Tyner in Ballad for Aisha, dove si impone il contralto di Bartz, mentre il gruppo si scatena sulla coltraniana Moment Notice, anche se non riesce a venir fuori dal trip dei chorus presi da ogni singolo solista. Incantevole il tocco del pianista di Philadelphia sulle ballad, e non a caso il suo richiestissimo bis è una versione solitaria di I Should Care, per un grande jazz a cui ha ancora tante emozioni da regalare.

È invece il jazz europeo ad avviare la tornata di sabato 11, con il Free Desmyter Quartet: titolare al piano, John Ruocco al sax tenore e clarinetto, Manolo Cabras al contrabbasso e Marek Patrman alla batteria. Un jazz quasi cerebrale e quindi non sempre d'immediata fruibilità, dove agli spasmi della ricerca estemporanea, effettuata anche sulla timbrica, si alternano intrepidi tragitti in solitudine con atmosfere gravide di tensione, e rivolgimenti tesi a scavare nelle pieghe architettoniche delle composizioni di Desmyter. I pezzi sono tratti dall'ultimo Cd del quartetto, "Something to Share": molto particolare Elegy, iniziata in trio pianoless guidato dal sax di Ruocco, con equilibri armonici intessuti dal contrabbasso fino al proprio assolo, su cui torna a suonare il piano, immaginifico. Ai momenti in gruppo, caratterizzati da buon interplay, come in Doo the Bop (I Saw an Alien), seguono quelli in assoluta libertà dei singoli musicisti, come nell'intro del piano preparato di Desmyter, o nell'intermezzo impressionistico caratterizzato dalla voce del clarinetto, legnoso eppure flessibile. Un gruppo che grazie all'esperienza del sassofonista e alla formazione classica del pianista belga, si muove bene fra impennate bop ed uno stile libero di derivazione colta.

Christian Scott (photo by Bruno Bollaert)Non sembrerebbe dalla disinvoltura con la quale tiene il palco, ma il trombettista Christian Scott, titolare del gruppo esibitosi in prima serata, ha soltanto 26 anni. Forse un po' appariscente, con il collo avvolto dall'ampio bavero bianco della camicia, il giovane discepolo del jazz, già a fianco di McCoy Tyner, Nnenna Freelon, lo zio Donald Harrison Jr. e perfino Prince, schiera una band di altrettanto validi e giovani musicisti – Milton Fletcher (piano acustico ed elettrico), Matthew Stevens (chitarra), Keith Kristopher Funn (contrabbasso) e il mancino Jamire Williams (batteria) – capaci di assecondarne guizzi ed umori. Scott si fa apprezzare per il suono squillante in grado di afferrare nitidi ed argentini acuti, pure di una certa potenza: un giro orecchiabile, partito dal piano stoppato ed incentrato su di un pedale di due accordi, diventa The Eraser di Thom Yorke dei Radiohead, condotto con tromba sordinata che sull'inciso si fa insufflata. In onore di un amico recluso nelle prigioni dell'Angola e contro ogni schiavitù Angola, Luoisiana (and the 13th Amendment), dove dopo il ruminante fraseggio della chitarra di Stevens, la tromba di Scott, prima triste e "blanchardiana", si lascia andare ad arrampicate di ripida bellezza, con un suono tornito ed avvolgente. Rumor è una composizione fluttuante in 5/4 di Matthew Stevens, leggero sulle corde della sua chitarra e sui tasti decisi del piano, cui segue Eye of the Hurricane, di Herbie Hancock, con tromba che ricarica le idee ascoltando la chitarra di cui spesso ricalca i percorsi. Fletcher si mostra in parte anche sulla tastiera elettrica con Rewind That, dall'album che è valso al trombettista di New Orleans la nomination ai Grammy: aperta e pungente la tromba, consequenziale la chitarra, ben figurato anche l'exploit solistico del contrabbasso che trasuda grinta ad ogni nota, con tecnica sopraffina. Una giovane band che mescola bene tradizione e nuove sonorità.

Ultimo spettacolo della serata quello del solito caro ed inossidabile George Benson, che fra un fraseggio jazz alla sua pulitissima chitarra, uno scat, un giro funky ed una song sentimentale è riuscito ancora una volta ad incantare il pubblico, venuto numeroso ad omaggiarlo. Una band collaudatissima, unico neo soltanto i suoni ormai obsoleti di brass e violini alle tastiere, il chitarrista ha dato fondo, oltre al suo vasto repertorio, anche a tutta la sua esperienza di intrattenitore, jazzista e cantante. Fra i brani, da sottolineare una sentita Nature Boy, forse un po' troppo melensa, e vari cavalli di battaglia, come Nothing's Gonna Change (My Love for You) e In Your Eyes. Oltre a qualche pezzo dall'ultimo album, Benson ha ovviamente dato sfogo al suo fraseggio alla chitarra combinato con lo scat vocale, passando poi a Turn Your Love Around, Lady Love Me (One More Time), e terminando, quando ormai la platea ballava tutta in piedi, con Give me the Night e l'immancabile On Broadway, cantata insieme al pubblico.


Yaron Herman - Nathalie Loriers
photo by Bruno Bollaert

L'ultima giornata della tranche jazzistica parte con il trio di Yaron Herman, pianista d'origine israeliana dal tocco moderno e dall'acuta mente musicale, spalleggiato da Simon Tailleu al contrabbasso e da Gerald Cleaver alla batteria. La rendition di Heart-Shaped Box dei Nirvana (dal disco "In Utero"), avviata dall'unisono fra il piano ed una sorta di piccolo glockenspiel poggiato su di esso, rivela una musicalità attuale. Non mancano riferimenti classicistici (del resto presenti nell'ultimo Cd "Muse" con un Preludio di Alexander Scriabine), né spazi per un linguaggio più jazzistico in bruciante hard-bop, dove le poliritmie rivelano la grande intesa fra piano e batteria. Armonici precisi nell'intro del contrabbasso da cui scaturisce il disegno di Paluzski, dall'album "A Time for Everyhing", con assolo del piano mosso ed ondulato, ma senza increspature, ed uno spumeggiante Cleaver, quindi il delizioso 3/4 di Layla Layla cui segue un'esecuzione molto sentita di Hatikva (Hope), inno d'Israele che nelle mani del trio si trasforma in una larga e raccolta ballad, mentre la conclusione è lasciata ad una originalissima versione di Toxic (Britney Spears!), principiata da un'insistita ed ovattata nota del piano stoppata da dentro, in cui vengono incastonati perfino richiami dalla prokofieviana "Pierino e il Lupo". Un set scintillante che mette in luce il talento di un ottimo pianista e del suo gruppo e che festeggia il compleanno del titolare.

Concerto di presentazione del Cd "Moments d'Eternité" per Nathalie Loriers, scortata dal suo trio con la partecipazione di Bert Joris e lo String Quartet. Un mix ben studiato fra composizioni dal sapore classico moderno ed improvvisazione in linguaggio jazz, proprio grazie alla tromba di Joris. Il disco è eseguito praticamente per intero, permettendo alla platea di gustarne le sensazioni dal vivo – seppure qualche brano risulti enfatico per un pubblico composito – partendo da Intuitions and Illusions, poi l'eponima Moments d'Eternité, con toccante unisono fra flicorno e violino, quindi il movimentato Neige in 5/4 (già contenuto nel precedente album "L'Arbre Pleure" che vedeva la partecipazione del clarinetto di Gianluigi Trovesi) dove emergono l'assolo del contrabbasso ed i fendenti della tromba di Joris; e ancora Mémoire d'Ô con tromba assorta, Danse Éternelle per la combinazione fra Joris e gli archi, e fra tutti l'affascinante Obsessions, composizione anch'essa già pubblicata ma qui articolata negli arrangiamenti del trombettista, in cui si distingue il piano contrappuntato dal pizzicato degli archi; per finire con il romantico Prelude to Paradise, e la chiusura con la splendida 400 Million Years Ago, che si potrebbe definire un bop orchestrale. Tutto perfetto, forse anche troppo, e se non fosse per le digressioni di Joris, mancherebbe infatti il brivido del rischio, il fascino della nota fuori posto.


Brad Mehldau - Richard Galliano
photo by Bruno Bollaert

Un Brad Mehldau in stato di grazia quello del concerto serale, siede al piano e fa subito partire Got me wrong di Alice in Chains, rivisitata quasi in chiave modale su una progressione in tre accordi, che cattura immediatamente l'attenzione del numeroso pubblico. Non a caso quello del giovane pianista americano è uno dei più affermati piano trio del jazz internazionale, con una lunga storia alle spalle e tante incisioni, fra cui i celebri live al Vanguard di New York. A parte un pezzo ancora da battezzare, nella variegata set-list risaltano Brownie Speaks di Clifford Brown, con ritmo appena latin che sprigiona un notevole groove, e la rollinsiana Airegin. L'affiatamento è di quelli che non hanno bisogno neppure di occhiate, basta un fraseggio del leader, o un rapido passaggio al contrabbasso del duttile Larry Grenadier, ancora un accento volpino del poliedrico Jeff Ballard e la musica raggiunge livelli apicali. Proprio durante un suo break il batterista incorre in un inconveniente con il pedale della cassa, che riesce a sistemare mantenendo il tempo con la bacchetta sinistra sul charleston. La presentazione dei brani e dei compagni è in olandese, lingua che il nostro conosce per ragioni familiari, sposato con la cantante olandese Fleurine. Il concerto si chiude con My Ship, di Kurt Weill dal musical "Lady in the Dark", con pennellate a tratti debussyiane cariche di pathos, e poi l'acclamato bis.

L'ultimo concerto jazz della manifestazione è quello del fisarmonicista e bandoneonista Richard Galliano, supportato da un trio di tutto rispetto con Gonzalo Rubalcaba al piano, Richard Bona al basso e Clarence Penn alla batteria: tre giovani musicisti provenienti da aree diverse del globo – cubano il primo, camerunense il secondo, di Detroit il terzo – ciascuno dei quali ha pure una propria carriera da leader. Il programma riprende per lo più il recente disco "Love Day" (con Charlie Haden e Mino Cinelu), del quale ripropone alcuni pezzi, avvalendosi dei bassi freetless e a cinque corde di Bona e della sua eterea vocalità, nonché delle sfumature percussionistiche di Penn: in particolare si evidenziano Serenité, con Galliano all'accordina, strumento di cui è raffinato interprete, simile ad una grande armonica ma polifonico e con più di tre ottave d'estensione, per una melodia delicata raddoppiata dalla voce di Bona, che Rubalcaba impreziosisce con rifiniti ricami alla tastiera; Love Day, un blues lento e circolare, sottolineato dal finale di Galliano sullo sfiato del mantice; ed Aria, commistione di musica rinascimentale con armonie folk-popolari, dove si pone in evidenza Rubalcaba. Un gruppo certamente rodato, che avrebbe forse potuto dare anche di più ma che chiude in maniera soddisfacente questa VIII edizione del Gent Jazz Festival.







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Intervista a Richard Galliano: "...utilizzare vari linguaggi è stata una necessità più che una scelta. Un fisarmonicista non può tagliare le sue radici. La fisarmonica non è mai servita a tracciare nuove strade musicali. Noi siamo necessariamente immersi nel nostro passato. E il nostro passato è quello di tantissimi musicisti di strada, gente che suonava ai balli popolari e nelle ricorrenze di paese. La fisarmonica, un organo portatile, non può prescindere da questa sua storia umile." (Marco Buttafuoco)

19/09/2009

XXII Edizione del Festival Internazionale Time in Jazz dedicata all'Acqua: "Forse, mai come stavolta, si è percepito tra i cultori del jazz e delle sue variabili una simbiosi tra musica e luoghi intesi come mondo in cui vivere. Nei giorni del festival, ogni artista, ogni singola nota, ogni messaggio ha ribadito che anche attraverso la musica si può - anzi, si deve - offrire il proprio contributo per tenere in vita nel miglior modo possibile per noi e per coloro che arriveranno, un mondo che oggi appare offeso e trascurato nelle sue risorse essenziali: tra queste l'acqua, nelle sue forme e mutazioni in parallelo con le infinite combinazioni musicali." (Viviana Maxia)

17/08/2009

Ornette Coleman al Meltdown Jazz Festival di Londra: "Adesso che è universalmente adorato dopo anni di feroci contestazioni, Ornette Coleman sfoggia i suoi settantanove anni portati con invidiabile leggerezza, poggiandosi su nuovi entusiasmi. Con il suo fare ieratico e apparentemente distaccato da ogni cosa terrena, in virtù della piena consapevolezza del suo essere. Mr.Coleman forse non sperimenta più come un tempo, ma il suo carisma rimane intatto e nei momenti di grazia, sentirlo suonare sfiora l'incanto." (Vittorio Pio)

04/08/2009

Da Umbria Jazz 2009: Guinga "Dialetto Carioca" con Gabriele Mirabassi & Lula Galvao; Gianluca Petrella Cosmic Band con Paolo Fresu: cronaca di una rivoluzione Jazz; Chick Corea & Stefano Bollani Duet; Richard Galliano Quartet Feat. Gonzalo Rubalcaba, Richard Bona, Clarence Penn (Enrico Bianchi)

20/04/2009

Il McCoy Tyner Quartet e l'MGT Trio nell'ambito del Veneto Jazz Winter 2009: "...il trio chitarristico ha regalato un'impeccabile fruizione sonora, fresca e cristallina come l'acqua di una sorgente nel venerdì di Chioggia...Un gran bel concerto, in un ambiente artistico particolare. I musicisti a diretto contatto con il pubblico e mattoni e travi a vista. Un sentore di sacro." (Giovanni Greto)

04/04/2009

McCoy Tyner Quartet al Blue Note: "Stasera ci troviamo dinanzi al quartetto di uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi...non mancano gli accordi molto marcati (questo è McCoy!) che si alternano a volate rapidissime sulle note acute del pianoforte...alla fine, sotto la luce intensa, appare molto magro, il suo viso è scavato, ha occhi dolci, ma appare molto affaticato. Il tempo è inclemente. Modifica le fattezze degli uomini, senza pietà. Ma non ce la fa a togliere l'energia ed il calore dal loro cuore." (Rossella Del Grande)

12/09/2008

Intervista a Minnie Minoprio: "Per me il Jazz è la liberazione di sensazioni e sentimenti personali attraverso la creatività momentanea. Tutto ciò che è pre-ordinato, già scritto, eseguito ad unisono con altri non è jazz. Per questo motivo prediligo e ritengo esaltanti i musicisti tradizionali, che pur senza tecnica sopraffina offrono all'ascolto molto di più delle semplici note, qualcosa di fisico e prezioso, gli altri sono bravi esecutori ma si limitano a distinguersi per una interpretazione più o meno riuscita..." (Alceste Ayroldi)

23/08/2008

Nina Simone (una vita) (David Brun Lambert)

18/08/2008

McCoy Tyner - Joe Lovano Quartet all'Auditorium Parco della Musica di Roma: "Il maestro ha prosciugato il suo stile, sottraendo quanto di superfluo e ridondante potesse apparire negli anni giovanili, arrivando ad una forma espressiva in cui la sensazione di "potenza" è comunque presente, non declamata, ma sottintesa, accennata, stemperata in una sensibilità lirica affinata nel tempo." (Roberto Biasco)

13/08/2008

The Big Gundown (John Zorn)

21/06/2008

Solo (Richard Galliano)

15/06/2008

Paolo Fresu - Richard Galliano - Jan Lundgren Trio: "Era l'appuntamento più atteso dell'intero festival "Forma e Poesia nel Jazz", come dimostrato dal numeroso pubblico accorso, per un quasi scontato sold out." (Enzo Saba)

04/05/2008

Da "A Love Supreme", John Coltrane, "Resolution": "Una lezione di teologia, "Resolution", un documento straordinario che ci parla in maniera inconsueta di fede. Una fede così avulsa dalla vita comune nella sua concezione occidentale, così lontana dalla quotidianità e così diffidente delle emozioni, nemica del sangue e del sudore, di un corpo che fa parte dell'uomo tanto quanto lo spirito. " (Augusto Pallocca)

11/02/2008

European Jazz Expo. International Talent Showcase, 25° Jazz in Sardegna: "Sono impressionanti i numeri dell'expo cagliaritana: 7 sale affollate in 4 giorni da oltre 400 artisti e oltre 20.000 spettatori, in una Città della musica allestita appositamente all'interno della Fiera internazionale della Sardegna. Quest'anno si festeggiavano i 25 anni dell'esistenza di questo celebre evento e...Orientarsi all'interno della pantagruelica offerta musicale cagliaritana è arduo." (Enzo Fugaldi)

01/11/2007

LEZIONI (piano): Pentatoniche e accordi per quarta (Claudio Angeleri)

14/10/2007

Pescara Jazz 2007: "Giunto alla 35^ edizione, e in ottima salute, il Festival pescarese ha proposto cinque eccellenti formazioni, con i loro accattivanti progetti, e due gustosi fuori programma: il concerto della splendida Nathalie Cole (quasi un antipasto al luculliano pranzo che Pescara Jazz ha offerto al suo pubblico), e la bella iniziativa del Jazz in Città (una passerella dei migliori gruppi dell'area metropolitana pescarese)." (Dino Plasmati)

30/09/2007

Bari in Jazz 2007: "La rassegna, che si è avvalsa della direzione artistica di Roberto Ottaviano, si è sviluppata per il secondo anno consecutivo lungo gli affascinanti vicoli del Borgo Antico, permettendo ad un pubblico allargato di godere delle esibizioni dei musicisti chiamati in quest'occasione." (Alberto Francavilla)

26/08/2007

Multiculturita Summer Jazz 2007, i concerti di Balducci Ensamble, Funk Off, Rava Quintet, Gino Paoli e il quartetto di Pat Metheny e Brad Mehldau, l'intervista a Pat Metheny: "Capurso capitale pugliese del jazz nell'estate 2007. Non si tratta di un messaggio promozionale volto a promuovere un evento, ma un giusto riconoscimento per chi ha consentito a questo paese, sito nell'hinterland barese, di divenire in così pochi anni uno dei punti di riferimento regionali dal punto di vista musicale..." (Alberto Francavilla - Marco Losavio)

27/05/2007

Gillespie, Blakey, Baker, Petrucciani, Rollins...le jazz pictures di Paolo Ferraresi

12/04/2007

"Corpi Liberi in Concerto, teatro e danza su ritmi jazz". In un'anteprima tenutasi per la stampa, un progetto in cui la musica di Bollani, Jarrett, Marcotulli, Mehldau e Petrucciani anima una "inusuale piece di teatro e danza". (Alceste Ayroldi)

14/03/2007

I Bass Desires a Etnafest: "Grande musica grazie alla statura musicale dei componenti del gruppo ... ma rimane qualche piccola perplessità in chi credeva nella possibilità di ascoltare qualcosa di più della somma di quattro grandi protagonisti del jazz che si incontrano per il gusto di suonare insieme." (Enzo Fugaldi)

26/02/2007

European Jazz Expò, International Talent Showcase a Cagliari: "Antonello Salis con la sua musica, la magia delle note che scorrono dalle sue mani al pianoforte, ha di nuovo incantato gli spettatori...La salita, come al solito, silenziosa sul palco e subito a sfiorare, schiacciare, percuotere, i tasti bianchi e neri..." (Enzo Saba)

05/01/2007

JAZZin': a photografic story by Luca Buti

05/11/2006

A Torino, per Settembre Musica 2006, hanno suonato Richard Galliano, Ralph Towner e, soprattutto, Stefano Bollani che si è esibito per 5 ore di fila insieme a suoi fedelissimi partner oltre ad aver presentato il suo libro "La Sindrome di Brontolo" e il nuovo disco "Piano SOlo" per la ECM... (Alessandro Armando)

29/10/2006

Laura Fedele Trio: "... è sempre un gran piacere ascoltare Laura Fedele e il suo trio. Laura si riconferma una ottima interprete straordinariamente versatile e personale, capace di interagire con il pubblico." (Eva Simontacchi)

19/10/2006

Il Festival Jazz di Stoccolma 2006: "La potenza dell'organizzazione ha la possibilità e la pretesa di far arrivare sull'isola nomi enormi della musica contemporanea che se vengono letti ad elenco potrebbero rappresentare la storia di un festival, non il cartellone di una sua edizione..." (Alessandro Armando)

15/10/2006

Un ritratto della grande Nina Simone: "Non abbiamo altro scopo, per quanto mi riguarda, che riflettere il nostro tempo, le situazioni intorno a noi e le cose che sappiamo dire con la nostra arte, le cose che milioni di persone non sanno dire. Penso che questa sia la funzione dell'artista e, naturalmente, chi di noi è così fortunato, lascia un'eredità che sopravvivrà quando non ci saremo più..." (Brunella Marinelli)

18/09/2006

Brad Mehldau, Wayne Shorter, Chick Corea, Ron Carter: ad Umbria Jazz 2006 quattro concerti dove il jazz si è espresso ad altissimi livelli...(Alberto Francavilla)

10/09/2006

Gezmataz 2006: Frisell, Weinstein, Tindiglia, Petrella, Matt Renzi, Bearzatti ... dieci giorni di workshop intensi ed entusiasmanti oltre a concerti di pregio che hanno visto anche l'interazione degli allievi ...

27/08/2006

It's mostly residual (Cuong Vu Trio + Bill Frisell)

11/08/2006

Il Blue Note Records Festival a Gand in Belgio, crocevia di artisti, suoni, ritmi per amanti della musica jazz e non solo. Un pubblico accorso da ogni parte del Belgio, dalla limitrofa Francia e dall'Olanda, un menù musicale di ampia scelta e qualità. (N. Guida & T. Van der Aa)

03/07/2006

LEZIONI (Fisarmonica): Richard Galliano, cenni biografici (Renzo Ruggieri, Mirko Fazzi)

01/05/2006

Richard Galliano New York Trio con Gary Burton all'Accademia di Santa Cecilia: "Nessuno è in grado come Galliano di tirar fuori dalla fisarmonica una tale varietà di colori...Burton conferma la sua capacità di conciliare uno straordinario virtuosismo con la massima immediatezza comunicativa..." (Dario Gentili)

04/04/2006

I dipinti dei grandi del jazz di Mauro Angiargiu

26/02/2006

Nuova Gallery con le foro di Giuseppe Arcamone

12/02/2006

McCoy Tyner Trio a Moncalieri Jazz: "Anche se nel corso degli anni Tyner ha leggermente attenuato l'aspetto percussivo del proprio stile, non può prescindere da uno stretto interplay con il batterista..." (Leonardo Schiavone)

24/09/2005

McCoy All Stars all'Estival di Lugano: "La presentazione del gruppo creava di per se' una piccola emozione ed evocava in ognuno dei presenti un senso di nostalgia e di desiderio di rivivere indelebili momenti di grande jazz..." (Bruno Gianquintieri)

13/08/2005

Concerts (Michel Portal – Richard Galliano)

10/08/2005

I Have The Room Above Her (Paul Motian Trio)

20/07/2005

Brad Mehldau a Umbria Jazz 2005: "Ormai non nuovo alle soirées perugine, Brad Mehldau riesce comunque ad incantare il pubblico dell'Umbria Jazz, in qualunque combinazione si presenti, in gruppo o da solo..." (Antonio Terzo)

02/07/2005

Charlap, D'Andrea, Mehldau, Rea, Corea...Il piano jazz in un nuovo spazio di fotografia a cura di Giorgio Alto

07/06/2005

Ruby, My Dear (Richard Galliano New York Trio)

28/05/2005

Independently Blue (Laura Fedele)

15/04/2005

Umbria Jazz Winter: "...è il pianoforte a dominare la manifestazione, come può testimoniare anche l'evento jazzistico più significativo del Festival: i Duets di solo piano del 2 gennaio al teatro Mancinelli, con protagonisti Brad Mehldau e Danilo Rea prima e Martial Solal e Stefano Bollani poi..." (Dario Gentili)

27/12/2004

More Than Ever (Rosario Giuliani)

10/08/2004

McCoy Tyner al Teano Jazz Festival: "...Tyner si conferma maestro del suono modale, riconoscibile per un tocco morbido, vellutato, ma che sa essere anche ispido, pungente...." (Claudio Lombardi)

30/07/2004

The Art of trio Vol. 3 (Songs) (Brad Mehldau)

13/11/2003

Dianne Reeves: "Ha un approccio recitativo al canto, ed esprime con molto vigore ed energia i sentimenti e le sensazioni che i testi le suggeriscono. Osservandola cantare, ho pensato: Una vera Signora del Jazz". (Eva Simontacchi)

10/10/2003

Coltrane - Ballads (John Coltrane)

05/10/2003

Dianne Reeves: "...dagli iniziali vocalizzi, giusto per scaldarsi, si intende già la musica di gran livello che la Reeves si accinge a regalare al pubblico palermitano..." (Antonio Terzo)

20/04/2003

McCoy Tyner al Blue Note. "...è sempre un'emozione ed una bella esperienza vedere simili musicisti a cui la storia del jazz non può non offrire adeguato spazio." (Marco Losavio)

21/11/2002

Dianne Reeves all'Ancona Jazz Festival: Una grande artisca con un imponente carica spirituale e musicale... (Cinzia Eramo).





Video:
Richard Galliano "Tango pour Claude" (special mix soundcheck-concert) - World Music Project 2011
Richard Galliano French Touch Quartet live in Isernia (Italy) @ World Music Project IV Edition - August 12, 2011Richard Galliano (accordeon, accordina...
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Paul Motian Quintet North Sea Jazz festival === Lee Konitz, Joe Lovano, Bill Frisell, Marc Johnson...
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Dianne Reeves @ Jazz in Marciac : Vendredi 3 Aout 2007
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Barron/Mehldau - Billie's Bounce
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Paul Motian Quintet ~ How Deep Is The Ocean
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Broadway Music - How Deep Is the Ocean
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Dianne Reeves-In Your Eyes-Live at Vienne 1999
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Kenny Garrett & Roy Ayers URBAN JUNGLE
Directed by Kaspar Galli. Music Video by CAFE SOUL ALLSTARS feat.:Kenny Garrett & Roy Ayers.Musicians Personnel:Duke Jones,Bobby Lyle,Paulinho Da ...
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Freddie Hubbard - Resolution
This is from the same video as the Blues Minor clip - in Messina, Sicily, 1987 with Elvin Jones, McCoy Tyner, Reggie Workman and Sonny Fortune. Freddi...
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Exit Music (for a film) - Radiohead cover
I hope Brad Mehldau doesn't mind, but I found this on his site and thought it was BRILLIANT, , http://www.bradmehldau.com/...
inserito il 11/05/2006  da truthgone - visualizzazioni: 3471
John Coltrane :: Alabama :: Jazz Casual
The John Coltrane Quartet (John Coltrane, McCoy Tyner, Jimmy Garrison, Elvin Jones) en 1963, el el programa de televisión Jazz Casual, interpreta...
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Data pubblicazione: 26/07/2009

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