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Gezmataz Festival XV Edizione

Bill Frisell Quartet
Genova - 19 luglio 2018
di Andrea Gaggero



Bill Frisell - chitarra elettrica)
Petra Haden - voce)
Thomas Morgan - contrabbasso)
Rudy Royston - batteria)

La chitarra stregonesca di Bill Frisell, la voce di Petra Haden e un meraviglioso team ritmico (Thomas Morgan - Rudy Royston) sono i protagonisti del concerto d'apertura della quindicesima  edizione del festival Gezmataz. Il festival genovese è oggi il maggior festival del capoluogo ligure e l'unico con un cartellone di respiro internazionale. L'Arena del Mare quasi gremita, gli applausi sonori e i due bis richiesti hanno testimoniato la correttezza della scelta.



Formazione e repertorio simili a quelli dell'incisione When I Wish Upon A Star in cui Frisell si confronta, non per la prima volta, con la canzone d'autore, la voce umana e la musica per film. Frisell non è nuovo a suggestioni filmico vocali, e ci ha abituati alla sua bulimia musicale: da Copland a Zorn, da Morricone a Lennon, dal Nashville sound ai Naked City. Apre il concerto la manciniana Moon River che stabilisce da subito le coordinate musicali e stilistiche della serata: una manciata di canzoni, perlopiù celebri leit motiv tratti da film, cantati da Petra Haden in maniera semplice e diretta, quasi didascalica verrebbe da dire. Il tema de Il padrino è inframmezzato da un lungo, energetico e originale interludio di Royston lasciato solo con i mallett, mentre l'esecuzione del meraviglioso tema di C'era una volta il west nulla aggiunge all'originale. Il dialogo con la voce è talvolta serrato e in delicato equilibrio, troppo sovente appare invece sbilanciato a favore di quest'ultima; l'assenza, incomprensibile, del bravissimo e affiatatissimo Eyvind Kang, compagno di viaggio da metà anni Novanta, altera poi ulteriormente l'equilibrio del concerto a favore della Haden. Quando Frisell si concede alcuni brevi spazi in solitaria o in trio, più e meno liberi, la musica improvvisamente acquista profondità, energia, maggior originalità e diversa concentrazione.

Difficilmente sostituibile la presenza di Thomas Morgan altro motore della musica e solista di rara musicalità; ma da metà concerto in poi tutti i brani sono canzoni inesorabilmente rese in maniera diretta da una cantante con buone doti vocali e notevole emissione quanto carente originalità. L'immenso Frisell sceglie così di autoconfinarsi ad un ruolo defilato, di supporto, quasi di gregariato, rinunciando totalmente al contributo compositivo e riducendo drasticamente quello improvvisativo. Qui la sua mano si avverte nella scelta del repertorio, nell'abilità del suo controcanto di costante, irraggiungibile inventiva e varietà. Si rimane però grandemente insoddisfatti per l'eccessivo spazio lasciato alla Haden che si prende quasi tutta la scena cantando due temi da C'era un volta il west, con un tentativo poco riuscito di coinvolgere il pubblico in un coro, il Bowie di Space Oddity e ancora John Barry con i temi di Goldfinger e You Only Live Twice, e When You Wish, dal Pinocchio disneyano, Bacharach con What The World Needs Now e il tradizionale Shenandah bis di chiusa di un concerto che lascia un senso di insoddisfazione per quello che sarebbe potuto essere.







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Data pubblicazione: 11/08/2018

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