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João Lencastre's Communion
What Is This All About?
AUAND (2015)
1. View Over the Palace (Lencastre)
2. The House of Fun (Lencastre)
3. Kubrick (Lencastre)
4. The Game (Lencastre)
5. Opus 39, n.9 (Brahms, arr. Lencastre)
6. What is This all About? (Lencastre)
7. Lucky River (Lencastre)
8. Picture (Lencastre)
9. Alma (Matos)
David Binney - sax soprano
Phil Grenadier - tromba
Jackob Sacks - pianoforte
André Matos - chitarra
Thomas Morgan - contrabbasso
João Lencastre - batteria
Ospiti:
Sara Serpa - voce
Tiago Bettencourt - voce
Ary - modular synth. effects
Benny Lackner - wurlitzer
Auand Records di Marco Valente
via XXIV maggio, 40
70052 Bisceglie (Ba) Italy
tel&fax +39.080.3929215
mobile +39.347.6107026
e-mail:
feedback@auand.com
Ai margini occidentali dell'Europa, lungo le sponte dell'Atlantico,
la scena jazz portoghese conferma la sua recente vitalità, anche grazie al primo
lavoro da leader del batterista lisboneta João Lencastre, che spazia fra jazz d'avanguardia,
jazz classico, rock alternativo, accenni di dance ed elettronica, anche se al fondo
della sua musica resta comunque una forte impronta tradizionale portoghese, e lo
dimostrano i ritmi lenti che caratterizzano ognuna delle tracce, che richiamano
al fado, alle sue atmosfere pensose e nostalgiche.
La contaminazione è comunque alla base di questo caleidoscopico album, avvertibile
anche nel mosaico interno del booklet, concepito come un variegato murales
con fotogrammi cinematografici (uno su tutti da Shining di Kubrick), insegne
pubblicitarie, scorci urbani da tutto il mondo, paesaggi fluviali e marini, animali,
graffiti metropolitani, opere d'arte e bottiglie di birra. Un universo bukowskiano,
nella sua apparentemente caotica varietà, in realtà sintesi delle mille sfumature
dell'esistenza umana.
Un sound caldo, come vento del deserto, avvolge ogni singolo brano, un sound rafforzato
anche dalla presenza del pianoforte, che intesse raffinati fraseggi di gusto classico,
ogni nota scaturisce con circospezione, come una gemma preziosa. Si crea un'atmosfera
sospesa, come l'attesa della pioggia in una giornata afosa, il formarsi di speranze
che la vita potrebbe forse spezzare.
Suona vagamente ironico il titolo di The House of Fun, assegnato a un ballata
meditabonda, una lunga introduzione di contrabbasso appena pizzicato, sulla quale
s'inserisce un delicato tappeto sonoro di percussioni, sax e pianoforte che in breve
segue un ritmo cadenzato dando al brano un carattere vagamente solenne. Un'atmosfera
a metà fra goliardica e drammatica, la stessa che si potrebbe respirare "alle cinque
della sera", appena prima di una corrida. Gli effetti del sintetizzatore, assieme
alla chitarra elettrica, apportano un tocco di interessante contemporaneità, ma
i passaggi classici del sax mantengono il brano ancorato su binari jazz, anche grazie
agli interventi di una tromba spagnoleggiante.
Stanley Kubrick, già citato nel booklet, torna protagonista con la canzone
eponima, incentrata su una frase di sax di ampio respiro, sostenuta da un pianoforte
che insiste su un motivo a tre note, quasi un disturbante ronzio, un ossessiva nota
di bordone di un organo lontano. Un brano epico, che rievoca la foresta pluviale
del Vietnam, i campi di battaglia della Grande Guerra, ma anche - dopo un sorprendete
cambio d'atmosfera grazie a un delicato a solo di pianoforte di gusto classico -,
ambienti raffinati degni di Barry Lindon e Eyes Wide Shut.
Fra i moment migliori dell'album, anche What is This all About?, sintesi
perfetta di classico e moderno; all'introduzione affidata al delicato pianoforte,
si affiancano struggenti fiati e una sommessa chitarra elettrica; uno scorcio del
Portogallo contemporaneo, in bilico fra tradizione e contemporaneità. Ed è questa
l'anima dell'album, un riuscito e suggestivo incastro di brani che sfoderano coinvolgenti
atmosfere dei fiati, accompagnate qua e là da derive dance o rock, mentre Lencastre
resta discretamente in ombra, dettando i tempi dei brani con un attento lavoro alle
percussioni, e rari interventi del ride o del tom tom.
Un album brillante nelle invenzioni compositive, racchiuse in atmosfere intellettualmente
raffinate.
Niccolò Lucarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 18/09/2016
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