"Un'interazione soffusa in cui le sonorità della chitarra elettrica di
John Abercrombie e quelle del violino di Feldman viaggiano in simbiosi,
alternandosi nei ruoli di conduzione e supporto e costituendosi come cellula a se
stante avvolta dai rassicuranti contrappunti del contrabbasso di Thomas Morgan
e arricchita dalle pennellature ritmiche della batteria di Joey Baron".
Può riassumersi così, certamente in un giudizio un po' stringato, ma sostanzialmente
adatto a dare pienamente l'idea di ciò che questa recente produzione ECM ci riserva.
Un ulteriore approfondimento del chitarrista del lavoro intrapreso in precedenza,
sempre in quartetto ma con il prestigioso contributo di Marc Johnson, che
Morgan di certo non fa rimpiangere. Il tutto si dispiega nell'ambito di atmosfere
rilassate grazie alle ingentilite note di chitarra e violino che sembrano intersecarsi
con grande eleganza e nell'altrui riguardo. Naturalmente non vengono meno le basilari
dinamiche jazz che consentono ai componenti del quartetto di prodursi a turno in
pregevoli soli. L'apertura è riservata a Sad Song, una ballata malinconica
dagli umori carezzevoli che trova naturale corrispondenza nel reprise di Wait
Till You See Her, unico brano non originale degli otto inclusi nella selezione,
e che porta l'illustre autografo della coppia Richard Rogers e Lorenz
Hart. Tra le due il quartetto inserisce Line-Up, brano tipicamente jazz
che da la possibilità ad Abercrombie e compagni di liberare energia e di confrontarsi
su territori più stimolanti e meglio definiti. Non ci sono variabili a questa alternanza
di ambiti espressivi almeno fino all'ultima traccia "Chic of Araby" che,
come fa chiaramente intendere il titolo, trasmuta il clima fin qui delineato in
un ipnotico flusso sonoro che emana profumi d'Arabia e d'oriente, con il violino
di Feldman in grande evidenza. Un brano che probabilmente si porta addosso
buona parte del valore dell'intero album.
Giuseppe Mavilla per Jazzitalia
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
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Data pubblicazione: 14/11/2009
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