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Anouar Brahem
Souvenance
ECM (2015)
Cd 1:
1. Improbable Day
2. Ashen Sky
3. Deliverance
4. Souvenance
5. Tunis At Dawn
6. Youssef's Song
Cd 2:
1. January
2. Like A Dream
3. On The Road
4. Kasserine
5. Nouvelle Vague
Anouar Brahem - oud François Couturier - pianoforte Klaus Gesing - clarinetto basso Björn Meyer - basso
Orchestra della Svizzera italiana diretta da Pietro Mianiti
Di questi tempi, per stupirsi con la musica ce ne vuole: l'appiattimento serpeggia
subdolo e sussiegoso. Le eccezioni, per fortuna, ci sono e dal Mediterraneo arrivano
soprese belle e calde; sorprese che mettono sottobraccio le cadenze magrebine con
le temperate note europee. Anouar Brahem padroneggia entrambi questi linguaggi
e il suo oud – al pari di quello di Dahfer Youssef – si intreccia con il forbito
vocabolario classico-contemporaneo del francese François Couturier e di una
sezione ritmica capace di sviluppare quel senso di basso ostinato sul quale costruire
castelli imprendibili ai più. Il clarinetto basso di Gesing, possente e al contempo
velato, che fa coppia con le pulsazioni di Meyer eccellente nel rimarcare le strutture
rese ariose dall'orchestra della Svizzera italiana diretta da Pietro Mianiti.
Era da circa sei anni che la musica di Brahem non si ascoltava su disco: e questo
la dice lunga della perizia del compositore tunisino. Un silenzio che ha dato buoni
frutti, tanto da riempire ben due cd e da impegnare il migliore ingegnere del suono
in circolazione non solo in Europa: Stefano Amerio, qui coadiuvato da Michael Rast
della Radio Svizzera Italiana. Il risultato non poteva essere che dei migliori,
tale da mettere in piena luce la poetica del oudista tunisino e la sua rara capacità
a immergersi in suoni, musiche e timbri che piovono da ogni dove: Ashen Sky
fluttua intorno a un ostinato sul quale si intarsiano le corde dell'oud e il caldo
ruggito del clarinetto. Deliverance appacifica gli stilemi della classica
con l'improvvisazione veemente e le carezze medio-orientali. Un copione che si ripete,
senza essere ripetitivo: anzi, qui la noia è bandita, perché ogni nota, ogni accordo
lascia scoprire nuovi mondi. Brahem tocca le corde con maestria, così da rendere
danzabile ogni nota.
Lascia il segno questo disco. Per la gentilezza con cui si sovrappongono gli strumenti,
lasciando aria e campo a ognuno, e la musica respira a pieni polmoni con sfrontata
immediatezza. Un canto che porta con sé tradizioni millenarie pronte a costruire
ponti verso il futuro, che vede mano nella mano l'Europa con il Medio-Oriente. Un
immagine che, però, sembra lontana a venire: tenuta a bada dai pregiudizi e dall'odio.
Sentimenti che almeno nella musica non albergano.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 13/07/2015
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