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Stefano Battaglia
Pelagos
ECM (2018)
CD I:
1. Destino
2. Pelagos
3. Migralia
4. Lamma Bada Yatathanna
5. Processional
6. Halap
7. Dogon
8. Life
CD II:
1. Lampedusa
2. Hora Mundi
3. Lamma Bada Yatahanna (var.)
4. Exilium
5. Migration Mantra
6. Horgos e Roszke
7. Ufratu
8. Heron
9. Brenner toccata
Stefano Battaglia - pianoforte; pianoforte preparato
Forse in controtendenza politico-sociologica-culturale, il solipsistico
lavoro di Stefano Battaglia. E sì, perché già dando una scorsa ai titoli, qui si
parla di migrazioni, di esilio, di destino, di Lampedusa, del mare, dell'Ungheria:
insomma, si va incontro all'eresia, di questi tempi. Però, sostituiamo qualche lettera
e, nella quasi allitterazione, alla politica fa da contraltare la poetica del pianista
e compositore milanese; una poetica che si sprigiona in due cd registrati nell'ambito
della rassegna Piano Jazz di Sacile nel 2016 (due differenti sedute).
Il viaggio di Battaglia ha il passo sicuro, di colui il quale
sa sempre perfettamente dove andare, anche quando naviga in alto mare. Ogni passaggio
lascia le tracce di un pianismo calato perfettamente nel contesto europeo, ricco
di fioriture classiche e di immortali passaggi. L'ingegno di Battaglia lo porta
a creare anche figurazioni di particolare intensità emozionale, come le campane
ricordate dall'incedere ritmico direttamente sulle corde dei registri bassi
in "Destino". Note sospese, bolle agogiche che si librano nell'aria, l'eco
rilasciato dalle corde evocatrice di onde, incastri armonici e intervalli inaspettati,
la fanno da padrone nel brano eponimo. Dialoghi - procellosi – tra la mano destra
e la sinistra disegnano architetture ritmico-armoniche sostenute dal crescendo del
volume sonoro in "Migralia". Battaglia non lascia nulla al caso, perché non
appiccica titoli a brani a casaccio, ma li tiene legati a doppio filo, rivelando
una narrazione ben delineata. Come nell'incedere "martellante" di "Processional",
con il piano preparato alla perfezione, o nell'acquarello melodico che rammenta
le tradizioni musicali mediorientali-caucasiche dipinto in "Halap"; o in
quelle più rarefatte, cantabili di "Life".
La seconda parte si apre con "Lampedusa", sospesa tra note e grappoli di
note che lasciano intravedere una luce. "Hora mundi" è una piccola e preziosa
perla di musica contemporanea, con il piano preparato che arzigogola accordi, suoni
e sonorità metallicamente polpose. Il dramma dell'esilio ("Exilium") è raccontato
con la giusta gravità dei registri bassi in evidenza che contrappuntano la chiarezza
espositiva del tema di quelli alti. Evocativo, luminoso ed epico è "Migration
Mantra" con i chorus ostinati iniziali che dispiegano una melodia senza tempo
e senza nazione. Battaglia attinge al vocabolario del Mediterraneo e non solo:
" Ufratu" è romanticamente impostata à guisa di un madrigale. "Heron",
invece, dispiega ancora una volta la virulenza ritmica del pianoforte preparato,
prima di cedere le armi alle ieratiche e aspre note della conclusiva " Brenner
toccata". Un album di indubbia bellezza per il contenuto artistico, per quello
interpretativo e per tutti i risvolti culturali-ideologici che implica.
Consigliato a chi volesse riflettere su ciò che nel mondo sta accadendo, senza sentire
le urla dei social-network, dei politici, dei politicanti e dei media, ma facendo
i conti solo con la propria coscienza.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 28/10/2018
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