Il nuovo disco di
Gianluigi
Trovesi in trio con Umberto Petrin e Fulvio Maras
Vaghissimo ritratto è una galleria d'arte.
I tre musicisti arredano undici differenti stanze attraverso le quali
compiere la propria visita di ascoltatore. Le stanze (quasi dei sovratitoli ai singoli
brani) hanno uno o due ritratti del medesimo soggetto; l'osservatore-ascoltatore
è sottoposto ad una duplice attenzione: sia per i singoli brani-quadri, sia per
l'ambiente-stanza nel suo complesso, quasi si assistesse a una piccola suite. Asse
portante dell'intera mostra è la musica interpretata, omaggiata, improvvisata, accennata
del compositore Alfredo Piatti (Bergamo 1822-1901): a lui sono infatti dedicate
ben cinque stanze con ritratti. Il viaggio nella musica di Piatti è per i clarinetti
di Trovesi
una ricerca: si parte dal Primo e Secondo apparir
dei primi due ritratti, composizioni firmate da tutti e tre i musicisti, a esecuzioni
di brani dello stesso compositore bergamasco come The lover's
appeal, per concludere, così come si era partiti, con la sensazione struggente
e delicatissima che porta ad un Vaghissimo Ritratto.
Il verso poetico che dà il titolo a questa ultima traccia e al lungo disco
prodotto da ECM nei primi mesi del 2007 è tratto
da un testo del compositore del sedicesimo secolo Palestrina e sintetizza
l'intero lavoro di ricerca musicale e non più visiva di
Trovesi,
Petrin e Maras. I ritratti si susseguono presentando personaggi diversi
che hanno espressioni e volti marcatamente distanti tra loro e va sottolineato come
la costruzione delle singole composizione sia profondamente varia, così come l'improvvisazione,
che è spesso "corale". Le stanze dedicate al Piatti sono intervallate anche da figure
contemporanee come Amsterdam di Jacques Brel
e la bellissima Angela di Luigi Tenco.
Nella forma canzone il dialogo tra Petrin e
Trovesi
si fa melodicamente intenso, ma molto diretto volto a esplicitare il canto, la parola
evocata e non detta dei testi di questi brani. La galleria di
Gianluigi
Trovesi si completa così di volti femminili, Angela è infatti
il ritratto di donna scelta dai musicisti e di luoghi, di spazi aperti che distendono
i caratteri del "vaghissimo" ricercare elaborato nell'intero disco. Il jazz è il
carattere biografico che unisce i tre musicisti, ma non è l'intento e neppure lo
sfondo di questo analitico lavoro. Naturalmente l'identificativo aspetto dell'improvvisazione
attraversa le composizione e le percussione di Fulvio Maras e il pianoforte
di Petrin creano, partendo da particolari sempre differenti come è nel disegno
e nella pittura di ritratti quando si osserva una mostra di diversi autori, strutture
su cui si inseriscono gli assoli dei colori dei clarinetti di
Trovesi.
L'osservazione e l'ascolto delle forme – su tutte la rotondità delle note
di Trovesi nei Grappoli Orfici - dei
volti, delle composizioni che allestiscono le eterogenee stanze di Vaghissimo
Ritratto sono supportate da chiarificanti didascalie: non solo i poetici titoli
scelti, ma anche le complete analisi delle note di copertina di Steve Lake
così come dalle citazioni riportate dei testi di Palestrina. In questo confluire
di ascolto e osservazione, accanto all'interrogarsi del protagonista del testo di
Palestrina:
Da così dotta man sei stato fatto
Vaghissimo ritratto
Che io non saprei ridir se viva sei
O se fai dolce inganni agli occhi miei.
le parole di Angela di Luigi Tenco ci mostrano il peso dello
sguardo ricevuto, quando cambia l'osservatore, quando il soggetto è un altro e la
situazione muta lasciando la stessa "vaghezza": ma tu stasera invece di piangere,
guardi il mio viso in un modo strano, come se fosse ormai lontano, aprendo in
questo modo alla relazione ascoltatore-musicista.
Alessandro Armando per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 15/09/2007
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